L’isola di Olkhon non era la mia meta più ambita della Transiberiana. Troppo facile, troppo già vista, pensavo dentro di me – con grande presunzione. Una volta arrivata (con mille peripezie, come sempre, tra cui l’essere stata “venduta” come merce da trasportare al camioncino delle poste russe di Olkhon), non volevo più venire via. E mai prima di allora sono stata più felice di essermi sbagliata di grosso.
In realtà non sapevo davvero cosa aspettarmi da un posto così remoto e turistico allo stesso tempo. Le informazioni online non erano poi così precise. Un’isola sì, ma che poteva mai avere di così speciale?
Assicurazione di viaggio per la Russia
È obbligatorio fare un’assicurazione di viaggio per la Russia.
Una affidabile e a buon mercato, che ho testato in prima persona e che copre tutto il mondo, incluse zone remote che molte altre assicurazioni non coprono e con opzioni che includono anche attività sportive, è la spagnola IATI.
Sono affiliata a questa assicurazione, che significa che ho per voi un codice del 5% di sconto e se doveste decidere di utilizzarla io riceverò una piccola commissione.
5% di sconto sull’assicurazione di viaggio IATI
L’isola di Olkhon, lago Baikal, dove tutte le energie del mondo convergono
L’isola di Olkhon non è sinonimo di Baikal. Siamo in Russia, e tutto ha distanze di fronte alle quali noi italiani non possiamo che impallidire. Il Baikal è di fatto una rift valley profonda ben 1.642m e lunga 636km (circa la metà della penisola italiana!). L’isola di Olkhon è sì un’isoletta rispetto al Baikal, ma ha comunque dimensioni anti-umane.
All’inizio pensavo di arrivare e girarmela a piedi. Poi ho letto che era lunga 72km e larga 21, con strade sterrate fatte più da buche che da sabbia, e sostanzialmente nessun centro abitato né segni di civiltà oltre alla squallida capitale Khuzhir.
Così ho fatto un bagno d’umiltà e il secondo giorno mi sono affidata a uno dei millemila giri in UAZ organizzati dalle guesthouse, facendo, per un giorno e con tanta serenità, la turista.
Se Olkhon ha iniziato ad attirare turisti un po’ fricchettoni da tutto il mondo, negli ultimi quindici anni, è perché è un luogo magico per davvero. Niente che si può spiegare a parole con facilità. Ho scritto tantissimo dell’isola, non ho concluso quasi niente e ovviamente non ho pubblicato nulla. L’ho vissuta senza programmi, senza orari, seguendo il tramonto del sole quasi da notti bianche, a metà giugno, con l’Isola che esplodeva di fiori e di colori.
L’isola di Olkhon è uno dei sette poli di energia sciamanica per la popolazione buriata che abita l’oblast’ di Irkutsk, in cui si trova, e la vicina Buriazia. Ogni albero che ha sfidato il gelo e i venti per crescere su quello scoglio arido è stato rivestito da centinaia di nastri colorati – un segno di umanità e di speranza in una natura sconfinata, potente, primordiale.
Basta vedere la perfezione di quelle due immense rocce, il geometrico splendore della baia che le incornicia, la velocità con cui il cielo disegna immense scie, possenti nubi, tramonti struggenti. La forza chiara degli ultimissimi raggi di sole che scendono lentamente, rincorrendo il solstizio. Non so cosa sia la meditazione. Ma se perdersi per ore sferzati da un vento impietoso, pieni della bellezza che ci circonda, dimenticandosi del tempo e di qualsiasi altra cosa oltre alla strabiliante complessità e perfezione di quel luogo può essere considerato tale, allora sì: ho meditato. Era l’unica cosa che potessi fare: lasciarmi attraversare e addormentarmi in quell’immenso fascio d’energia.
La più grande magia, oltre a vedere la grande varietà dei suoi paesaggi e i piccolissimi fiori che crescono per poche settimane in primavera, è stata vederla inverdire da un giorno all’altro dopo poche gocce di rarissima pioggia. Da sabbia bruna a un manto verde timido e scintillante. Se non è magia questa…
Su Olkhon c’è davvero molto più di così da dire, ma per ora mi fermo qui e lascio che questo articolo rimanga più pratico che emotivo. Chissà, magari prima o poi chiuderò le altre storie e tornerete a leggere quassù, nei diari di viaggio.
Cosa fare sull’Isola di Olkhon, Baikal
Prima di partire per il Baikal esattamente non mi era ben chiaro cosa si potesse fare su quest’isola e, in realtà, mi si è chiarito solo una volta che ci sono arrivata.
Essenzialmente, le cose da fare sono queste:
- Rimanere ipnotizzati per ore guardando le Rocce dello Sciamano, belle come non mai, a tutte le ore del giorno e della notte
- Stare a chiacchierare di avventure assurde aspettando il tramonto con tutti i backpacker fulminati che arrivano sull’Isola, bevendo una scadente birra overpriced venduta dalle più imbronciate delle cassiere buriate di Russia
- Fare una passeggiata a piedi da Khuzhir allo spiaggione oltre le rocce dello Sciamano
- Affittare una bici e fare qualche escursione per l’isola sulle sue dissestatissime strade
- Affittare un kayak e girare intorno alle Rocce dello Sciamano
- Fare un tour organizzato in UAZ nel Nord (tutti i capi e luoghi più famosi) o nel Sud dell’Isola (mezza giornata abbondante), ogni guesthouse propone il suo, prezzi intorno ai 15/20€ a persona
- Giri in barca intorno all’isola
Che ho fatto e che rifarei: tutto, ma anche il tour organizzato nel Nord dell’Isola. Arrivare fino all’isola di Olkhon e non spingersi a vedere i paesaggi molto diversi di questo scoglio lungo 70km è un peccato. Le guide/driver parlano ovviamente solo russo nella maggior parte dei casi, io traducevo per tutti gli altri partecipanti stranieri (inventando ampiamente, ma vabbè). È un peccato non capire niente perché le storie dietro ogni luogo visitato sono molto carine e dicono tanto della profonda spiritualità del luogo, ma tant’è. I paesaggi da soli, anche senza storie, meritano comunque il viaggio.
Che non ho fatto e mi sono amaramente pentita di non aver fatto, per mancanza di tempo: giro in bici e giro in kayak!
Dove dormire a Olkhon (Khuzhir)
Il villaggio principale dell’isola di Olkhon è la polverosa Khuzhir, un agglomerato di casette di legno e simil-baracche sovradimensionato, il cui snodo principale è una tanto sconnessa quanto polverosa stradona sterrata, su cui sorgono gli unici bar, supermercatini e la fermata degli autobus.
Non lasciatevi trarre in inganno dal disordine e dalla polvere: Olkhon non c’entra niente con Khuzhir, ma è qui che dovrete avere base per partire alla scoperta dell’isola. Sostanzialmente tutte le strutture dove alloggiare si trovano sparse per questo centro abitato un po’ labirintico.
Consiglio tantissimo, per la simpatia e i modi di fare 100% soviet della babushka, la Usad’ba Nabaimar (e grazie a Jenny per la soffiata). Prezzi onesti, usad’ba carinissima tutta di legno e nuova, mensa onesta, ottime escursioni a prezzi sempre onesti (ma solo po-russkij, ovviamente).
Il celeberrimo Nikita, invece, che ormai è così famoso che accetta prenotazioni solo dal suo sito, mi è un po’ scaduto perché applica il prezzo di una doppia intera anche ai viaggiatori da soli. Grande autogol, sono andata alla Usad’ba Nabaimar.
Le Yurty Olkhona, dove anche ho dormito una notte, sono la soluzione più economica, simpatica ma anche spartana border-line schifo dell’isola. Molto molto molto essenziali, umidissimo dormirci di notte, docce praticamente senz’acqua sufficiente per lavarsi i capelli. Però dormi in una yurta buriata (ger): figata! (Di yurte abbiamo parlato qui: puntata #03.05 di Cemento podcast).
Come andare da Irkutsk a Olkhon
Come un po’ dovunque in Russia, la risposta cambia molto a seconda della stagione. Nel periodo del disgelo, e quindi d’estate, si arriva sull’isola di Olkhon con marshrutki regolari che partono circa ogni ora da Irkutsk. Non è un viaggetto da nulla: stiamo parlando di almeno 5h solo andata ed è per questo che ha senso stare ad Olkhon almeno due notti, ma più ci sta meglio è.
Potete controllare e prenotare online (big news!) gli orari delle marshrutki da questo sito. Hanno costi diversi a seconda di non si capisce bene cosa. Si può comprare online oppure direttamente sul posto, a parte ad agosto è raro che i biglietti vadano tutti esauriti se andate lì con una ventina di minuti d’anticipo sulla partenza. Essendo un’isola, c’è un breve tratto in traghetto gratuito da fare. State sereni, la marshrutka si imbarca automaticamente con voi e prosegue il viaggio fino a Khuzir. Zero stress.
Diffidate di quei duemila siti di guesthouse che vi dicono che l’unico modo per raggiungere Olkhon è prendere il loro transfer privato e super costoso.
Sulla Transiberiana ho scritto molti articoli: li trovate sotto la categoria Est Europa e Russia. Altre foto del Baikal sono sul mio account Flickr e nelle storie in evidenza su Instagram.
Questo post può contenere link affiliati o sponsorizzati.
Seguite Pain de Route su Instagram o iscrivetevi alla newsletter.