Dopo la guida su cosa vedere a Tbilisi in due giorni, con un giro più classico dei quartieri storici della capitale georgiana, è finalmente arrivato il momento di qualche mosaico e dell’architettura modernista sovietica di Tbilisi, erroneamente definita architettura brutalista.
L’articolo è un po’ più carico del solito perché è da anni che mi chiedo se scriverlo o no. Vi tocca però anche un po’ di contestualizzazione.
Il modernismo sovietico è la rivoluzione architettonica moderna avviata da Nikita Khrushchev a metà degli anni ’50: una brusca virata di contenuto e stile dagli eccessi barocchi dell’era staliniana. Un anno e mezzo dopo la morte di Stalin, nel dicembre del 1954 Khrushchev fa un discorso pubblico estremamente incisivo che cambierà per sempre la vita quotidiana di ogni singola persona in Unione Sovietica:
«[…] dobbiamo seguire la strada più progressista – la strada dell’uso delle strutture e parti in cemento armato prefabbricato».
Ne abbiamo parlato più nel dettaglio nella seconda puntata di Cemento podcast, Viaggi brutali.
Questa rivoluzione del cemento nell’architettura sovietica inizierà dal quartiere residenziale-pilota di Mosca Cheremushki e raggiungerà anche i villaggi più sperduti di tutte le repubbliche dell’Unione Sovietica: dai paesi Baltici, da poco nell’Unione, all’Asia Centrale con le sue capitali da ricostruire dopo devastanti terremoti, fino alla Siberia e ovviamente al Caucaso. È l’era della modernità: sboccia il modernismo sovietico.
Anche Tbilisi quindi ha avuto i suoi gioiellini architettonici modernismo, sia in termini di interi quartieri costruiti con la nuova tecnologia dei panelki prefabbricati, come Saburtalo, sia grandi edifici pubblici dalle forme indimenticabili, come il Ministero della costruzione stradale o dei trasporti, fino a grandi opere ingegneristiche – come le due linee della metro di Tbilisi, le prime in URSS ad abbandonare gli stucchi e i lampadari staliniani per la sobrietà.
Gli architetti degli edifici sovietici di Tbilisi erano, tra l’altro, quasi sempre georgiani: nelle loro costruzioni ritornano spesso omaggi e ispirazioni all’architettura popolare georgiana. Sovietico non significa russo e quest’architettura è tutt’altro che russa. A molte persone questa distinzione purtroppo non è chiara, i mosaici e le architetture sovietiche in Georgia sono spesso abbandonati, demonizzati o addirittura distrutti anziché conservati e contestualizzati. C’è per fortuna qualche bella eccezione.
Grazie a Nikita, che mi ha insegnato tantissimo.
Buona lettura!
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Architettura modernista a Tbilisi: 10 edifici e luoghi da visitare
1. Ministero della costruzione stradale, «Bank of Georgia headquarters»
Se avete poco tempo per visitare altri edifici sovietici a Tbilisi, allora scegliete senza ombra di dubbio un giro sotto i diciassette piani di bracci orizzontali e verticali dell’ex ministero della costruzione stradale o dei trasporti, oggi Bank of Georgia.
È l’edificio sovietico di Tbilisi più iconico, firmato dal team di architetti guidato dal geniale Giorgi Chakhava: Temur Tkhilava, Zurab Jalagania e Aleksander Kimberg. Il Ministero dei Trasporti è il fiore all’occhiello dell’architettura sovietica del Disgelo khrushcheviano, in Georgia un po’ più libera e geniale che altrove. Con un impatto sul terreno minimo, l’edificio si ispira alla struttura di un albero che poggia su due pilastri soltanto e quindi consumando pochissimo suolo: si adagia alla pendenza naturale della riva sinistra del fiume Kura senza modificarla. Proprio come casotti in legno intagliati a mano e sospesi su pilastri, appoggiati ai versanti scoscesi delle montagne dell’Agiara e della Guria, dove i georgiani di montagna seccano le foglie di tabacco, le pannocchie per gli animali o le nocciole.
Dal 1974 capolavoro di Chakhava, che gli vinse diverse onorificenze e nuovi appalti in altre repubbliche dell’URSS e all’estero, è caduto in abbandono con la dissoluzione dell’URSS ma è stato recuperato (e fortunatamente non scempiato da ristrutturazioni scriteriate, a parte il discutibile color beige di cui è stato ridipinto) dalla Banca della Georgia, che ne ha fatto il suo quartier generale. Un buon esempio di architettura modernista a Tbilisi rimesso a nuovo con un criterio e non distrutto o rovinato.
2. Complesso residenziale con ponti sospesi della Nutsubidze Plateau I Micro, «Tbilisi skybridges»
Sempre degli anni 1974-1976 sono i cosiddetti Sky bridges dell’area Nutsubidze di Saburtalo. Così come Chakhava, anche gli architetti Kalandarishvili e Potskhitshvili hanno sviluppato un sistema di grattacieli prefabbricati che fungono anche da palazzo-ascensore pubblico, adagiati alla collina senza sbancarla o modificarla. Chiunque abiti nelle case più in alto del quartiere e non necessariamente nello stesso edificio può utilizzare l’ascensore condominiale per evitare un notevole dislivello. Oltre ai ponti, tanto arrugginiti quanto geniali e cyberpunk, sono interessanti anche sagome tondeggianti dei balconi, in cemento e in legno (!): un tributo modernista ai balconi in legno intagliati di Tbilisi. Molti di questi sono stati chiusi alla bell’e meglio per ampliare gli appartamenti nei selvaggi anni ’90 e oggi si è un po’ perso il gioco di sbalzi e volumi originario, ma il fascino decadente è più forte che mai.
I palazzi della Nutsubidze Plateau sono i miei edifici sovietici di Tbilisi preferiti. Sono purtroppo diventati un’attrazione abbastanza popolare e sempre più spesso si incontrano persone che pensano che sia una buona idea renderli set fotografico per shooting personali: sono condomini abitati da persone normali che non hanno alcun piacere ad avere l’ascensore intasato da turisti che fanno su e giù, o i ponti intralciati chi crede che ogni luogo del mondo sia il suo parco giochi. Visitateli per piacere con il massimo rispetto, senza fare schiamazzi e senza dare fastidio a nessuno.
Anche se in questo caso si sente parlare di esempio di architettura brutalista a Tbilisi, l’Unione Sovietica non ebbe mai a che fare con il movimento architettonico brutalista, anche se gli architetti ne erano senz’altro a conoscenza. L’uso del cemento e l’onestà e trasparenza nell’uso dei materiali era dettato da reale necessità pratica e dalla volontà di ricostruire il Paese dopo la guerra.
3. Palazzo dei Rituali, «Wedding palace»
L’architettura sovietica a Tbilisi vanta un altro capolavoro (1982-1985) firmato dall’eccentrico Viktor Jorbenadze e da Vazha Orbeladze. Difeso e voluto nientepopodimeno che da Eduard Shevardnadze in persona, all’epoca segretario del Partito comunista georgiano e successivamente Ministro degli Esteri dell’URSS, il palazzo dei rituali, detto anche «palazzo dei matrimoni» è un tributo a stili architettonici diversissimi, rimanda palesemente a una chiesa (con un vero e proprio campanile, vetrate, affreschi) ma è anche intriso di simbolismo al limite dell’inaccettabile per quei tempi. Ispiratosi ai disegni anatomici di sua madre, una famosa ginecologa, Jorbenadze creò una torre dalla forma palesemente fallica che si fonde in due spirali che si avvitano su se stesse: la planimetria, se vista dall’alto, ricorda quella di un utero.
Oggi è proprietà di un oligarca georgiano che, contrariamente a quanto avvenuto a molte altre strutture per altrove in Georgia, non ha distrutto né devastato l’edificio, lasciandolo pressoché intatto.
Un esempio più unico che raro di architettura sovietica a Tbilisi da non perdere, specie se siete diretti in Kakheti o se dovete passare da Ortachala (vedi più in basso) a prendere una marshrutka.
4. Cronache della Georgia
Il controverso scultore georgiano naturalizzato russo Zurab Tsereteli ha abbandonato nel 1990 questo mastodontico progetto incompiuto in cima a una collina che domina da un lato i sobborghi di Tbilisi nord e dall’altro il placido «mare di Tbilisi», una riserva d’acqua artificiale alle spalle della città. Colonne di 35 metri rivestite di bassorilievi alternano le austere figure di sovrane, sovrani ed eroi della Georgia medievale con scene del Nuovo Testamento, probabilmente in buona parte già postsovietiche, che di anno in anno vengono spostate qui e lì o aggiunte a tappare i buchi. All’ingresso del complesso, un bassorilievo a forma di pergamena celebra la disseminazione millenaria della cristianità in Caucaso.
Monumento controverso e sicuramente la meno prevedibile delle architetture sovietiche a Tbilisi, tramutata in epoca più recenti in un luogo a metà tra il turistico e la venerazione nazional-religiosa.
5. Ex museo di archeologia e monumento a Santa Nino
Un altro bell’esempio di architettura modernista a Tbilisi è l’ex museo di archeologia, ora abbandonato ma custodito da una guardia, in quanto l’archivio non è mai stato veramente dismesso. Si tratta di una struttura circolare che sorge sulla collina sopra Dighomi, dove non a caso sono state trovate tracce di insediamenti dell’Età del Bronzo. Parte di un complesso ben più grande e anche qui mai finito, ingloba i volumi maestosi di cisterne d’acqua preesistenti, di cui due oggi abbandonate e popolate solo da spazzatura, cani randagi e traffici strani in macchine dai vetri oscurati.
All’ingresso, un georgiano mkhedruli ma in uno stile che ricorda più l’asomtavruli, l’alfabeto georgiano più antico, c’è scritto Arkheologia. Una figura inquietante, una donna dal ventre rigonfio, con grossi gioielli e la testa dalla forma aliena, si raccoglie in posizione fetale. Tra i georgiani negli anni ’90 era diventato noto col nome di crematorio. Chissà perché…
Proprio di fronte, sempre Zurab Tsereteli ha sostituito un monumento precedentemente collassato con una statua di Santa Nino che benedice la città con la sua croce spiovente e un nastro di cemento retrostante. È il 1994, l’Unione Sovietica ha lasciato il posto alla guerra civile e alle guerre con due regioni separatiste e a una crisi economica devastante. Nel mezzo del caos più totale, Santa Nino torna a salvare la città.
6. Metropolitana di Tbilisi
La metropolitana della capitale georgiana, quarta delle tredici costruite in Unione Sovietica, riserva belle sorprese per chi cerca mosaici sovietici a Tbilisi. Prima metropolitana nel Caucaso per una città che all’epoca dell’inizio lavori (1952) non raggiungeva il milione minimo per giustificarne la presenza, venne in realtà inaugurata solo nel 1966.
Le stazioni sono molto profonde, alcune fino a 50 o addirittura 60 metri. La fermata di Marjanishvili era anche progettata per fungere da rifugio antiatomico, con un soffitto a volta spesso 3 metri. La metro di Tbilisi è la prima in URSS a essere costruita nell’era del Disgelo: le decorazioni sono quindi decisamente più sobrie e funzionali rispetto, per esempio, a quelle esagerate e stalinianissime della metropolitana di Mosca.
Le decorazioni però non mancano e riflettono quel tocco nazionale che caratterizzerà tutto il modernismo georgiano, ma anche il luogo di riferimento della fermata: leopardi ritagliati nelle formelle in metallo delle prese d’aria a Rustaveli, che richiamano l’immaginario medievale del suo Cavaliere nella pelle di leopardo, le maschere teatrali e un suo immenso busto a Marjanishvili, a cui è intitolato uno dei teatri principali della città, un enorme e coloratissimo mosaico a tema tecnico-scientifico a Tekhnikuri Universiteti, e così via.
Le stazioni più interessanti, con bassorilievi, mosaici o un design particolare della stazione in sé, sono (in grassetto le mie preferite):
Linea rossa
- Akhmeteli Theatre
- Guramishvili
- Ghrmaghele
- Nadzaladevi
- Marjanishvili
- 300 Aragveli
- Isani (mosaico all’esterno)
- Samgori
Linea Saburtalo verde
- Station square II
- Tsereteli
- Technical University
- Delisi
7. Stazione degli autobus di Ortachala
Immensa stazione degli autobus poggiata su piloti con un enorme mosaico in rilievo a tema trasporti, firmato da Zurab Tsereteli, pioniere del mosaico in Georgia, e il leggendario mosaico del pompiere a vista dalla terrazza della stazione su un edificio adiacente. I soffitti e l’atmosfera rimasta congelata agli anni ’70 sono deliziosi, anche se i pullman in partenza oggi vanno anche verso destinazioni impensabili nel 1973, come Istanbul.
8. Architettura sovietica a Tbilisi: la stazione dei treni
Durante le vostre esplorazioni urbane di Tbilisi vi capiterà sicuramente di passare anche dalla stazione centrale di Tbilisi, snodo centrale della ferrovia Transcaucasica che aprì i battenti nell’Impero russo nel 1872. Da allora la piazza della stazione è stata ridisegnata più volte: al posto del transatlantico attuale, negli anni ’40 c’era un’immensa guglia con colonnati e ampie vetrate in stile staliniano. L’edificio attuale è stato completato nel 1988 e oggi si apprezza un po’ meno perché è stato tramutato in un centro commerciale ricoperto di pannelli pubblicitari. L’uscita della metro è dal piano terra del quartier generale della metro di Tbilisi. Proprio di fronte però rimane l’Hotel Kolkheti, pensato per i viaggiatori su rotaia: se salite sul soprapassaggio tubolare riempito di bancarelle e negozietti improvvisati vedrete benissimo la vecchia insegna in georgiano su un fianco dell’edificio, i nuovi grattacieli di Tbilisi e i tentacoli del bazaar che si espandono in tutte le direzioni.
Il traffico ferroviario in Georgia oggi non rende giustizia alle dimensioni di questa e altre stazioni in Caucaso: devastato da guerre fratricide dagli anni ’90 ahimè ai giorni nostri, oggi la regione è praticamente isolata dal resto del mondo da un punto di vista ferroviario: che sia per i binari interrotti da repubbliche autonome non riconosciute, come l’Abcasia, o per lo scartamento diverso dei binari sovietici rispetto a quelli dei paesi circostanti (come Turchia e Iran). Da Tbilisi oggi si può andare di fatto solo a Zugdidi, dove la linea per Sokhumi e quindi per la Russia si interrompe, oppure a Batumi, che è un cul-de-sac; a sud si può proseguire per le gole del Debed (Alaverdi), Gyumri e Yerevan, dove la linea si interrompe poco più a sud per via del conflitto tutt’ora in corso tra Armenia e Azerbaigian. A Est si poteva andare a Baku, estremo orientale della ferrovia, ma la chiusura a oltranza delle frontiere terrestri azerbaigiane dopo la pandemia rende di fatto impossibile viaggiare in treno.
Viaggiare sui treni sovietici è un’esperienza bellissima che in ogni caso vi consiglio di fare: non c’è nessun vantaggio nel viaggiare in treno oggi in Caucaso – il trasporto su gomma è molto più veloce ed efficiente -, se non il fare un vero viaggio nel tempo e ascoltare le storie di perfetti sconosciuti, sui vecchi elektrichka o sui treni notturni in platskart, la terza classe. La tratta Tbilisi – Batumi però attraversa in 5h su un treno nuovo di pacca paesaggi spettacolari che non dimenticherete.
9. Expo Georgia
Così come a Mosca nel 1939 aprì il primo, mastodontico VDNKh, l’Esposizione delle Conquiste dell’Economia Popolare, anche Tbilisi e altre grandi capitali sovietiche ebbero il loro Expo. Costruito tra il 1961 e il 1971, l’area racchiudeva padiglioni con esposizioni sempre diverse sulle conquiste del socialismo nell’agricoltura.
Anche se l’area ora è stata privatizzata e ospita un bel parco e qualche ristorante, ci sono ancora bei mosaici e sculture impressionanti. Attenzione allo scattare foto ai mosaici, perché di recente ci è capitato che gente losca venisse a protestare in maniera aggressiva dicendo che ora sono proprietà privata. (Tristemente) Georgia contemporanea.
10. Edifici sovietici a Tbilisi: il campus dell’Università
L’immensa espansione dell’Università Statale di Tbilisi, rimasta incompiuta a causa della dissoluzione dell’URSS, ha lasciato in mezzo al primo quartiere residenziale costruito nel dopoguerra, Saburtalo, enormi edifici decisamente sproporzionati rispetto alle esigenze accademiche della Georgia attuale. L’ambizione, negli anni ’80, era di rendere l’Università di Tbilisi l’università del Caucaso intero. Edifici sovietici modernisti di maggior interesse: l’immensa biblioteca scientifica e poi oltre il ponte sul fiume Vere, circondato da sponde boscose e selvagge, i dormitori, collegati da una traballante funicolare sovietica. Per anni hanno vissuto e in certi casi continuano a vivere all’interno dei dormitori studenteschi i rifugiati della guerra di Abcasia.
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Tbilisi Architectural Guide, Angela Wheeler, Dom Publishers (2023)
Per oggi è tutto, a presto!
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