Il quartiere russo di Riga, Lettonia: piccola esplorazione urbana

Pubblicato il 3 Luglio 2017
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Scritto da Eleonora

Il quartiere russo di Riga, Maskavas Forštate, ha a lungo goduto di pessima fama e leggende da brividi lungo la schiena. E’ stato, per me, il lato più interessante di una Riga che ho sentito troppe volte descrivere come una Milano del Baltico o appiattire dietro due casette art nouveau un po’ troppo ristrutturate. Riga e la Lettonia, per chi è interessato alla Russia e vuole avvicinarcisi gradualmente, sono due appendici russe sconfinate in Unione Europea.

Se Tallin ha mirato alla Finlandia e Vilnius alla Polonia, la Lettonia, così stratificata tra lettoni, tedeschi prussiani, ebrei e tantissimi russi, ha certo fatto più fatica a trovare una propria identità ibrida e non monoetnica. Il quartiere russo è oggi una miniera di storie e magie sul punto di accadere, nonché un must per i painderoutiani più amanti delle esplorazioni urbane e di un po’ di sano degrado postsovietico.

Stanchi dai quasi mille chilometri percorsi per giungere a un passo dal Baltico, i mercanti russi di Mosca costruivano a Maskavas Forštate le loro baracche temporanee per poi andare a mercantare nella città vecchia. Il quartiere russo di Riga ha vissuto sulla sua pelle anche l’incendio della Grande Sinagoga e la costruzione di un enorme ghetto ebraico da parte dei nazisti. La parte del quartiere più vicina al centro è solo un po’ decadente e desolata, e di giorno per niente pericolosa: l’ho girata tutta da sola in un tiepido febbraio, all’inizio del disgelo baltico. Oggi è il quartiere dei russi e dei bielorussi.

Tra le ultime luci del giorno vedo, dal treno di ritorno dalle foreste e dai castelli di Sigulda, le cupole colorate delle chiese ortodosse russe e il grande mostro staliniano: l’Accademia delle Scienze di Riga – la cosiddetta Birthday Cake, appartenente alla serie estera delle (splendide) Sette Sorelle di Mosca.

Il quartiere russo di Riga: piccola esplorazione urbana

Il mattino dopo, tra le solite nuvole fumose, supero il ponte ferroviario e mi incammino verso il cuore del quartiere, circondata da mattoni del tipico giallosporco-esteuropa e case di legno antiche e fatiscenti. Un paio di km dopo arrivo alla chiesa ortodossa russa di Grebenshchikov, della comunità dei Vecchi Credenti – scismatici del 1666 che rifiutarono le riforme della chiesa ortodossa tradizionale. Alcuni di loro sono ancora molto integralisti e orgogliosamente distinti dagli ortodossi russi “classici”.

Faccio per entrare nel cancello quando mi si para davanti un vecchio magrissimo e gobbo, con una barba enorme, che non si sposta e che non appena cerco di scostarmi mi dice:

– нет (niét, no).

Provo a spiegargli, турист (turist, turista), видеть (videt’, vedere)… Ma non c’è verso.

– нет.

Mi porta a vedere un cartello tradotto in inglese: “le donne vestite in maniera indecente non possono entrare”. Mi guardo, dai piedi in su. Anfibi. Pantaloni pesanti. Giaccone antisiberia fino quasi al ginocchio. Guanti. Sciarpone-tenda. Cappello mama-from-da-ghetto che non mi lascia fuori neanche un capello. Non vedo quale sia il problema.

Mi indica i pantaloni e muove il dito a tergicristallo (?): нет нет нет.

I pantaloni per questo insolito vegliardo lettone sono indecenti dal 1666. Dovrei portare una gonna, altrimenti per lui sono equiparabile a un uomo. Improvviso un gonnellone con la mia sciarpa-tenda, ma non c’è storia: ormai i pantaloni li ha visti, e mi vede già bruciare nelle fiamme dell’inferno. Nei gironi degli eretici, dei trans e delle prostitute contemporaneamente.

Alzo gli anfibi e faccio un dietrofront indignato e teatrale; e meno male che i cristiani erano quelli civili e tolleranti, penso…

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In un’altra enorme chiesa ortodossa con il tetto verde pisello riesco (finalmente!) ad entrare e a sbirciare una funzione religiosa – ci sono anche donne coi pantaloni, super trasgressive (si scherza: la chiesa russa standard è decisamente più al passo coi tempi su questo fronte). Passeggio un po’ tra cimiteri ortodossi, baracche di legno e lamiere, cumuli di mattoni rotti, muri monocromo, autobus sovietici abbandonati sotto cavalcavia, i resti della sinagoga bruciata dai nazisti. Adoro l’Est Europa perché c’è sempre qualche relitto storico da esplorare.

Mi imbatto, gironzolando un po’ a casaccio, nel mercato delle pulci del quartiere russo di Riga. Senz’ombra di dubbio, il mercato più pulcioso e illegale della storia del mondo (si chiama Latgalīte), con tanto di buttafuori all’ingresso, che, mentre passo, disprezza la mia mediterraneità. Anche quelli nel profondo bronx dell’Oblast’ di Mosca ancora gli fanno un baffo.

A questo punto avrei bisogno della vostra collaborazione: pensate a i tre oggetti più inutili di sempre. [3… 2… 1… DINNNN]

Perfetto. Sono gli stessi che ho pensato anche io. Ecco, lì c’erano stand interi di questo ciarpame. Da auricolari rotti a viti storte o bicchierini da liquore spaiati design 1871.

Sarà stato l’inizio del disgelo, il buio baltico invernale o la gentaglia un po’ torva, ma mi sembrava mi guardassero un po’ male. In un cambio rotta, mi dirigo verso il regalino di Stalin, un grazioso ecomostro marrone annate 1952-1954, fratellino di altri bestioni dislocati tra Mosca (Le 7 Sorelle), Varsavia (Il colossale Palazzo della Cultura e della Scienza), Praga, Bucarest e Kiev. Decisamente più piccolo di quello di Varsavia o di uno qualsiasi dei famosissimi palazzi moscoviti, ma ugualmente inquietante e magnificente. Non certo la prima immagine di bellezza che ci affiora in mente, ma sicuramente con un suo perché. Consigliato ai collezionisti architet-storici specializzati in Est Europa.

Dopo altri mercatini infestati da colonie di gatti neri che spuntano tra assi di legno e detriti, arrivo al Mercato Coperto, ricavato dentro gli enormi hangar dei dirigibili Zeppelin anni ’30. Al Mercato Coperto si trova davvero di tutto, anche cibo take away molto gustoso come riso, farro, patate lesse o polpettine strane. Tenete sempre conto, però, che se non sapete dovecosa mangiare, in Russia così come nelle Repubbliche Baltiche farete un po’ la fame. Io ho trovato tanta frutta secca dall’Uzbekistan: buona come in Asia Centrale, consigliata anche per i prezzi postsovietici 😉

Tornare tra le casette colorate un po’ finte dopo una passeggiata nel quartiere russo di Riga è uno shock notevole. Vecchi bigotti e gatti infetti a parte, Maskavas Forštate è un brulicare di vita interessante e autentico, da non perdere se si passa per Riga. Un’ottima idea per chi, come me, è un cacciatore viaggiante in cerca di storia.

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