Lo so, lo so: non lo ammettereste mai, ma tutti ce lo siamo chiesti almeno una volta. Ma cosa c’è da vedere a Baku? A Baku c’è molto da fare ed è sorprendentemente una bellissima città.
Sul bellissima città non fraintendetemi. Chi mi segue da molto tempo conosce bene la forma che ha il mio ‘bello’. Per me è diversità, dinamicità, storia che trabocca, contrasti: dietro l’estetica deve esserci sostanza, o il posto non mi piace. Baku ha tutto questo. La Baku contemporanea è opere architettoniche colossali, rimodellamento urbanistico drastico, grattacieli in vetro e lusso estremo. Che però non scampano a un lieve tocco di pacchiano postsovietico.
Poi c’è la Baku moderna. La Baku della corsa al petrolio di fine ottocento, i balconcini in legno intagliati con motivi floreali, i boulevard ombreggiati dai platani, le fontane, i palazzi art déco di pietra chiara che ricordano un’elegante città europea circondata dal deserto.
E infine la Baku medievale, o almeno quello che ne rimane, di moschee austere color della sabbia, viuzze tortuose, possenti fortificazioni. In queste tre città si insinua – o tira l’ultimo respiro? – l’architettura della parentesi sovietica dell’Azerbaijan: le khrushchëvki fatiscenti delle periferie vengono demolite di giorno in giorno sotto gli occhi di tristi nonni in coppola, muti davanti alle ruspe; gli stradoni a dodici corsie spaccano i quartieri, la metropolitana corre nelle sue viscere, qualche statua dai lineamenti duri domina le piazze fuori dal centro.

Baku è un imprevedibile calderone di echi di caravanserragli centroasiatici, atmosfere fin de siècle, condomini sovietici e ora anche il lusso tecnoarchitettonico del nuovo boom petrolifero. Visitatela con l’occhio critico del buon viaggiatore – dietro i grattacieli c’è del fosco, dietro una città vecchia lucidata a nuovo c’è del finto, dietro i prati verdi in una penisola desertica c’è qualcosa di sbagliato. Ma lo capirete da voi. Oggi parliamo solo delle cose da visitare a Baku.
Su Civitatis c’è il free walking tour di Baku, ve lo lascio qui. Se oltre a Baku volete esplorare anche il resto del Caucaso, vi consiglio di partire dal post organizzativo generale.
Buona lettura!
Informazione importante
Potreste decidere di visitare Baku in qualsiasi momento e farlo è facilissimo: visto online e in pochi clic vi arriva una mail che vi dà il benvenuto in Azerbaigian.
Nel silenzio mediatico (internazionale, ma soprattutto italiano) più assordante, però, il regime della famiglia Aliyev ha affamato per nove mesi (nove mesi!) la popolazione armena della regione del Nagorno Karabakh, un territorio conteso dagli anni ’90 controllato dalle autorità della repubblica non riconosciuta di Artsakh. Con un checkpoint che viola gli accordi a seguito del conflitto armato del 2020, le autorità azere hanno fatto quasi morire di fame 120.000 persone per poi operare una vera e propria pulizia etnica con cui hanno eliminato la presenza millenaria armena dalle montagne del Karabakh. Nemmeno la Croce Rossa è potuta entrare a portare aiuti umanitari.
Il silenzio mediatico italiano ed europeo è dovuto ad evidenti interessi economici e soprattutto petroliferi.
Il New York Times il 2/9/2023 titolava “Another ethnic cleansing could be underway – and we’re not paying attention”. Più fonti e organi politici internazionali hanno parlato di pulizia etnica e genocidio.
Questo è per dirti che Baku è una città bellissima, ma che credo sia meglio aspettare a visitare l’Azerbaigian per non cascare nella campagna di rifacimento estetico e pulizia delle coscienze che il suo governo sta attuando anche grazie al turismo. Perlomeno per rispetto ai civili del Nagorno Karabakh e per protesta contro un regime dittatoriale che non fa l’interesse né dei suoi stessi cittadini, né ha a cuore la minima tutela dei diritti fondamentali dell’uomo.
Grazie per la comprensione.
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Cosa vedere a Baku: 10 motivi per visitare la città
1. Il Boulevard lungo il Mar Caspio

Ve lo dirà qualsiasi azero: il boulevard lungo il mare vince a mani basse il primo posto tra queste 10 cose da vedere a Baku. Tirato a nuovo, ricco di aiuole curatissime e fontane, esposizioni, sculture di siepi e piante esotiche, è il posto perfetto per una passeggiata romantica che culmina sul pontile con vista mozzafiato su tutta la baia. Edifici avveniristici, sale da concerto, teatri che sembrano usciti dai viali eleganti di Odessa, e le immancabili trashate che ci piacciono come una piccola Venezia e altre varie installazioni celebrative: sul boulevard c’è di tutto, ma soprattutto ci sono gli abitanti di Baku e tanti altri azeri che vengono come turisti in città. Magico sia di giorno sia di sera, un po’ una sintesi imperfetta delle contraddizioni di questa città.
2. Le Flame Towers

Nuovissimo simbolo della città dal 2012, queste tre torri a forma di fiamma di sera diventano (un po’ pacchianamente) degli immensi schermi led su cui passano diverse animazioni. Da bandiere azere che sventolano radiose a omini che giocano a golf (?), fino ad essere divorate da un immenso fuoco che arde. Le torri sono sempre visibili dalla baia e dal centro e creano un contrasto straniante con i colori e l’atmosfera della città. Dentro le torri non c’è in realtà molto da vedere: sono uffici, appartamenti e hotel. Noi due painderoutiane siamo riuscite a intrufolarci in una festa di gala dentro una Flame Tower (per sbaglio, abbiamo sbagliato piano di ascensore), rigorosamente schiacciate da zainoni troppo grandi e vestite da scappate di casa. Ce ne siamo andate noi prima che ci cacciassero ♥
3. Lo Heydar Aliyev Center, un capolavoro di Zaha Hadid


Baku ospita il capolavoro dell’archistar anglo-irachena Zaha Hadid, l’Heydar Aliyev Cultural Centre. Inaugurato nel 2012, il Centro congressi e museo ha guadagnato nel 2014 alla Hadid il primo posto al premio “Design of the Year“, per la prima volta vinto da una donna. Se non conoscete la storia di Zaha Hadid, il podcast Morgana, di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, ne aveva tracciato un ritratto fantastico. Il Centro è stato anche pesantemente criticato da Human Rights Watch per gli sfratti forzati che ha causato e per le condizioni di lavoro degli operai. L’edificio sorge su un immenso prato verde circondato da fontane in una zona periferica non troppo lontana dal centro, e lascia totalmente a bocca aperta per la bellezza e la fluidità delle sue forme a “onda continua”, tanto che è stato paragonato a una sposa che si toglie il velo bianco, o addirittura alla sensualità della gonna fluttuante di Marilyn Monroe.
Di Heydar Aliyev c’è da dire che è stato il Segretario del Partito Comunista dell’Azerbaijan dal 1969 al 1982 e poi terzo presidente dell’Azerbaijan indipendente dal 1993 al 2003, nonché padre di Ilham Aliyev, l’attuale presidente azero, che gli succedette poco prima della sua morte, nell’ottobre 2003.
L’architettura strabiliante del Centro vale da sola un viaggio a Baku, ma il museo all’interno non è poi così interessante – ospita una collezione dei regali ricevuti dal presidente, le sue medaglie e le auto blu, per giunta ingiustificatamente caro.
Se dovessi consigliare cosa vedere a Baku in termini di rilevanza internazionale, questo complesso sarebbe di certo al primo posto. Per le circostanze di costruzione, l’evidente uso a scopo propagandistico di queste maxi opere architettoniche e la mancanza di un museo interessante all’interno ho però preferito ridistribuire meglio i pesi.
4. La città vecchia di Baku

Patrimonio UNESCO dal 2000 e primo sito UNESCO in Azerbaijan, dal 2003 al 2009 è stata segnalata come bene in pericolo a causa dei danni del terremoto di Baku del 2000 e di pesanti ristrutturazioni e ricostruzioni. Costruita a partire dal XII secolo, la città vecchia, vegliata da mura merlate e dalle tre luccicanti Flame Towers, ospita splendidi minareti, moschee, hammam, fortezze ed altri edifici più recenti – rigorosamente color sabbia -, che rispecchiano la storia e le dominazioni susseguitesi sulla città. Portoni, finestre, viuzze tortuose la rendono un luogo di indubbio fascino. Le pesanti ristrutturazioni però l’hanno svuotata di qualsiasi vitalità e insediamento naturale. Si cammina per stradine un po’ vuote lastricate di fresco, dove le case stanno diventando AIrbnb o ristorantini turistici, dove non c’è un bambino che gioca in strada né un panno steso.
Passeggiare lungo le mura o nella via principale, tra splendidi tappeti, uomini in coppola che giocano a scacchi (dopotutto il più grande campione mondiale di scacchi è nato proprio a Baku), odore di carne alla griglia e infissi in legno, ci fa sentire molto lontani dall’Europa. Mi chiedo però quanto ci sia di reale e quanto sia stato ricostruito per attirare turisti fin lì.
5. La città nuova

Quando i petrolieri europei si interessarono all’oro nero che sgorgava a poche centinaia di metri da Baku, la città subì un’impennata demografica ed economica. A inizio Novecento, metà del petrolio mondiale veniva estratto a Baku. A fianco della città vecchia sorsero boulevard alberati, fontane, palazzi in stile gotico, neoclassico, eclettico proprio come li conosciamo nelle grandi capitali europee. Costruiti della stessa pietra giallognola come la sabbia del deserto, pur con timpani, lesene, pinnacoli e finestre trilobate. Oggi molti ospitano le più famose boutique di alta moda internazionale. Se aggiungiamo altri palazzi in elegante stile staliniano, la piazza delle fontane e il lungomare, verrete conquistati a prima vista.
6. La Torre della Vergine


Oggi staccato dal resto della città vecchia, questo possente torrione è il simbolo della Baku medievale e pre-islamica. La leggende che lo circondano affondano le sue radici nel culto del fuoco zoroastriano, ma è più probabilmente dovuta a un fraintendimento linguistico: mai toccata né distrutta dai nemici, la torre veniva definita vergine. Sorta in luoghi abitati già nel Paleolitico in cima a una roccia che emergeva dal mare, e costruita con tecniche antisismiche che l’hanno portata fino ai giorni nostri, la Torre della Vergine è in realtà plausibilmente databile al XII secolo. La leggenda più bella vuole che, assediata dai nemici, una ragazza dai capelli rosso fiamma fosse uscita da uno dei fuochi della torre sceso a terra. La ragazza si offrì di sfidare il capo dei nemici alle porte della città, a patto che si potesse coprire i capelli con un elmo e battere con una spada. Se fosse uscita vincitrice, avrebbe salvato gli abitanti affamati e assetati dal lungo assedio. Il capo nemico, con la spada puntata alla gola, chiese al guerriero di rivelare la sua identità: folgorato dalla chioma della fanciulla, se ne innamorò. L’assedio finì e i due si sposarono, riportando la pace in città.
7. Il Palazzo degli Shirvanshah
Questo palazzo, che è insieme una fortezza e un memoriale costruito intorno alla tomba di Seyyid Yaxya Bakuvi, un santo Sufi dell’ordine della Khalwatiyya, è una perla nella città vecchia di Baku. Costruito a partire dal XV secolo, ospitò la dinastia degli Shirvanshah, che spostò la propria capitale dall’entroterra a Baku. Sebbene l’interno sia un po’ vuoto, e il complesso sembri anche fin troppo restaurato, è assolutamente imperdibile tra le cose da vedere a Baku.
8. La metropolitana
https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=01QihIjJxPo
Austera ed efficiente come tutte le metropolitane sovietiche, anche quella di Baku è uno dei più maestosi e visibili segni lasciati dall’Unione Sovietica in Azerbaijan. So che non vi aspettavate di vedere il metrò in una lista su cosa vedere a Baku, ma c’è qualche bel motivo per visitarlo! Quinta metropolitana costruita in Unione Sovietica a partire dal 1967, dopo quelle (spettacolari) di Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Tbilisi, meritata quando la città superò il milione di abitanti, oggi risulta un po’ piccola e affollata per i flussi di persone che trasporta: viene ampliata di anno in anno. Alcune fermate, certo non belle come quelle della metro di Mosca, sono però elegantissime e sembrano quasi delle sale da ballo, che mescolano decorazioni tradizionali azere con lo stile sovietico, come a Elmler Akademiyasi.
L’altra nota di merito della metro di Baku va alle melodie scelte per annunciare i nomi delle stazioni. Ad ogni fermata è collegato un motivo musicale di 10 secondi del patrimonio musicale azero, connesso con il significato del nome della stazione. Sentire della musica classica in stazioni così storiche mi fa sempre sprofondare in un passato romanticissimo. Anche nella metro di Mosca trasmettono musica classica alla sera, ma lo fanno sulle scale mobili e non dentro i vagoni. Segnalo anche una professione mai vista prima, cioè il controllore di sicurezza delle banchine: essendo spesso affollatissime, questi controllori vigilano sulla linea gialla e fischiano a chi si sporge troppo, contengono la folla e aiutano le persone a entrare nei vagoni. La cui violenza di chiusura è inversamente proporzionale alla dolcezza delle note sotto cui si aprono 😀
Nel video, il (bellissimo) motivo della fermata di Sahil.
9. La vista panoramica sulla baia di Baku
Con una sfacchinata fino in cima al promontorio, oppure con la funicolare, si può salire fino alla base delle Flame Towers e ammirare la baia di Baku dall’alto, con le sue nuove architetture che emergono negli abitati, i pontili, il porto e l’incredibile penisola di Absheron, che si spinge così lontano nel Caspio che sembra voler raggiungere il Turkmenistan. E se avesse un Vesuvio… 😉
Ps. Napoli e Baku sono gemellate! Coincidenze?
10. La penisola di Absheron

Oggi densissimamente abitata, battuta da forti raffiche di vento, questa penisola ospita alcuni siti interessanti connessi con la lunga storia di questa lingua di deserto che si allarga sempre più col prosciugarsi del Caspio. La punta è una riserva naturale quasi inaccessibile, nella parte centrale sorgono fortezze (come quella di Ramana) da cui si ammira l’intera penisola, le sue spiagge (dove gli azeri fanno il bagno…) e le sue distese di trivelle. E poi ancora offre musei etnografici all’aperto, l’Ateshgah zoroastriano, il tempio del fuoco ancora venerato da Indu e Sikh, nonché vari fenomeni legati al vulcanesimo e ai gas.
Libri da leggere su Baku e sull’Azerbaijan
I miei giorni in Caucaso, di Banine: su Amazon, Libraccio e Mondadori Store
Uno dei libri più belli mai letti sul Caucaso, scritto meravigliosamente. È una storia ambientata a Baku e nell’Azerbaijan del primo ‘900, alla vigilia della Rivoluzione d’Ottobre. Banine vive in una famiglia arricchita enormemente dal petrolio del Caspio, con un parentado spaccato tra la modernità portata dai russi e l’Islam più tradizionale. Ma i bolscevichi bussano alla porta e per le famiglie dell’aristocrazia petrolifera la musica è cambiata. Libro seriamente bellissimo, consigliato di cuore.
A presto,
Eleonora
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9 commenti
Giovanni
sono in partenza per lavoro a Baku’, mi fermerò per un po’, consigli?
Ruben
Io sono a Baku adesso , per lavoro e alloggio nelle Flame Towers .. Al Fairmont Hotel
Ho fatto un giro nella città vecchia di sera e domani vorrei fare un giro al mattino sul Boulevard ..
In ogni caso non mi aspettavo una città così caratteristica e storica.
Grazie per le dritte
Luigi Crisci
Ho letto e Baku mi incuriosisce , voglio farci un pensierino, complimenti a Eleonora
Eleonora
Grazie Luigi!
Phaedra
Ehi, sto leggendo tutto il tuo blog, che voglia di fare la valigia…
Sono stata a Baku anni fa, per caso, e mi è rimasta nel cuore. Ora continuo a leggere il tuo sito..
raffaele mattia
sono a baku in questo momento ed è magnifica consiglio su tutto le flamme towers
Eleonora
Fantastico Raffaele, sono contenta che Baku ti sia piaciuta 🙂 a presto!