Cosa vedere a Samarcanda. Ridimensionarla per capirla

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Samarcanda, ancora tu! Ieri sono stata a sentire la primissima presentazione di Nostalgistan, libro splendido di Tino Mantarro che ho divorato in una notte e un giorno – la sua Samarcanda che «promette bellezza e invece regala una decadenza sontuosa» mi ha spronata, dopo millenni, a scrivere questo post. Che non è un semplice “cosa vedere a Samarcanda”, ma è una riflessione un po’ più profonda sulle aspettative dei viaggiatori e l’accettazione delle realtà. Che è anche quel misto di sensazioni contrastanti che provo quando penso a Samarcanda, una città che cerca di mettere insieme quella che era, ma che dobbiamo accettare per quello che non è e farcelo andare bene.

Spoiler: premessa pipposa sul fatto che la Samarcanda che ci aspettiamo in realtà non esiste e forse non è neanche mai esistita. Sei ufficialmente autorizzato/a a saltarla: nel caso vai direttamente al paragrafo Cosa vedere a Samarcanda.

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A Samarcanda, di nuovo

Questa volta a Samarcanda non ero più con MamaAfrika, abbagliata come me dai secoli di storia che mi srotolavano la fama e il desiderio di raggiungere questa città, ma con un ben più pragmatico toscano. Che arrivato al Registan ha esclamato, con candore, che gli sembrava “come Pisa”.

Sul momento mi sono sentita quasi offesa (dal paragone, nonché dal solito e deplorevole campanilismo dei toscani, ma quella è un’altra storia…). Poi, col tempo e varie discussioni e riflessioni, ho iniziato a capire cosa intendeva dire nel suo linguaggio cripto-sintetico.

Dovremmo tutti ridimensionare notevolmente le nostre aspettative prima di andare a Samarcanda. Che è una città senza colpe, se non quella di avere un passato troppo grosso per le sue attuali possibilità. E quella di aver lasciato che Roberto Vecchioni cantasse quella nera signora che lo guardava con occhi cattivi.

Samarcanda, una scenografia. E poi?

Operaie si riposano fuori da Shah-i-Zinda

Samarcanda è “come Pisa” perché quello che si vede dalle cartoline è come una scenografia teatrale attorno a cui nei secoli è stata fatta piazza pulita. Come a Pisa, dove la piazza dei Miracoli è esageratamente famosa per la portata del resto della città e sembra un po’ una scenografia teatrale circondata da una città che non le appartiene. A Samarcanda il mantenibile è stato mantenuto e completato dei buchi mancanti, il non mantenibile è stato ricostruito senza batter ciglio. Una città famosa per un monumento solo, circondata da un qualcos’altro che non le appartiene più e che a stenti riesce a sostenere il peso dei suoi millenni di storia.

Samarcanda non è la capitale dell’Uzbekistan, ruolo che è invece rivestito dalla grande Tashkent, l’unica vera grossa metropoli multiculturale dell’Asia Centrale e l’unica con una metropolitana degna di questo nome. Samarcanda è una città moderna di dimensioni medie, che dopo decenni di decadenza sovietica è stata risollevata, ripulita e resa presentabile a forza dal governo autocratico uzbeco nella speranza che attirasse turismo nel paese.

Oggi è la meta di molti viaggiatori attirati dai profumi che si sprigionano dal suo nome e di comitive di turisti abbagliate dalle immagini luccicanti di maioliche turchesi. Alcuni rimangono delusi, altri forse fanno finta di non vedere e si accontentano di quel che c’è: Samarcanda però va capita. Per intenderci, oggi la città assomiglia molto più a questa foto che non a una distesa di cupole blu:

La Samarcanda reale appare perlopiù così.

Detto questo, lungi da me il volervi scoraggiare a partire, anzi: voglio solo che partiate informati e con le giuste aspettative, per ottenere il meglio dal vostro viaggio e capire un po’ di più il paese che visiterete. A questo proposito, forse per farvi un’idea di come appare oggi l’Uzbekistan dovreste dare un’occhiata a quest’altro post sul come è cambiato l’Uzbekistan nell’era dopo-Karimov, cioè dopo la morte del primo grande dittatore dell’Uzbekistan contemporaneo (settembre 2016).

Oggi invece vediamo cosa vedere a Samarcanda oltre al Registan. Una micro guida onesta e sincera, non definitiva, non assoluta e non sensazionale. Una Samarcanda un po’ più vera, o quel che ne rimane. Andiamo?

Cosa vedere a Samarcanda

1. Il Registan

Che si legge Reghistàn, passatemi la pedanteria. Il monumento più famoso, visto, stravisto e fotografato di tutta l’Asia Centrale e simbolo sensualissimo del fascino per la Via della Seta. Insomma, alla fine è solo questione di ammettere a se stessi che è grazie alle tre belle madrase che ora sapete dov’è Samarcanda. Suppongo che la vicenda sia per tutti più o meno andata così:
1) wow, ma che figata di posto
2) Samarcanda, ah, certo! Oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh
3) oddio, si trova in Uzb… what 
4) Aspetta no dov’è l’Uzbekistan

E da lì avete iniziato a pianificare il vostro avventuroso mirabolante incredibile viaggio in Asia Centrale. Sperando forse (come tutti) di rincorrere chissà quale atmosfera perduta da caravanserraglio della via della Seta – che poi sono le vie della Seta, ma vabbè.

Insomma, per la succitata vicenda il Registan non potete proprio saltarlo. Si paga un biglietto per entrare, che a volte ha le sembianze di una mazzetta a un poliziotto vestito di verde dalla testa ai piedi (e che i locali chiamano oguréts, ‘cetriolo’ in russo). Se parlate russo date sfogo alla vostra fantasia per impietosire la signora della biglietteria e ottenere uno sconto: in Asia Centrale funziona così anche nei musei. Specialmente se siete giovani ragazze che si interfacciano con una bàbushka funzionerà alla grande, garantito.

Ma almeno sul Registan diamo qualche coordinata storica: significa in persiano “luogo di sabbia” ed era la piazza principale della Samarcanda timuride, spostata di qualche km dalla Samarcanda sogdiana. Le tre madrase (scuole coraniche) che vedete oggi, tutte storte e solo in apparenza simmetriche, sono state costruite nei decenni dopo la morte di Tamerlano (XV-XVII secolo) e selvaggiamente ricostruite in epoca sovietica. Non serve essere storici dell’arte per accorgersi dell’entità delle ricostruzioni (no, non restauri ahimé), perché le foto del Registan ai primi del ‘900 sono esposte anche all’interno della madrasa di Tilya Kori, che vanta una strabiliante cupola d’oro – minareti spezzati, cupole mancanti, facciate senza maioliche. Il complesso di oggi è senza imperfezioni e popolato da decine di negozietti di tappeti, tessuti, souvenir al posto di quelle che erano le celle dove vivevano e studiavano gli studenti di una delle migliori università dell’Oriente islamico di quei secoli. Ciò non toglie che il complesso sia comunque mozzafiato e un’immagine che non potrete mai dimenticare. L’area intorno invece, per quanto curata, sa di finto ed è il frutto delle devastazioni degli ultimi decenni, in cui la città vera e propria, fatta di case umili, è stata abbattuta per far spazio a grandi viali trafficati, camminamenti pedonali, giardini, pini (sì, avete letto bene), prati verdi e fiori innaffiati artificialmente in una città che sorge in mezzo al deserto.

2. L’Afrasiab

Forse vi sarà capitato di imbattervi in questa citazione di Alessandro Magno, a proposito di Samarcanda: tutto quello che ho udito di Marakanda è vero, tranne il fatto che è più bella di quanto immaginassi.

Tremendamente affascinante ed evocativa, se non fosse che la Marakanda che Alessandro aveva sotto gli occhi non assomigliava minimamente a quello che vediamo noi oggi – i monumenti più famosi e antichi sono stati costruiti oltre 1700 anni dopo! Samarcanda nella sua lunga storia è stata rasa al suolo più volte e dobbiamo anche assumere che abbia decisamente cambiato volto da quando, nel 329 a.C., lo sguardo del grande condottiero si posò su di lei.

Il poco che rimane della Samarcanda antica, invece, non ha le sembianze di una cupola color del cielo, ma sono le rovine visitabili gratuitamente sulla collina dell’Afrasiab, da cui si ha anche una bellissima vista sul profilo della città. È lì che si trova la Marakanda sogdiana, fondata alla fine dell’VIII secolo avanti Cristo e distrutta dagli eserciti di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), poi parte della Battriana, dei khanati turchi, dell’impero cinese e infine della conquista islamica, sotto cui la città si riaffermò come centro di primaria importanza dell’Oriente islamico. La città, circondata da molti giri di spesse mura, nei secoli successivi vide sorgere templi zoroastriani, buddisti, chiese cristiane, bagni pubblici, moschee, caravanserragli, mercati e mausolei. Con la distruzione portata da Gengis Khan la collina dell’Afrosiab fu però definitivamente abbandonata. Ma non aspettatevi palazzi affrescati a cielo aperto: i tesori rinvenuti dagli scavi dell’Afrasiab sono esposti nel museo all’ingresso dell’area archeologica, che non dovete mancare. Spettacolari, tra molti reperti interessanti, i bellissimi affreschi esposti nel museo, risalenti al VII-VIII secolo (dinastia Ikhshide).

3. La necropoli di Shah-i-Zinda

Il mio monumento preferito in città, al terzo posto nella mia lista su cosa vedere a Samarcanda. A cominciare dal nome tremendamente evocativo, che significa “il re vivente”: questa necropoli è una vera perla, utile per capire un po’ di più il culto uzbeco per il proprio passato (anche se non così filologicamente corretto). Benché anch’essa in parte restaurata alla russa in epoca sovietica, è stupefacente vedere la devozione con cui i pellegrini vanno a pregare all’interno di questi splendidi mausolei ed edifici rituali, affacciati uno di fronte all’altro in quella che è una specie di corsia VIP di un cimitero, tra cui è sepolta l’aristocrazia militare, il clero e la famiglia di Tamerlano. La devozione straordinariamente profonda prende le mosse dalla credenza che il cugino di Maometto Kusam Ibn Abbas sia sepolto proprio a Shah-i-Zinda, dopo essere stato decapitato per via della sua fede. Il complesso è diviso in tre parti, risalenti a tre epoche diverse. La parte più bassa, da cui si entra, è anche la più antica: XI-XII secolo. La parte intermedia è invece di epoca timuride (XIV-XV), mentre quella superiore è moderna (XIX secolo). Non mancate di visitare anche il cimitero vero circostante il mausoleo, posto su un colle, anche solo per farvi un’idea della diversità etnica della città e di quanto l’alfabeto cirillico sia ancora in voga nonostante la discussissima riforma dell’alfabeto dei primi anni ’90.

4. La moschea di Bibi-Khanym

Forse la più bella e non (ancora) del tutto ricostruita moschea dell’Uzbekistan, e che senza dubbio è stata una delle più grandiose di tutto il mondo islamico all’epoca della sua costruzione (XV secolo). A cominciare dal portale immenso, sotto il quale vi sentirete schiacciati, e che fa impallidire tutte e tre le madrase del Registan messe assieme. Il cortile è un bagno di silenzio, popolato di piante e fiori, ma è la parte crollata in fondo al cortile quella che vi parlerà di più, anche perché è l’unica parte più o meno originale e non ricostruita. La moschea, a causa delle dimensioni esagerate volute dallo stesso Tamerlano per celebrare le campagne indiane, è crollata definitivamente nel 1897, e molti dei mattoni originali sono stati riutilizzati in città come materiale da costruzione. Ci sono parecchie leggende intorno alla costruzione di questo colosso dell’architettura islamica, ma non hanno fondamento storico. Pare però che la donna di mezza età rinvenuta nel 1941 nel sarcofago sotto il mausoleo crollato possa veramente essere Saray Mulk Khanym, la moglie più anziana di Tamerlano, cui si pensa che la moschea possa essere stata dedicata.

5. Il vecchio quartiere ebraico

Bambine tornano a casa da scuola nel vecchio quartiere ebraico di Samarcanda

L’assaggio più semplice e vero di quella Samarcanda che è stata demolita per far spazio alle aree verdi e alle arterie del traffico intorno ai monumenti storici. Il vecchio quartiere ebraico di Samarcanda, oggi in realtà è multietnico e pieno di vita: le case sono già in muratura ma le fogne rimangono a cielo aperto. Tutto il quartiere è stato circondato da altissimi muri con poche porte d’ingresso, come per proteggere le maioliche ridipinte e le moschee ricostruite dallo squallore quotidiano degli abitanti di Samarcanda. Ho raccontato l’esplorazione di questo quartiere e della sua piccola sinagoga sefardita in quest’altro post.

6. I bazaar

Non limitatevi a visitare il bazaar turistico Siyob di fianco a Bibi Khanym: troppo ordinato, troppo pulito per essere veramente uzbeco. Spingetevi oltre, fino ai venditori abusivi che ti offrono pezzi di carne in mano, o vendono carote bitorzolute in secchi di plastica. Meglio ancora è visitare uno degli altri bazaar della città, quelli in cui gli abitanti del posto vanno veramente. Uno di questi è lo Yangi bazaar.

7. Gur-e-Amir, la tomba di Tamerlano

La tomba di Tamerlano, Gur-e-Amir

Se un luogo così famoso e iconico è finito così in basso nella lista di cose da vedere a Samarcanda è perché si tratta di un monumento interamente ricostruito e che non presenta più assolutamente nulla di autentico. Stupefacente il culto che gli uzbechi hanno per la figura di Tamerlano e quanto l’identità nazionale postsovietica giri attorno alla sua figura (immancabile e statuaria in ogni piazza di rilievo), pur non essendo Tamerlano mai stato un uzbeco. Anzi, per assurdo l’ultimo erede di Tamerlano, Babur, fu cacciato da Samarcanda con l’invasione delle tribù uzbeche del 1501. Sull’identità uzbeca e sui confini attuali della Repubblica ci sarebbe un papiro da scrivere, che vi risparmio – l’importante è che, in Asia Centrale soprattutto, dubitiate sempre delle identità nazionali come verità incrollabili e radicate nei secoli. Nella maggior parte dei casi sono creazioni artificiose, recenti e non troppo ortodosse.

8. La Moschea Hazrat Khisr e il mausoleo di Karimov

Un’altra tappa inusuale tra le cose da vedere a Samarcanda è il mausoleo di Islom Karimov, il primo presidente autocrate dell’Uzbekistan indipendente, che ha governato fino al 2016. Impressionante vedere le persone in fila che vanno a pregare sulla sua tomba. Già che passate di lì fermatevi a visitare la bella moschea di Hazrat Khisr e i suoi soffitti in legno policromo. È una delle moschee più antiche della città, fondata nell’VIII secolo ma poi distrutta ricostruita varie volte, di cui l’ultima nell’XIX secolo.

9. La Samarcanda russa

Uno dei molti volti di questa inafferrabile Samarcanda è la parte russa della città, dotata perfino di chiesa ortodossa di tutto rispetto. Vi sentirete d’improvviso a tutt’altre latitudini in un’atmosfera da vecchia Samarcanda zarista, con viali ombreggiati da immensi platani, piccole piazzette tranquille ed edifici in stile russo color pastello.

10. Cosa vedere a Samarcanda fuori dal centro

Una bambina mi fotografa dall’altra parte di un torrente sulla strada per l’Osservatorio

Infine un posto che vale la pena visitare tra le cose da vedere a Samarcanda, nei pressi del colle dell’Afrasiab, è l’osservatorio astronomico di Ulugh Beg, nipote di Tamerlano. Ulugh Beg è stato un pessimo condottiero e regnante, tanto da essere decapitato per i suoi insuccessi da un sicario mandato dal figlio. In compenso, però, promosse la costruzione della più antica madrasa del Registan e fu egli stesso insegnante e scienziato di notevole importanza. Gli astronomi del suo osservatorio raggiunsero risultati strabilianti nel calcolo astronomico e nell’individuazione di corpi celesti grazie sostanzialmente a una meridiana colossale chiamata sestante Fakhrī, rimasta pressoché intatta, attorno alla quale fu costruito l’osservatorio. Grazie a questo e altri strumenti gli scienziati di Ulugh Beg individuarono la lunghezza dell’anno con un errore di 25 secondi (nel XV secolo!) e la posizione nel cielo notturno di ben 1018 stelle a 200 anni dall’invenzione del primo telescopio.

Oltre all’osservatorio, già che siete sulla strada, fate una deviazione per visitare dei piccoli santuari addossati al lato nord dell’Afrasiab dove molti musulmani vanno in pellegrinaggio, potreste avere delle belle sorprese.

A presto e grazie di essere arrivati fin qui!
Ele

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