L’Abkhazia (in italiano anche Abcasia) è una repubblica non riconosciuta all’interno del territorio della Georgia. Anche se se ne sente parlare pochissimo, nel 2016 ha addirittura ospitato i mondiali di calcio conIFA (talmente seri che ci ha partecipato anche la squadra della ‘Padania’). L’articolo che segue è basato su un viaggio in Abkhazia del 2015, dove la situazione nella repubblica era ancora abbastanza allo sbando. Voglio sperare che nel frattempo le cose siano migliorate, anche se alla luce della guerra in Ucraina, a solo scopo di cautela, perché per ora è tutto tranquillo, sconsiglierei viaggi nella regione per qualsiasi motivo. Questa striscia di terra, nonostante il passato segnato da una violenza cieca e sanguinosa, è di una bellezza struggente, divorata da una vegetazione selvaggia, in bilico tra le cime vertiginose del Caucaso Maggiore e la distesa calma e opaca del Mar Nero.
Aggiornamento settembre 2023: il confine Georgia – Abkhazia, l’unico valicabile legalmente, è chiuso dal 2020 a causa del covid ed è rimasto chiuso a causa della guerra in Ucraina. Non ci sono segnali di riapertura al momento. Quindi, puoi comunque continuare a leggere l’articolo ma sappi che in ogni caso il confine per l’Abkhazia è chiuso e non c’è modo di entrare.
Per l’Italia, e per la quasi totalità degli altri paesi del mondo, l’Abkhazia non è uno stato, ma una regione contesa dentro il territorio della Georgia. Per Russia, Venezuela, Nicaragua e qualche paradiso fiscale del Pacifico è invece uno stato indipendente a tutti gli effetti. Se quindi possedete un passaporto russo o degli altri 5 stati dell’ONU che la riconoscono, visitare l’Abkhazia non sarà rischioso né complesso, ma potrebbe crearvi problemi con le autorità georgiane a seconda di dove entrate.
Se avete poco tempo in Georgia, se è la prima volta in Caucaso, se non avete motivi specifici per viaggiare in questa regione e soprattutto se non parlate russo e non avete buoni contatti di guide locali, il mio consiglio è uno solo: lasciate perdere.
Viaggiare in Abkhazia è, oltre che un discreto sbatti, anche rischioso se non si è viaggiatori veramente esperti. Entrare in una repubblica non riconosciuta è sempre un rischio. La Georgia offre decine di aree remote, abbandonate, minoranze etniche e paesaggi mozzafiato da esplorare e non vale la pena dannarsi l’anima per l’Abkhazia o, ancora peggio, per l’Ossezia del Sud, che non è nemmeno accessibile dalla Georgia, ma solo dalla Russia.
Se siete delle teste dure, continuate a leggere.
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Ma prima: che cosa è successo in Abkhazia
Come altre regioni dell’area, alcune già autonome in epoca sovietica ma non repubbliche indipendenti, l’Abkhazia ha intrapreso una sanguinosa guerra per l’indipendenza contro la Georgia, che ha avuto il suo apice nel 1992-1993. Le ultime violenze significative sono state nel 2008, in parallelo con la guerra in Ossezia del Sud, e nel 2012. Dal 2012 ad oggi (aggiornato settembre 2023) non ci sono più state esplosioni di violenza e la situazione sembra essersi stabilizzata.
Con l’invasione russa in Ucraina, il 24 febbraio 2022, è legittimo essere però più all’erta su possibili nuovi sviluppi della situazione politica. Nonostante ciò, tutti i ponti tra Georgia e Abkhazia sono totalmente recisi. Larga parte degli abkhazi ha preso parte al conflitto georgiano-abcaso, inclusi i miei due host CouchSurfing – dormivo con un fucile in camera appoggiato al muro e ascoltavo raccontare con nonchalance di quando hanno «dato fuoco a un edificio governativo pieno di georgiani».
La guerra in Caucaso è una realtà quotidiana per moltissime persone, che vivono a contatto diretto con armi da fuoco per cui noi sveniamo solo al pensiero. I governi ipernazionalisti fomentano un odio razziale e un patriottismo in cui molti di loro credono ciecamente e su cui è imperniata la loro identità nazionale. Chi vuole viaggiare in Abkhazia dovrà mettere in conto di tollerare atteggiamenti e opinioni ben al di là del politically correct a cui siamo abituati e senza avere margine per commenti. A maggior ragione essendo noi esterni alla vicenda ed europei.
Cercare chi ha ragione in conflitti etnici ultracomplessi come quelli caucasici è sempre un ginepraio e le evidenze storiche dimostrano che in guerra, in quasi tutte le guerre, c’è violenza cieca sempre da entrambe le parti, al di là di “chi ha iniziato”. Sul conflitto georgiano-abcaso ho sentito un bell’episodio di podcast, con una lunga intervista alla dott.ssa Elena Russo. È specialista di Georgia ma a mio parere dà una visione abbastanza bilanciata della vicenda.
Detto ciò, è importante ricordare che gli abkhazi erano già una minoranza nella stessa Abkhazia prima del 1993 e lo sono ancora oggi, anche dopo aver dimezzato la popolazione dell’area ripulendola da 300.000 georgiani (e non solo), tra morti e profughi. Il nazionalismo di personaggi inquietanti come Zviad Gamsakhurdia, il primo presidente georgiano, ha portato gli abcasi a temere per la loro stessa lingua, cultura e vita, e a reclamare l’indipendenza di una regione da secoli profondamente multietnica (così come molte altre regioni della Georgia). Eppure oggi l’abcaso, lingua caucasica estremamente complessa e unica nel suo genere, ha ormai lasciato piede libero al russo. Nella nostra esperienza in Abkhazia, la stragrande maggioranza delle persone parla solo russo: purtroppo non usa più o non ha mai imparato l’abcaso.
Tra tutta la confusione e la contraddittorietà che gira intorno alla realtà di queste nazioni non riconosciute, una cosa sola si può dire con certezza: esistono. Ci sono, e sono anche (più o meno) organizzate. Sono circoscritte da frontiere reali che si valicano solo con un visto. Sono militarizzate. Ma soprattutto la gente ci vive, e (quasi) normalmente.
I governi di questi micro-staterelli spesso sono corrotti, asserviti e strumentalizzati: l’Abkhazia è de facto un’appendice di Russia controllata da una missione di ‘peacekeeping’, inglobata all’area rublo, con il fuso orario di Mosca e perlopiù russofona, che Putin chiama indipendente forse per scherzo. Il confine tra Russia e Abkhazia è giusto un checkpoint sommario.
I cittadini di questi paesi si ritrovano de facto indipendenti ma senza un passaporto utile riconosciuto dalla stragrande maggioranza degli altri paesi. La fragilità (o flessibilità) istituzionale attira attività illecite di ogni tipo e latitanti in fuga. L’ultima novità è il mining di bitcoin illegale. In sostanza, liberi e autodeterminati sì, ma in un mondo parallelo. Un abkhazo avrà sempre bisogno dell’aiuto (economico, diplomatico e non solo) della Russia, che gentilmente gli concederà di ottenere un passaporto russo.
La situazione attuale è di grande dolore per i georgiani, che si sono visti cacciati via da una regione da sempre multietnica, dove vivevano georgiani, abkhazi, armeni, russi, estoni, ebrei, greci e persino italiani. Per gli abkhazi l’indipendenza unilaterale ha invece solo portato una quasi annessione alla Russia, ufficialmente non dichiarata, ma che si percepisce chiaramente – dal rublo russo, alla lingua parlata per le strade, alle migliaia di turisti russi, al fuso orario di Mosca, alle insegne dei negozi, ai militari russi.
Ad oggi, sono attivi solo due checkpoint per entrare in Abkhazia: quello da Adler, in Russia, e quello da Zugdidi, in Georgia, detto anche «ponte sull’Ingur». Per i passaporti europei è sconsigliabile per un’infinità di motivi entrare dal checkpoint di Adler, oltre che per il fatto che, secondo la legge georgiana, è un ingresso illegale in territorio georgiano. In questo articolo parlerò solo del ponte sull’Ingur (frontiera georgiana, Zugdidi – Gali), ovvero l’unica frontiera con cui si può entrare in Abkhazia senza conseguenze permanenti sul proprio passaporto.
Leggi anche: Come organizzare un viaggio in Caucaso
L’Abkhazia è pericolosa?
Più sì che no. Inutile dirvi che la Farnesina sconsiglia «viaggi a qualsiasi titolo» in territorio abkhazo. Sukhumi e Gagra sono tutto sommato città tranquille, specialmente in alta stagione, quando si riempiono di russi che vanno in vacanza al mare. Nelle zone di confine come Gali (pesantemente bombardata e abbandonata) o nelle periferie di Sukhumi dove tutto è devastato e gli avvoltoi aspettano solo di spennarvi dovrete fare molta attenzione. La polizia va assolutamente evitata perché estremamente corrotta.
In tanti mi avete chiesto se l’Abkhazia è pericolosa. Chiaramente non c’è un pericolo imminente pronto a uccidervi, ma sarebbe disonesto dirvi che è un paese sicuro. Solo per il fatto che l’Italia e l’Unione Europea non riconoscono l’autorità dello stato abkhazo non potete concretamente sentirvi al sicuro: non c’è nulla che vi garantisca che la polizia sia in buona fede, che lo stato vi rispetti, che le leggi vengano applicate onestamente e rispettate. In caso di un qualunque problema, non avrete alcuna autorità predisposta ad aiutarvi.
Chi vuole entrare in Abkhazia deve essere più che consapevole che:
- Non c’è alcuna copertura diplomatica e per qualsiasi incidente istituzionale (o anche solo la perdita o il furto di passaporto…) l’ambasciata italiana (o di un qualsiasi altro paese UE) più vicina utile è quella di Mosca. Fuori discussione chiamare Tbilisi. In caso di qualsiasi problema o disguido non ci sarà nessuno a difendervi o a far valere i vostri diritti.
- Il cellulare non prende, una sim italiana non funziona da nessuna parte, mai, neanche per emergenze. Una sim russa invece dovrebbe funzionare. Suppongo si possano comprare sim locali o russe.
- Lo stato abkhazo è un’entità un po’ evanescente, e, testuali parole di amici abkhazi, ‘vige la legge del taglione’. La polizia è l’ultima cosa di cui dovete fidarvi. Attenti ai posti di blocco se siete su un’auto con una targa straniera perché vi fermano con regolarità da orologio svizzero. Con scuse stupide vi chiedono soldi/ritirano la patente – hanno ritirato la patente ad Aliyas perché guidava un’auto comprata a Mosca, hanno litigato un’ora e poi siamo stati fermati altre tre volte per mazzette varie. Chiaramente ha continuato a guidare senza patente. Lo stato abkhazo non ha interesse a crearvi problemi, ma chi vi garantisce che andrà tutto bene vi sta vendendo aria fritta. Serve cautela, specie se non parlate russo e non avete i contatti giusti.
- Il turismo russo in Abkhazia è della peggior specie. Le bande di russi ubriachi in vacanza ve le raccomando. Noi siamo scappati da un incipit di rissa tra Aliyas e dei russi che ci avevano ricoperti di complimenti. Fate attenzione a girare di notte, l’illuminazione è pessima o del tutto assente.
- In alcune zone del paese c’è molta disperazione. Il confine con la Georgia è completamente devastato dalle bombe e in alcune zone dell’entroterra c’è rischio di mine antiuomo inesplose (a Kaman, per esempio). Non è un paese dove fare i turisti ingenui, dove girare da soli senza parlare russo o dove fare campeggio libero.
- Google non ha dati geografici utili per l’Abkhazia. Le strade non sono segnate fuori da Sukhumi e dall’autostrada principale, non c’è streetview o geolocalizzazione di indirizzi, uffici, luoghi da visitare. E’ fondamentale scaricare offline delle mappe russe o internazionali ma ben aggiornate, come Yandex Maps o Maps.me. Ricordatevi che il vostro cellulare non avrà mai campo neanche per un roaming o una chiamata di emergenza.
- È fondamentale, a meno che non abbiate una guida o un amico che vi accompagna, parlare un po’ di russo o almeno saper leggere il cirillico e conoscere il minimo sindacale. Nessuno parla inglese, tutti invece parlano fluentemente russo, che è attualmente la lingua ufficiosa dell’Abkhazia.
Se non vi ho già scoraggiato a viaggiare in Abkhazia, preparatevi per la burocrazia: c’è da fare il visto.
Abkhazia visto e burocrazia
Per entrare in Abkhazia è necessario un visto che costa circa $20. Per ottenerlo, dovete:
- Compilare con sufficiente anticipo (almeno 2 settimane per stare tranquilli: formalmente inviano il visto entro 7 giorni lavorativi, ma in pratica non c’è molto da fidarvi) il form per l’ottenimento della lettera d’invito sul sito ufficiale del Ministero degli Esteri dell’Abkhazia. Allegate le fotocopie dei vostri passaporti, indicate le date della vostra permanenza e l’indirizzo presso cui alloggerete.
- Entro sette giorni vi risponderanno inviandovi una lettera d’invito scritta in russo, che
- Dovrete stampare e presentare al posto di blocco abkhazo oltre il ponte sul fiume Ingur, e non a quello georgiano (!) prima del ponte.
- Una volta entrati in Abkhazia avrete 72h lavorative per andare a Sukhumi
- Prima dovrete pagare i 20$ all’ufficio pagamenti (solo in dollari americani, a quell’ufficio ve li cambiano a un tasso molto svantaggioso da rubli o euro, meglio portarne dall’Italia o cambiarli in Georgia)
- E poi andare all’ufficio per il Servizio Consolare a richiedere il vostro visto. Fatevi spiegare dalla gente del posto dov’è l’Ufficio, o, meglio ancora, andateci insieme alla vostra guida. Se non parlate russo sarà difficile cavarvela da soli.
- Il visto è un foglietto di carta che non viene incollato al passaporto perché altrimenti non potreste più rientrare in Georgia. E’ essenziale per uscire dall’Abkhazia, ma una volta in Georgia dovete farlo ‘sparire’. A me hanno quasi arrestata in frontiera perché me l’ero dimenticato nel passaporto, quindi siate meno svampiti di me se non volete morire di stenti in una prigione georgiana 😉
Link utile per tutte le info: Ministero Affari Esteri della Repubblica d’Abkhazia
Confine Georgia – Abkhazia: il ponte sull’Ingur
La frontiera sull’Ingur, accessibile da Zugdidi e che porta a Gali, è l’unico punto da cui un italiano può entrare e uscire in Abkhazia legalmente, senza pagare anche il visto russo e senza incorrere in troppi altri problemi. E’ un ponte bombardato lungo 1 km che va percorso a piedi o, per pochi lari, su una delle carrozze trainate da cavalli che fanno avanti e indietro: possono passare solo le auto dei georgiani residenti in Abkhazia che hanno l’autorizzazione a superare la frontiera per ricongiungimento familiare. Il posto di blocco georgiano non è una frontiera internazionale: non vi metteranno nessun timbro. Quello abkhazo invece è gestito dai peacekeepers russi: vi faranno molte domande sui vostri motivi di visita.
Preparatevi risposte convenzionali sulle attrazioni classiche che volete visitare. Per l’alloggio io ho risposto che stavo ospite da un amico abkhazo, mi hanno chiesto il suo nome e cognome; in alternativa vogliono vedere una prenotazione di un albergo a Sukhumi: eventualmente fatene pure una finta con booking.com, stampatela e poi disdicete. A uno di noi hanno anche chiesto le date di ingresso e uscita dei suoi viaggi in USA e Canada, i suoi studi, la sua religione e l’etnia dei genitori.
Come spostarsi e viaggiare in Abkhazia
In Abkhazia i trasporti pubblici sono praticamente inesistenti. L’unica sono le marshrutki, dei pulmini da 20 persone che servono le strade principali, ma essendo il paese piccolo la frequenza delle corse è abbastanza bassa. L’unica soluzione sicura è avere qualcuno lì che vi porti in giro in macchina come abbiamo avuto noi tramite CouchSurfing. Onestamente non farei autostop, specie nella zona di Gali.
Assolutamente impossibile portare una macchina affittata dalla Georgia in Abkhazia!
Se invece entrate dalla Russia, facendo però un ingresso illegale per la Georgia, che potrebbe compromettervi a vita l’ingresso in Georgia in futuro, potreste pensare di portare con voi un’auto, ma vi sconsiglio fortemente di guidare in Abkhazia più che altro per la corruzione della polizia.
Cosa vedere in Abkhazia: itinerario consigliato
È facile progettare un itinerario in Abkhazia perché tutte le attrazioni più interessanti sono ‘in fila’ lungo la costa, mentre l’entroterra è disabitato e praticamente inaccessibile senza jeep o guide del posto. Sotto, una lista in ordine sparso di cose interessanti da fare in Abkhazia.
Se invece venite specificamente per il patrimonio architettonico sovietico e per visitare luoghi abbandonati, allora la situazione è più complessa.
Sukhumi
I giardini botanici, i suoi edifici elegantissimi anni ‘30, i moli abbandonati. La città è un mix struggente di edifici sventrati dalla guerra o abbandonati, stucchi azzurrini a ricordo dei fasti di altri tempi, sanatori sovietici e strutture metalliche traballanti in riva al mare. La luce rosa sul Mar Nero è romanticissima. Bello gironzolare per il centro, sul lungomare e osservarla dall’alto, di notte. Senza dubbio il luogo più interessante dell’Abkhazia.
Novy Afon
La bella spiaggia pulita, il paesino rilassatissimo, la ferrovia abbandonata dove crescono le more e il famosissimo monastero dalle mille cupole, dove le icone ortodosse sono dipinte in stile art déco. A un tiro di schioppo da Sukhumi, i nostri host CouchSurfing abitavano lì.
L’entroterra dell’Abkhazia
Nell’entroterra dell’Abkhazia cresce una vegetazione tropicale puntellata di fiumi e laghi (Ritsa è il più famoso), cascate e monasteri (non granché interessanti e tutti ricostruiti, nonostante gli abkhazi ne vadano iperfieri) – la tradizione vuole che apostoli/santi/Cristo stesso/vattelapesca siano venuti a predicare/morire/lasciare pezzi di se stessi in quelle sedi, come Kaman. Altri luoghi sono tristemente famosi per bombe e stragi della guerra.
Anacopia, la fortezza sopra Novy Afon
Chiamata Anacopia e fondata dai georgiani nel V secolo, offre una vista strabiliante su tutta l’Abkhazia, sul Caucaso Maggiore e sul Mar Nero. Assolutamente imperdibile, è veramente vicina a Sukhumi e facilmente accessibile. Preparatevi alle orde di turisti russi e ai pellegrini ortodossi.
Gagra
È una città molto turistica per i russi ed è stata teatro dei più atroci episodi della guerra. Per chi volesse approfondire questo aspetto, consiglio di leggere le interviste dei profughi nel documento prodotto da Human Rights Watch. Molti edifici abbandonati divorati dalla vegetazione, dove busti di Lenin rimangono in piedi ricoperti di muschio, e attrazioni turistiche molto squallide per turisti russi, come pantere e leoni sedati. Per un russo un viaggio in Abkhazia non è né pericoloso né insolito: è la loro nuova riviera romagnola. Per chi, come noi, non ha un passaporto russo, la questione assume totalmente un’altra prospettiva.
Consigli finali sul viaggiare in Abkhazia
Il Caucaso è tutto bello e non serve andare fino in Abkhazia per fare qualche foto ai luoghi abbandonati. Se non avete fixer o contatti validissimi per entrare, una solida dimestichezza con il mondo postsovietico e una ragione valida per entrare, vi sconsiglio con tutto il cuore di viaggiare in Abkhazia.
In caso abbiate un buon motivo, preparatevi del russo base e trovate una guida del posto o almeno qualcuno che giri con voi. Senza una guida non capireste il luogo e rischiereste di cacciarvi nei guai. La situazione evolve e io sono stata nel 2015: questo articolo è basato sulla mia esperienza di allora. Oggi la situazione può essere incredibilmente meglio o incredibilmente peggio: è il Caucaso e tutto cambia alla velocità della luce. Partite però consapevoli, con la testa sulle spalle, sapendo che siete in una repubblica non riconosciuta dove nessuno verrà a tirarvi fuori dai guai.
Libri da leggere e film sull’Abcasia
Uno dei più grandi scrittori abcasi è Fazil’ Iskander. Di lui potete leggere tradotto in italiano il bellissimo L’energia della vergogna, ed. Salani.
Quanto a film, ad ora ho visto i seguenti:
- Di là dal fiume, di Giorgi Ovashvili, 2009. La storia drammatica di un bimbo rifugiato che decide di lasciare la sua vita in una baracca in periferia di Tbilisi, affogata nella violenza e nei traumi, per tornare nella neonata repubblica di Abcasia per cercare suo padre, a Tkvarcheli. Cuore puro in balia della criminalità di una Georgia allo sbando, il viaggio che intraprenderà gli insegnerà che la vita non perdona. Bellissimo. Su Amazon Prime.
- Tangerines, di Zaza Urushadze, 2013. Storia incredibile di un vecchio estone che decide di rimanere in Abcasia, nonostante gli sconvolgimenti politici. Circondato da suggestive e nebbiose piantagioni di mandarini, si troverà a dover ospitare, curare e nascondere due soldati di schieramenti opposti. Per me stupendo.
- Skhvisi sakhli (casa d’altri), di Rusudan Gliurjidze, 2016. In un paesaggio onirico, perennemente divorato da nebbie, una famiglia si rifugia in una casa di campagna, circondata da splendide piantagioni, che è appartenuta fino a pochi mesi prima a un’altra famiglia. La loro sopravvivenza nella nuova casa è in balia di trafficanti malavitosi, e di strambi vicini. Di una poesia disarmante, riesce a rendere come poche cose il malessere psicologico della guerra e dell’essere rifugiati. Ritmi lenti, di più difficile comprensione se non si conosce bene il contesto. Difficile da reperire, io l’avevo visto (e amato) al Trieste Film Festival.
A presto,
Ele
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14 commenti
Ross
Ciao Eleonora,
Sono stato in diverse occasioni in Abkhazia, l’ultima volta sono rientrato il 6 marzo 2020 giusto in tempo prima che fosse impossibile viaggiare causa pandemia, e confermo tutto quanto affermato nel tuo interessante post: Terra di “mezzo” affascinante, ricca di scorci splendidi nell’entroterra e tramonti struggenti sul Mar Nero.
Io sono sempre entrato dal valico di Adler (arrivando a Sochi in aereo da Mosca, e giustamente chi era con me mi ha messo in guardia di non attraversare per nessun motivo il confine sud con la Georgia, a costo di un’ammenda se non addirittura una pena detentiva in una splendida cella georgiana accusato di immigrazione clandestina…) ed ho proseguito in auto in direzione Sukhum dove di solito ho alloggiato al Atrium Viktoriya.
Confermo anche che, muoversi in “autonomia” in Abkhazia è quanto meno imprudente in quanto la legalità (per lo meno come la intendiamo noi) è molto effimera. Ogni Abkhaso che si rispetti ha in dotazione almeno un AK-47, se è “prudente” si è procurato anche un M16, e per stare tranquillo un lanciarazzi (tutto visto con i miei occhi e custodito in ufficio accanto al frigo bar ben fornito di vodka…).
Anche le forze dell’ordine non sembrano molto affidabili, basta pensare che la mia “guida” appena dopo aver passato il valico di Adler mi dice: “Togliti subito la cintura che altrimenti la polizia se ti vede con la cintura allacciata si insospettisce e ci ferma…”
Se non sai parlare in Russo (o abkhaso) oppure non conosci almeno una delle 10-15 persone Abkhase che parlano e capiscono correntemente l’italiano anche solo farsi capire per ordinare da magiare è un grosso problema. Io a parte il personale dell’Hotel Atrium ho incontrato in tante volte solo 1 persona che parlava correntemente inglese.
Per contro, se entri in sintonia con loro, gli Abkhasi sono davvero simpatici e molto ospitali, inoltre l’italian sound ha un fascino particolare anche su di loro… (conoscono un sacco di conzioni italiane, i loro idoli sono i classici pop italiani Celentano Mina Ricchi e Poveri etc etc). Una sola cosa mi ha rattristato: i cani… ho visitato diverse parti del mondo ma cani tristi come quelli Abkhasi, non ne ho mai visti (per lo meno quelli che vedi per strada insieme a mucche, pecore capre etc. etc.)
Andrea Zaccarelli
Ciao Eleonora, complimenti per il fantastico articolo sull’Abkasia, terra natale di mia moglie e metà della mia famiglia.. nei miei viaggi in Georgia (27 negli ultimi 6 anni) mi sono sempre chiesto se anche qualche altro Italiano fosse riuscito ad entrare in Abkasia e che problematiche avesse dovuto affrontare. Credo che per mia moglie ancora sia impossibile entrare almeno col passaporto Georgiano. Se possibile mi piacerebbe avere qualche info in più su come muovermi visto che vorrei vedere se le proprietà di famiglia esistono ancora oh sono state distrutte. Grazie
Alex
Interessantissimo questo diario di viaggio, non sapevo neanche l’esistenza di questo posto! Complimenti!
Juri
Ciao Eleonora. Ho letto questo post un paio di anni fa, poi ci sono capitato nuovamente lo scorso anno e l’ho letto di nuovo. Stasera è successa la stessa cosa…e siamo a tre volte: ancora oggi è l’unico in italiano che da info utili su come visitare l’Abkhazia. Anch’io adoro i paesi dell’ex URSS, anche se tu ne hai visti sicuramente di più. Il Covid-19 ha mandato a monte un viaggio in Azerbaijan che avrei dovuto fare dal 17 al 26 aprile (cosa che sicuramente riorganizzerò quando tutto questo casino finirà) e mi ha impedito di aggiungere una nuovo tassello al mio puzzle di quelle che furono le repubbliche sovietiche. Mi attirano molto anche le realtà che esistono ma non esistono e per ora l’unica che ho visto è la Transnistria, destinazione considerata “facile” da visitare perchè ci si arriva con una Marshrutka da Chisinau ed il gioco finisce li. Come scrivi tu, il Caucaso è bellissimo senza andare in Abkhazia, ma se sono tornato sul tuo racconto per tre volte in tre anni significa che questa cosa mi attira e “la malattia” finirà solo quando ci metterò piede. Fino ad ora ho organizzato sempre tutto da solo e sicuramente ciò che mi frena dal prenotare e partire (virus permettendo) è il fatto che in questa terra si debbano avere per forza dei contatti locali coi quali andare in giro per evitare di finire in situazioni spiacevoli. Tu hai usato coachsurfing mentre io di questa piattaforma sono molto meno pratico; diciamo che ci sono iscritto da sempre ma mi sono limitato a dare una “spulciata” su come funziona non usandolo mai davvero. Se posso permettermi, ti chiedo la cortesia di mandarmi in privato (usando la mail che ho lasciato) il contatto di colui che ti ha permesso di girare l’Abkhazia in sicurezza. In caso contrario comprendo e ti ringrazio lo stesso. Detto ciò non posso che farti i miei complimenti per il tuo Pain de Route, per ciò che hai fatto fino ad ora e per ciò che ancora farai. Buon proseguimento.
Amito
Non mi è chiara una cosa. Nel capitolo “visto e burocrazia” dici che la lettera d’invito scritta in russo deve essere stampata e presentata al posto di blocco russo-abkhazo sul fiume Ingur, e non a quello georgiano(!), con tanto di punto esclamativo. Ma guardando la carta, mi sembra che il fiume Ingur segna il confine dell’Abkhazia con la Georgia, non con la Russia. D’altra parte mi è stato consigliato (e anche tu consigli, mi pare) di entrare in Abkhazia da est, cioè dalla Georgia, non dalla parte russa, a ovest (da Sochi, per intenderci). Sono confuso. Grazie
Eleonora
Ciao Amito, con russo-abkhazo intendevo che il confine è gestito dalle forze di peace keeping russe. Entrare dalla Russia è sconsigliato perché per la Georgia è un ingresso illegale nel proprio territorio, mentre l’ingresso dal ponte sull’Ingur no.
Presenta quel foglio solo al secondo controllo: il primo è georgiano e non è un vero confine, ma solo un blando controllo passaporti; il secondo, il posto di blocco abkhazo oltre il fiume, è l’unico confine dove si viene effettivamente controllati.
A presto!
Eleonora
cosimo andriulo
Come dice la nonna: perchè mai andare in Abkhazia quando ci sono tanti paesi al mondo più facili ed interessanti da visitare?
Bhe, innanzitutto perchè il reportage appena letto mi ha fatto venire la curiosità di conoscere un paese di frontiera sconosciuto ai più.
Poi perchè, quando si decide su un posto da visitare, è come stare davanti alla vetrina di un pasticciere: tutti i dolci eposti sono buoni e li mangerei tutti. Ciò non si può e bisogna scegliere quelli che più stimolano la nostra golosità.
Così per un viaggio. Io visitere tutti i paesi, ciò non è possibile ed allora la scelta è come quella della vetrina del pasticciere.
Grazie Eleonora!
Cosimo
Eleonora
Ahaha mi sono fatta due risate! Hai proprio ragione, Cosimo, dobbiamo scegliere i paesi più golosi e di sicuro l’Abkhazia lo è 🙂
Stai attento, mi raccomando, e divertiti!
Eleonora
FRANCESCO MASSARO
grazie per il bellissimo struggente diario/ reportage.
Marina Valle-Rugo
Report davvero interessante, scritto benissimo, con stile giornalistico, ma con un punto di vista da viaggiatore. Un viaggiatore di certo non banale. Complimenti.
Eleonora
Ti ringrazio di cuore, Marina, complimenti bellissimi. Buona giornata e a presto!
Sergio Salaorni
Grandedonna coraggiosa!!!!!!
Eleonora
Grazie Sergio 🙂