Low cost & ecosostenibilità
di Sara Daas
Qual è quel posto dove il clima fa schifo, il tenore di vita è altissimo e sono tutti biondi e bellissimi?
Indizi: NON è la Danimarca.
Infatti questo articolo tratterà di Danimarca, falsi miti che avvolgono questa terra piana e qualche trucco per apprezzare i nostri cugini di continente vichinghi. Contributo straordinario dei miei ospiti CS danesi!
(Siccome ho perso il cellulare e faccio schifo a far foto le ho prese da Google. 😀)
(Con) CHI (abbiamo a che fare)
1) Settentrionali al punto giusto: su una scala che va da “Siciliano” a “Inglese imbruttito” i danesi si collocano su una positivissima metà strada. Questo vuol dire che se state morendo non vi ignoreranno, ma rispettate la loro area vitale. A detta di Mantautas: “diventano meno timidi dopo un paio di pinte di Carlsberg“. (Curiosità: sapevate che è una marca danese? Beh, io no.)
2) Attenzione agli argomenti delicati: quando si tocca la questione immigrati/migranti, i danesi possono prendere delle posizioni estreme e apparentemente non liberali. Non marchiateli subito come “razzisti” e ascoltate le loro ragioni.
3) “In Danimarca non ci sono né veri ricchi né veri poveri”. Abbastanza sorprendente, per una nazione costosa come questa. Ma lo stato garantisce ai non impiegati un alloggio e un sussidio minimo fino a 3300 euro; le politiche sanitarie sono tra le più efficienti in Europa, e l’istruzione è gratuita, anche a livello superiore (no, scherzavo. Se sei uno studente di Master ti PAGANO, anche).
4) Una delle cose che mi ha sconvolto di più è che i danesi se la godono davvero. Su tutte le guide e sulla bocca di tutti i danesi sentirete parlare di “hygge“: è un concetto unico, incrocio tra lo “hakuna matata” e il “take it easy”. E non si coglie finché non si vedono coppie di vecchi danesi grigliare in riva ai canali della propria città.
5) Lingua: ovviamente sono tutti circa madrelingua inglesi. E la cosa diventa ancora più frustrante quando si incontrano tredicenni che sfoggiano una proficiency Cambridge-C2.
COSA (fare)
1) Occhio ai festival: ce ne sono per tutti i periodi dell’anno, per tutti i generi musicali e tutte le età. Aldilà delle Alpi la cultura dei festival è molto sentita: sono delle miniere di artisti interessanti, pogate violente, varie ed eventuali (come lo Smukfest di Agosto). E se pogare non vi interessa ce ne sono di più tranquilli (nell’isola di Fyn uno dedicato ad Andersen, a Ribe ho beccato uno Jazz Festival). In più la Danimarca è piccola, e spostarsi da un evento all’altro è facile, rapido ed economico.
2) Arte & design: sopratutto se siete di passaggio a Copenhagen o Aarhus, rispettivamente capitale e seconda città della Danimarca. Anche se per noi italianoidi mediterranei fa strano un turismo che non includa musei, cocci e Chiese, consiglio vivamente di droppare l’antico e scegliere il moderno, specialmente se avete poco tempo a disposizione. La Danimarca è un paese stiloso: mostre di arte contemporanea, installazioni di design, botteghe di antiquariato e improvvisazioni all’insegna del minimal ecosostenibile. Spesso a Copenhagen basta semplicemente passeggiare. Un esempio per tutti: la piazza rossa, Copenhagen, quartiere di Nørrebro. La piazza rossa, nel parco urbano di Superkilen, è una specie di installazione-palestra-spazio interattivo decorato con panchine e oggetti della comunità multiculturale della zona. Perla da non mancare ad Aarhus: AroS, museo di arte contemporanea costruito a tema “Divina Commedia”.
3) Natura: bus e traslatevi in Svezia. LOL, scherzo. Anche se nel pacchetto danese non sono incluse foreste selvagge e fiordi mozzafiato come quelli delle sorelle scandinave, le isolette attorno allo Jutland (vedi Mandø) meritano una visita: un modo simpatico e (naturalmente) costoso per visitare il parco naturale di Mandø, sullacosta ovest dello Jutland, è il traktorbuss, un trattore che conduce all’isola solcando le terre polderizzate (ma occhio agli orari perché ce ne sono pochi al giorno)! Un’altra meta simpatica è Skagen, all’estrema punta nord dello Jutland, che è anche una delle mete balneari preferite (bagnarsi nel mar Baltico? Ma SiEtE pAzzI?!)
4) Bambini&Nerd: poi ci sono cose nerd come Legoland o Labirynthia, parchi a tema nel cuore dello Jutland (sì, anche i Lego sono parte dell’orgoglio danese).
5) …mangiare? “Non è che abbiamo proprio una cucina nazionale”, dice Firas. Come rivelano le kebabberie dilaganti, il livello delle cose in giro è sul generico/cucinato-male. Di quel cucinato male nutriente, casalingo e simpatico (un po’ come i Danesi). Un esempio per tutti, lo Smørrebrød: dall’eloquente nome “burro-pane”, questi panini con burro&cose sono una delle presunte specialità danesi. Altre cose commestibili ed economiche sono i pølsehorn (letteralmente “salsiccia-corno”, parente danese dell’hot-dog). Apprezzabili le qualità di pane e i dolci: anche se i danesi non sono cultori della fika come gli svedesi (no, seriamente, non sapete cos’è la fika?), gli snegler meritano di essere assaggiati.
6) Collettivi! A Copenhagen e Arhus, aguzzate la vista e cercateli, sono ovunque. Nel paesaggio urbano si nascondono tra le villette a schiera dei quartieri residenziali, ma si notano subito perché sono decorati con colori sgargianti e intonacati in modi non convenzionali. Sono strutture gestite da comunità di giovani, spesso lavoratori e studenti internazionali, e organizzano corsi di yoga, jam session, workshop. Spesso ospitano anche viandanti di passaggio per qualche notte (io sono stata ospitata dal Kaos Kollektivet di Aarhus). In generale, un ottimo modo per conoscere gente, ambienti e valida alternativa a Tindr – che in Danimarca va un sacco, a proposito.
JOLLY: A proposito di esperimenti sociali. Sottoscrivo le indicazioni di Wikitravel e: se siete a Copenhagen, Christiania è un must-go. Christiania è una specie di paese dei Balocchi in cui le bancarelle vendono droga a cielo aperto, le case sono fatte di legno e la gente vive di baratto. MA non è solo un’attrazione per fricchettoni. Christania è un modello per numerose comunità autogestite e ecovillaggi di Europa – questa è una mappa dell’attuale situazione europea degli ecovillaggi.
COME (girare, sopravvivere, risparmiare)
1) Gomore.dk/Treno: il primo è l’equivalente scandinavo di Blablacar. Quanto ai treni, se prenotate online e con un po’ di anticipo rispetto al viaggio, le ferrovie danesi offrono gli “orange tickets” – parenti stretti della mitica “supereconomy” di Trenitalia. Quindi non scannatevi subito su Gomore, perché a volte i mezzi pubblici sono più convenienti.
JOLLY: se chiedete a un danese a cosa associano l’Italia per prima cosa, non è né la pizza, né la mafia, nè la nostra sgradevole loudness: la risposta è “i treni che funzionano male”, perché pare che nel 2007 una compagnia italiana (l’IC4) abbia scompigliato le vite danesi con un sistema ferroviario (a loro detta) inefficiente.
2) In città, a piedi: vi diranno tutti di prendere una bici a noleggio e mescolarvi con i locali. Fatelo solamente se siete ciclisti esperti: il traffico ciclabile a Copenhagen è comparabile a quello di macchine, le regole sono severe e se non avete una buona bici è più sofferenza che godibilità. In più il costo del noleggio per turisti – serve dirlo? – è spaventosamente alto e i piedi sono più ecologici di qualunque altra cosa.
3) Dumpster-diving, o skipping. Nomi scientifici per il più comune “ravanare nell’immondizia per raccattare cibo”. Incredibile ma vero, in Danimarca è una pratica diffusa anche tra studenti e diversamente-ricchi. E non sto parlando di avanzi o cose marce: spesso i supermercati sono costretti a buttare cibo intatto, perché se è scaduto anche da un giorno non lo possono mettere in scaffale. DICONO che in questo modo si possano ricavare pasti di lusso. (Io, ravanato nell’immondizia? Ma dai, cosa ve lo fa pensare?)
4) E per chi non è ancora pronto per lo skipping, tenete a mente che la maggior parte dei negozi e dei supermercati chiudono alle 17.
5) Riciclo bottiglie. Se avete appena consumato una coca-cola in bottiglia di plastica NON buttatela via, perché in Danimarca (di solito all’ingresso dei supermercati) hanno delle macchinette magiche che in cambio di flaconi sputano fuori soldi (o ticket da spendere al mercato). Ogni bottiglietta piccola dà l’equivalente di circa 15 centesimi. Che, OCCHEI, non è molto, ma se pensate che c’è gente che fa questo di professione si capisce che si può raccogliere del cash abbastanza facilmente.
Esemplare di skipper contento
QUANDO
Altro luogo comune è che il clima dei Paesi scandinavi faccia schifo. La verità è che fa schifo, ma non in maniera assoluta. Ad esempio, mentre a Luglio in Italia si suda anche l’anima, in Danimarca c’è fresco, prati in fiore e pioggerelle marzoline. Estate sopra tutte le altre stagioni.
QUELLO CHE I DANESI DICONO DI SE STESSI:
“Siamo timidi e manchiamo di autostima” ma “la Danimarca è una delle migliori democrazie al mondo“: in altre parole, self-confidence esistenziale azzerata, ma fiducia in una comunità che si sa gestire in maniera civile, e ne è consapevole.
“Copenhagen vs the rotten banana“. “Banana marcia” è il simpatico soprannome affibbiato dai danesi allo Jutland, la parte peninsulare della Danimarca. Questo perché questa porzione di terra si sta lentamente svuotando dei suoi (già pochi) abitanti, che migrano verso le isole e la capitale. In più pare che gli abitanti della parte ovest dello Jutland siano considerati i terroni (disclaimer: sono pugliese e posso usare questa parola) di Danimarca.
PERCHE’ VISITARE LA DANIMARCA
Per assorbire trucchi all’insegna dell’ecosostenibilità casalinga e scoprire che non è difficile far crescere girasoli sul balcone di casa, raccoglierne i semi e ricavarne uno snack e un soprammobile. Oppure scoprire che è possibile fabbricare un tavolino a partire da delle cassette di frutta. Per curare l'”imbruttimento” con lo hygge, toccare con mano un sistema che funziona e conoscere di persona “il popolo più felice del mondo”.
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