6 giorni per l’Ovest di Creta, un itinerario

Pubblicato il 3 Gennaio 2016

Scritto da Eleonora

Tanti mi chiedono se consiglierei o meno di visitare Creta. Certamente consiglierei di esplorare per bene l’Ovest di Creta, ma forse non in estate, sia per il caldo soffocante sia per le orde di turisti che affollano i villaggi lungo la costa nord e che intasano siti archeologici, musei, spiagge e sentieri montani. Io ci sono stata in aprile: il paesaggio selvaggio tutto per noi, le acque cristalline, le montagne innevate e il primo tepore quasi estivo mi hanno definitivamente stregata…

Creta occidentale sa essere estremamente selvaggia e autentica, come se niente fosse cambiato nei millenni. Basta sapere dove andare.

Buona lettura e a presto!

Itinerario di 6 giorni nell’Ovest di Creta

Andata: Milano Bergamo – Chanià con Ryanair
Ritorno: Heràklion – Milano MXP con easyJet
Notti: Chanià, Kissamos (x2), ancora Chanià, Heraklion.
Affitto macchina: da Faber Rentals, il più economico che abbiamo trovato. Vi consiglio di dare un’occhiata anche a DiscoverCars, con cui potete noleggiare macchine e con cui sono affiliata. Prendere i pullman KTEL sarebbe costato molto di più: le distanze a Creta sono spesso non trascurabili e i tempi di percorrenza pure. L’entroterra selvaggio di Creta inoltre vale da solo il noleggio di un’auto.

Giorno 1. Chanià

Arrivate di sera all’aeroporto di Chanià, sulla penisola di Akrotiri, fremendo dall’attesa ci siamo lanciate all’esplorazione notturna di questa piccola città, che ogni dominazione straniera ha cambiato a suo modo, aggiungendo moschee, minareti, caravanserragli, veneziane, campanili, stucchi colorati.

Non limitatevi a esplorare il centro, ma spingetevi anche nelle periferie, scalcinate e un po’ tragiche, piene di edifici abbandonati e di chiese solenni tutte addobbate per la Pasqua, di piazzette all’ombra di immensi platani, che vi riempiranno il cuore con le scoperte che farete. Per fare la camminata fino al faro, da cui si ha una vista complessiva della città quasi dal mare, con tanto di montagne innevate (!) annesse sullo sfondo, si impiega un’oretta complessiva. Vale decisamente la pena.

Giorno 2. La penisola di Akrotiri

Il pomeriggio del secondo giorno abbiamo affittato un pandino e siamo andate ad esplorare i monasteri della penisola di Akrotiri: quello più affascinante è sicuramente Moni Agias Triados ton Tzagkarolon, detto anche più semplicemente Agia Triada, un complesso tra i più grandi e curati dell’Ovest di Creta, avvolto nel silenzio più totale degli uliveti e pieno di vasi in fiore e aranci, palme, piante esotiche. Ingresso gratuito.

Il terzo giorno siamo partite alla volta di Kissamos, il paesino dormitorio più ridente dell’isola. C’è da dire che la costa nord, pianeggiante, protetta dai venti e percorsa da una nuovissima autostrada, è un continuo susseguirsi di albergoni orrendi e villaggi con piscina. Evitatela o, come abbiamo fatto noi, approfittate delle offerte di alcuni alberghetti in bassa stagione per sfruttare questo crocicchio deprimente come base.

Giorno 3. Balos, la spiaggia più mozzafiato dell’Ovest

L’unico modo per raggiungere Balos, il grande scoglio gettato in mare da Zeus a poche decine di metri dalla penisola di Gramvousa, e ad essa collegato da una lingua sottilissima di sabbia bianca, è percorrere uno sterrato a picco sul mare.

Dal parcheggio in cima alla penisola di Gramvousa non si vede nulla, un picco di roccia copre la vista. Scendiamo in un vento fortissimo e freddo quando, svoltato l’angolo del picco, eccola lì, incredibile e selvaggia, di una potenza emotiva incalcolabile. Il vento spazza via ogni parola non necessaria. Ad oggi, non riesco a immaginarmi un paradiso migliore.

Veniamo via in tempo per vedere il tramonto dalle coste frastagliate di Falàsarna, sito di antichi palazzi e templi minoici oggi circondati dagli uliveti. Gli scogli al largo dell’estremo Ovest di Creta diventano viola…

Giorno 4. Verso la spiaggia di Elafonissi, a Sud-Ovest

Elafonissi Creta

Dormiamo una seconda notte a Kissamos, e il giorno dopo ci svegliamo presto per andare a vedere la leggendaria spiaggia di Elafonissi, tra le più sensazionali dell’Ovest di Creta e di tutta la Grecia. Tanto per cambiare ci perdiamo nelle montagne dell’entroterra, tra i vigneti. Chiediamo le indicazioni in greco stentatissimo per Topolia, la città più grande sulla strada principale, a dei contadini fermi al ciglio della strada.

– Anglikà?
– όχι, όχι! αγγλικά only business! Mόνο ελληνικά. (no, no, inglese “only business”! Solo greco)
– που Τοπόλια είναι? (dove essere Topolia?)
– (lunga e praticamente incomprensibile spiegazione in greco). Mi chiede se ho capito.
– μικρό. (lett. piccolo, ma non sapevo come dire “poco”…)

Ripete per altre due volte, ma non capiamo niente. Esasperato, bestemmia un po’ e poi apre la portiera dei posti dietro, si mette nel sedile in mezzo e, con un chiaro gesto della mano che indica il davanti, dice: κατά!

Mi improvviso traduttrice (inventando ampiamente), interpretando svolte, prosegui dritto, gira a destra e così via. Alla fine ci porta, dopo mille sentierini in collina, sulla strada principale.

Prima di scendere, si presenta.
– Egò Raphael ime. ως άγγελος ευαγγελικός, come l’Angelo del Vangelo.
Egò Eleonora ime kai i fili mou ine Valentina. (io sono Eleonora e la mia amica è Valentina)
– Aaaaah, Valentina, Valentina russkij! (associazione con qualche tennista/modella/pornostar russa…?)

Ci dà le ultime indicazioni: – μεγάλη μεγάλη ταβέλλα! (megali megali tavella, un grande grande cartello!). Proseguiamo lungo una bella strada asfaltata che costeggia una specie di canyon, sotto una pioggia torrenziale. Prendiamo una deviazione per accorciare la strada e, ovviamente, ci perdiamo di nuovo.
Finiamo in piccole stradine di montagna avvolte dalla nebbia e da un freddo pungente, finché la strada non diventa sterrata e pietrosa. Questa, però, sembra davvero off limits. Con la pioggia, poi. Non ci resta che tornare indietro. Anche un vecchio pastore ci dice che è poco agibile e, vedendo il pandino, ride di gusto…

Fermandoci per fare questa foto a fianco della strada, ci impantaniamo in della melma fresca… centimetri e centimetri di fango attaccati alla suola delle scarpe, pantaloni sporchissimi, macchina mezza impantanata. Un disastro e una quantità di imprecazioni che non siamo riuscite a calcolare.
Per fortuna il meteo cretese, in primavera, è molto variabile.

Arriviamo a Elafonissi, dopo una sosta al monastero femminile di Chrysoskalitissa, infestato dai gatti, che la pioggia è finita e sta per spuntare un sole magnifico.

La spiaggia ha una fisionomia simile a quella di Balos: un isolotto collegato alla terra da una striscia di sabbia bianca e rosata. Inutile spendere parole sull’acqua cristallina… Grande differenza: a Elafonissi arriva la strada asfaltata che termina in un immenso parcheggio per pullman, e in media ed alta stagione è praticamente impossibile trovare una caletta appartata, nonostante la spiaggia sia davvero grande.

Ci scappa il secondo tuffo, nonostante il vento gelido; ma è pur sempre mar libico, questo…

Chanià, di nuovo

Al tramonto, torniamo di nuovo a Chanià, trovando una stanza vicino al porto. Proprio di fronte a noi c’è una chiesa in cui sono in corso le cerimonie per il venerdì santo della pasqua ortodossa.

Centinaia di donne vestite di nero si accalcano al portale della chiesa per ascoltare i pope che intonano cantilene infinite in greco antico, mentre la folla si avvicina a baciare la statua di Cristo e ad accendere delle piccole candele da tenere in mano. Mi spingono dentro, Vale rimane fuori. Cerco di uscire ma non c’è verso: ho paura di farmi bruciare dalle candele e la folla continua a pressare in avanti.

La processione mi trascina davanti al Cristo morto, circondato da fiori e protetto dalle cappe nere dei pope che non smettono di cantare, presi da un’estasi quasi mistica, mentre il popolo in lutto mormora preghiere in una lingua che non comprende, mentre i pope si nascondono dietro il muro d’oro dell’iconostasi…

Il mattino dopo, prima di prendere il pullman per Rethimno, visitiamo le parti restanti di Chanià: la moschea dei Giannizzeri (i cristiani convertiti che costituivano la guardia personale del califfo), stranissima e oggi adibita a centro espositivo, però praticamente sempre chiusa, i quartieri occcidentali attorno all’immensa fortezza veneziana abbandonata.

Giorno 5. Sosta a Rethimno

Rethimno è una cittadina molto viva, terza città di Creta, sorta su un antico porto veneziano, ai piedi di una grande fortezza rimaneggiata poi dai turchi. Per via della Pasqua ortodossa tutto era addobbato da candele decorate e coloratissime! Nelle panetterie facevano anche dei pani dolci bellissimi a forma di animali, probabilmente con lo stesso impasto della torta pasqualina (quella con l’uovo rosso dentro!). Noi ci siamo state giusto il tempo di fare un giretto per i vicoli e dentro le mura, poi ci aspettava il secondo pullman per la tappa finale, Heraklion.

Giorno 5. Heraklion, la chiassosa capitale

Arriviamo ad Heraklion alla sera, senza un posto dove dormire. Vaghiamo un po’ per le strade di un enorme agglomerato urbano di quella che, adesso sì, sembra davvero una delle regioni più popolose della Grecia. Macchine e motorini ovunque, marciapiedi sconnessi, completa assenza di un progetto urbanistico, case, case, case e ancora case.

Il giorno dopo avevamo il volo alla sera, ma siamo riuscite a visitare sia il sito di Cnosso sia il museo archeologico di Heraklion, completamente rinnovato e ricchissimo.

Cnosso invece è stata un po’ una delusione. Perdonatemi la brutalità, ma sono quattro pietre sparse in un’area nemmeno troppo grande, con targhe slavate dagli anni in inglese shakespeariano oppure in greco, completamente inutili.

Gli affreschi sono stati tutti staccati e portati al museo archeologico e così pure gli oggetti rinvenuti. Paradossalmente la parte più interessante del sito è la ricostruzione di una parte del Palazzo basata sull’idea che l’archeologo Evans si era fatto del posto: almeno dà un’idea di cosa doveva essere.

Il Museo Archeologico di Heraklion invece merita assolutamente. Quando siamo andate noi un’ala era ancora in ristrutturazione e non tutto era visibile, ma gli affreschi di Cnosso, restaurati e applicati su uno sfondo che riproduceva quello che si ipotizza fosse effettivamente il disegno originale, sono semplicemente emozionanti.

Se siete indecisi tra il museo e il sito di Cnosso, assediato da bancarelle che vendono orridi souvenir e magliette con scritte in finto greco, scegliete il primo, davvero. Non ne rimarrete delusi.

Quindi vale la pena visitare Creta?

In definitiva sì, consiglierei Creta, ma con molta attenzione. Chi fa base nella zona di Heraklion torna a casa molto deluso: effettivamente è più una città residenziale e amministrativa che un paesino da vacanza. Essendo un’isola greca tendiamo ad assimilare Creta ai piccoli paradisi sperduti nelle Cicladi, nel Dodecaneso e così via, ma ci dimentichiamo che ospita più di 623.000 persone che non lavorano solo nel settore turistico. È normale, quindi, trovare spesso poca poesia. Ma non è forse anche qui, un po’ di bello? Vedere un po’ di vero.

L’Ovest di Creta è senza dubbio una delle regioni più selvagge e adatte all’avventura: io consiglierei soprattutto di esplorare le meravigliose montagne dell’entroterra (scommetto che pochi di voi hanno visto montagne oltre i 2.000m, in Europa, al 35° parallelo! Il più alto è il boscoso monte Ida, 2456m, su cui è nato Zeus) e di scoprire piccole baie oltre a Balos nella penisola di Gramvousa, facendo delle escursioni, e intorno a Falàsarna: non ve ne pentirete!

Come guida di Creta vi consiglio di comprare la Routard, che è molto più simpatica, precisa e di spessore rispetto alla Lonely Planet. La trovate facilmente su Amazon. Se pensate di girarla in macchina, non dimenticatevi di scaricare delle mappe offline (MapsMe oppure OsmAnd) o di acquistare una buona mappa cartacea dell’isola.

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