Per anni la Val Grande è stata per me un mito, o una leggenda da non raccontare troppo ad alta voce, di cui da piccola sfioravo le acque e i boschi densi, verde brillante, o di cui guardavo con ammirazione i poster di mio zio, dove un uomo con un cappellino fucsia un po’ anni ’80 se ne stava fiero, la gamba appoggiata su una roccia, su una vetta circondata da montagne innevate.
Il titolo diceva: «Monte Mottac».
Inconsapevolmente l’avevo vista molte volte, ma mai avvicinata davvero. Finché, anni fa, quel groviglio di valli impervie e fiumi smeraldo mi si è spalancato come un abisso tanto spaventoso quanto eccitante. Il Parco Nazionale della Val Grande è l’area completamente selvaggia più grande delle Alpi e d’Italia. A un paio d’ore da Milano sta il selvaggio vero e grande, che odora di bosco e animali. È la via d’uscita dalla civiltà e dal mondo di costrutti sociali in cui siamo imbevuti, e l’inizio di una dimensione primordiale dove la natura si riprende ciò che le appartiene. Il telefono non ha copertura e la vegetazione divora tutto ciò che l’uomo ha abbandonato – alpeggi, piccoli villaggi, teleferiche, pascoli.
Questo weekend in Val Grande è un’esperienza totalizzante e di avventura vera, che vivremo insieme a una guida ufficiale del parco, Pietro Beretta – esperto di animali, piante e geologia, ma anche gran narratore delle molte storie incredibili che la Val Grande racchiude. Dopo varie edizioni in autunno, primavera ed estate fin dal 2021, Pain de Route torna con un’altra proposta selvatica e avventurosa, che prevede una notte in un bivacco gestito nella Val Grande vera e propria, da un angolino ben soleggiato da cui si intravede un lembo di Lago Maggiore, una linea blu in lontananza che affaccia sulla civiltà.
Dormiremo ospiti dal Piero, l’unico e orgoglioso residente ufficiale del Parco Nazionale, che vive in quasi autosufficienza in una baita ristrutturata da cui si sente gorgogliare il rio Val Grande, alle spalle della riserva integrale del Pedum, il cuore più intatto del parco.
Da quando sono stata per la prima volta in Val Grande, ho ancora voglia di tornare dentro, come dicono lì. Perché della Val Grande c’è un dentro e un fuori, ben distinti, come diverse dimensioni. Sta a noi capire dove vogliamo stare.