Quattro compari, un giorno, decidono che faranno un viaggio in Caucaso di 19 giorni. Così, semplicemente, finiscono a fare autostop in Georgia, dormendo in tenda e CouchSurfing: MamaAfrika, Honey, Grampasso e PrinceOfPersia.
Tenetevi forte, perché con questa storia c’è da tremare eccome…
Buona lettura!
Storie di autostop in Georgia, nel Caucaso Minore
Khulo, Georgia, 2125m d’altezza. (Rido ancora adesso. Sì, ho dei problemi)
Confine con la Turchia. Temporali boiacane, tipicamente caucasici, freddo polare istantaneo, catene montuose possenti e spaventose, villaggi isolati e deliziosamente rurali e qualche minareto in legno a segnare che il confine islam-ortodossia non è poi così preciso come sulle carte geografiche.
Ma torniamo indietro. Batumi, i casinò sul mare, le luci fluo, i grattacieli. La direzione è Armenia – sempre ad ovest. Fare autostop in Georgia è facile, facilissimo, ma nelle città è comunque sempre una perdita di tempo. Due fratelli di una macchina ci pagano la corsa di una marshrutka fino a Keda: si va. Nel pulmino collassiamo istantaneamente, e veniamo svegliati solo dagli insulti in russo dell’autista che, a Keda, ci urla di scendere.
Fingiamo chi di dormire, chi di non capire, chi di non sentire. Poi Honey gli avanza un timido “dai, no… dai, no… dai…”. Cuore georgiano sciolto: la corsa è gratis fino a Khulo! Tragiche battute.
Ci viene offerto un autostop subito giù dal bus: e, dato che l’alternativa sono la polvere e le mosche, accettiamo volentieri.
I due ragazzi sono degli schizzati totali. Lev ci dice di aver appena perso 15.000€ giocando a Batumi, la città-casinò più grande della Georgia, e hanno un macchinone che ne vale il doppio. Uno è una specie di troll di montagna semi analfabeta, l’altro un finto tonto che in un modo o nell’altro (benzina, monete etc.) ci ruba praticamente tutti i soldi che avevamo (circa 20€ in 4, l’equivalente di 80€ in Italia come capacità d’acquisto).
Siamo ad altezze impressionanti, persi in mezzo alle montagne verdi immense, e l’unico strumento per avvicinarci all’Armenia sono questi due individui, che ci sbronzano di birra e vino a stomaco vuoto e ci costringono a suonare l’ukulele e cantare per poter proseguire il viaggio. Insomma: quando fai autostop in Georgia devi calcolare anche questo. Siamo digiuni dalla sera prima e non abbiamo tempo né soldi rimasti per mangiare: nessuna banca nel giro (probabilmente) di un centinaio di km e molte ore di viaggio. Costretti e un po’ disperati, con la fretta di arrivare in Armenia, seguiamo questi due fulminati fino ad Akhaltsikhe.
Scende il buio e siamo fermi a una pompa di benzina, Lev e il suo amico se ne tornano indietro con le nostre monetine di euro – che mai se ne faranno?
Bloccando le auto in mezzo alle strade buie nei boschi, agitando le braccia abbagliati dai fari, troviamo (di nuovo!), due militari georgiani che ci tirano su e ci portano a Vardzia, un’impressionante città rupestre medievale scavata in cunicoli dentro una parete di roccia.
Per festeggiare la nostra neo amicizia vanno a “fare la spesa”: in un russo stentato cerchiamo di fargli capire che abbiamo fame e non sete. Niente. Questi tornano con una (singola) forma di pane, una mini-salsiccia frullata e compressa* (in 6) e infiniti litri di vino, birra e chacha georgiano (un toccasana da 80°). Il tutto ovviamente mischiato bovinamente e con molta allegria.
*adesso che vivo in Russia ho scoperto che quell’abominio culinario si chiama kolbasà
Brindisi rituali da dieci minuti l’uno, benedizioni, inni, danze nel letto di un fiume con uno dei due che si chiamava SasaSasadze e che aveva studiato “bisniès” (business). E questo è tutto quello che sappiamo di lui. L’altro aveva appena finito di farsi sei mesi in Siria ed era giusto giusto di ritorno a casa. Insomma, una coppia formidabile.
Mentre MamaAfrika e PrinceOfPersia sprofondano nei fumi dell’alcol, io e Honey, che per non offendere le sacre tradizioni alcoliche fingevamo di bere benzina 80° in realtà rovesciando ogni bicchiere per terra o nascondendolo pieno dietro la schiena, cerchiamo di far capire all’amico di SasaSasadze (che mi ha chiamata alternatamente per tutta la sera Elieanòra, Elieanòra oppure dievushkaaa, dievushkaaa) che è giunta l’ora della nanna e di intonare la canzone dell’addio. Niente.
SasaSasadze chiede un ultimo brindisi.
Mama Afrika, in preda a possedimento divino, si risveglia dal dormiveglia e si candida a leader del brindisi. Tra parole confuse, urla, deliri vari e incomprensioni, se ne esce con un bicchiere mezzo rovesciato di intrugli sguainato verso i georgiani, urlando “In Italy we say… STUPROOOO!”.
Al che i georgiani ribattono gasatissimi e infervorati il nuovo brindisi italiano “STUPROOOOOO!”, ridendo come pazzi.
Bene. Ai posteri l’ardua sentenza sul cosa diavolo avesse in testa MamaAfrika in quel momento.
Fatto sta che tra risate malvagie, inquietudini e assurdità generale, alla fine siamo sprofondati nel sonno nelle nostre tende e ci siamo svegliati ancora sbronzi al mattino. Insomma, cose per veri duri e hangover a prova di georgiani.
Questa è stata indubbiamente tra le giornate più allucinanti della mia vita (e quali sono state le vostre? Dai raccontatemi!)
Felice di essere ancora viva a ridere di queste boiate con voi.
Mi trovi come sempre soprattutto su Instagram.
Abbracci e bbaci,
Ele
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