Diari di Viaggio | Marocco #2. Rabat

Pubblicato il 27 Aprile 2016

Scritto da Eleonora

Secondo capitolo dei diari di viaggio dal Marocco (segue dal diario di viaggio #1): Rabat, la capitale. Europea, ordinata, battuta dall’Oceano…

[2.147km percorsi, due valichi dell’Atlante, sette città principali visitate, autostop nel mezzo di una tempesta di sabbia nel deserto, una tenda in riva all’Oceano, dune di sabbia dorata, gole di roccia rossa, medine labirintiche, fortezze di sabbia, piazze immense, contrattazioni sfrenate pure sui biglietti dell’autobus, casette bianche e blu, giardini lussureggianti e non è finita qui…]

4. Rabat

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Stazione di Rabat Ville, la capitale ordinata che i francesi decisero di risparmiare a uno scempio edilizio costruendo eleganti palazzi bianchi, in stile 1912. I grandi viali di palme, i giardini, gli slarghi e le piazze alberate sono la Città Nuova.

Le bettole dove dormire a poco sono invece dentro la Medina, il solito intrico di viuzze, questa volta più ampie e regolari, dove osservare mille e più sfumature di umano, dal venditore di torrone allo spazzino. I mezzi muri sono a volte rossi a volte blu, le casette storte e vecchie hanno qualcosa di incredibilmente mediterraneo – che sia un’eco portoghese, andaluso, siciliano o greco?

L’aria è pesante di umidità. Vaghiamo per i vicoli della medina e sbuchiamo, al tramonto, alle porte colossali della Casbah degli Oudaia, una fortezza color terra che racchiude giardini lussureggianti, casette bianco titanio e blu oceano. Le strade tornano ad essere storte e conducono a uno spiazzo immenso che domina l’estuario del fiume e il grande mare.
Ma tra noi e l’acqua c’è una distesa infinita di piccole pietre bianche, una a fianco all’altra, circondate da mura possenti e protette da un marabutto smaltato. È un cimitero – affollatissimo di bare ricoperte di sale e avvolte dal violaceo soffuso della foschia portata dell’oceano.

Nei cimiteri islamici i corpi sono tutti sepolti sul fianco destro e orientati verso la Mecca. Rimaniamo senza fiato. Un cimitero in riva all’oceano, che scivola giù pian piano verso la sabbia…

Le onde si fanno sempre più grandi e si schiantano contro la scogliera nera e tagliente, minacciano il grande faro della città.

Per me, nata in pianura, sarà sempre una grande distesa di fascino e distacco. Paura? Ovvio che mi fa paura. Non riesco ad accettare che anche in pieno giorno possa nascondermi cosa si cela tra i suoi flutti – i più prodigiosi mostri marini.
Non sarò mai una persona di mare, o di oceano. Però quanto è grande…

5. Rabat

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Appena fuori dalla città nuova di Rabat c’è un’antica necropoli islamica costruita sui resti della città romana di X. La moschea, il bellisimo minareto verde e i marabutti sono stati in parte distrutti dal terremoto del 1755 (che noi europei conosciamo come “di Lisbona”, ma che ha devastato mezzo Nord Africa, le Azzorre e le Canarie ugualmente, causando incendi, tsunami e vari cataclismi) e oggi ospitano grandi nidi di cicogne. Tra antiche pietre romane, berbere, ebraiche e arabe crescono piante e fiori dai colori e profumi incredibili.

All’ingresso mi avvicinano due ragazze, Weneb e Zineb, studentesse di chimica ed economia, curiosissime di conoscermi. Mi chiedono se sono marocchina e musulmana. Che domande particolari! Ma non essere nessuna delle due mi rende forse davvero speciale ai loro occhi.

Chiacchieriamo nel mio francese inventato: la spontaneità e la dolcezza con cui le persone si interessano proprio a te è quasi commovente. Perché io? Che ho di speciale? In fondo sono solo una turista come tanti altri…
W e Z vogliono conoscere la tua cultura e farti conoscere la loro. Per loro sei interessante a prescindere e senza dubbio avrai qualcosa di unico da condividere con loro. Io, accantonata la milanesità, ho cercato di dare il meglio che potevo…

Ci rilassiamo all’ombra di foglie immense, ascoltando le cicogne fischiare e riempiendoci i polmoni del profumo della limoncina. Al momento di andare, W e Z mi lasciano con parole incredibilmente affettuose per una semi-sconosciuta: “Hai un sorriso bellissimo, Nora”

Ma a quanto pare quaggiù basta questo: un sorriso, poche parole in una lingua comune, un abbraccio che avvicini dei cuori buoni.
E di certo non si dimenticheranno di te facilmente…

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