Più torno nei Balcani, più aumenta esponenzialmente la mia lista personale di regioni da visitare, isole da raggiungere, montagne da scalare. Sì, le crociere continueranno a scaricare fiumane di gente nei porti (anche se in realtà spero di no), ma per ogni città inaccessibile o isola congestionata ce ne sarà una nuova di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza. Un po’ così, in fuga dal Covid e dall’Italia, abbiamo studiato questo itinerario insolito in Croazia, lungo la costa tra Fiume e Spalato, per una risicatissima settimana – troppo breve, ma sufficiente a rigenerarsi.
Di isole grandi, isolotti e scogli, in Croazia ne possiamo contare più di mille. Poi in realtà, se non siete intenzionati a costruire una zattera e procacciarvi il pesce facendo i naufraghi su quattro sassi sfuggiti alla marea, il cerchio si restringe a circa un’ottantina di isole principali.
Le più note sono anche le più affollate, anche se da turisti diversi: Hvar, Pag, Mljet, Krk perché collegata da un ponte e facilissima da raggiungere dalla terraferma e non solo. Ma di isole ce ne sono davvero tante, tutte belle e diverse, tanto che ci si potrebbe permettere di scegliere quasi a caso, puntando il dito alla cieca sulla cartina. E più è scoglio arido, più mi piace.
Un itinerario insolito in Croazia
I tre punti fissi attorno a cui abbiamo costruito il nostro itinerario insolito erano questi:
- un po’ di mare, ma solo isole raggiungibili senza traghetti
- un po’ di montagna, ma niente di estremo
- città secondarie, per evitare le folle
Qui il tracciato azzurro dell’itinerario insolito in Croazia (anche se in realtà venivamo dalla Slovenia, come vedete dalla mappa), più altri tracciati balcanici, frutto di tanti viaggi:
Su consiglio di Elena, amica croata, abbiamo individuato due isole: Krk, la primissima isola raggiungibile da Fiume, nel Quarnaro, e Murter, una piccola isola a nord di Sibenico, raggiungibile dalla terraferma grazie a un minuscolo ponte. A metà strada ci siamo fermati per un’escursione nel Sjeverni Velebit, il massiccio montuoso più famoso della Croazia, e al ritorno abbiamo fatto tappa a Sibenico prima di prendere il traghetto da Spalato.
L’isola di Krk
Su Krk ero già stata, ma rivederla in alta stagione ha stravolto le impressioni un po’ fredde che avevo avuto la prima volta. L’isola è tanto pietrosa e arida a est, quanto boscosa e rigogliosa nel centro e nell’ovest, e ben servita da strade che ne tagliano l’entroterra un po’ anonimo. È iper-attrezzata, piena di campeggi e grossi supermercati, ma anche completamente deserta e disabitata per grosse porzioni di costa. Insomma, perfetta per famiglie tedesche in vacanza, ma anche spontanea e vera, come piace a noi.
Abbiamo alloggiato per due notti in quello che probabilmente è il posto più brutto dell’isola, Punat, ma dove i campeggi sono più economici, e che si trova in una posizione strategica. Il nostro campeggio era spartano, tra i più economici, ma molto carino – si chiama Maslinik. Abbiamo prenotato via mail. Non so voi, ma solo questo dettaglio anni ’90 valeva l’esperienza. La clientela è fatta all’80% da croati, polacchi, cechi e tedeschi che parcheggiano lì la loro roulotte per tutta l’estate.
La zona di Krk più selvaggia e meno frequentata è la serie infinita di calette che si susseguono, una dopo l’altra, oltre Stara Baška. La strada di per sé è già spettacolare, ma le casette costruite in riva al mare e le auto parcheggiate in fila come formiche lungo la litoranea non ci invitavano. Così abbiamo parcheggiato dove finiva la strada e da lì abbiamo semplicemente camminato e camminato su sentierini battuti poco o pochissimo, spostandoci di caletta in caletta. Finché non siamo rimasti solo noi, il mare, il massiccio del Velebit a est, l’isola di Rab a sud, e Cres a ovest. Non solo un paradiso lunare e dalle acque turchesi, ma anche uno dei panorami isolani più belli mai visti in Croazia.
Consiglio: i sentierini lungo il mare spesso non sono segnati nemmeno sulle migliori app di sentieri (io uso OsmAnd), e a volte non sono segnati nemmeno sul pietrisco affilato. Procedete fiduciosi, è tutto fattibile, ma non in infradito, meglio avere delle scarpette da scogli o scarpe chiuse, perlomeno per raggiungere le spiaggette più remote.
Dove mangiare a Krk: un posto eccezionale, il migliore dove abbiamo mangiato in Croazia, è la Konoba Nono di Krk città, a un paio di minuti a piedi dal porto vecchio. Fanno loro ogni cosa che vi arriva sul tavolo, dall’olio di oliva al pane caldo appena sfornato. Prezzi più onesti di molti altri ristoranti.
A Punat abbiamo mangiato al Restoran Ragusa, prezzi accettabili, camerieri simpatici, birra ghiacciata. Era l’unico aperto fino a tardi, sono stati carini, cibo buono ma prendetemi come palato tutt’altro che fino.
Parco Nazionale del Sjeverni Velebit
Per questa deviazione montana devo ringraziare i preziosi consigli di Elena e di Nicola. Ecco, vi consiglio veramente di venire a esplorare un po’ di Croazia montana, specie se vi piace il carso, la pietra chiara, e i panorami aperti sul mare. Il Velebit è proprio di strada ed è stata una tappa fondamentale del nostro itinerario insolito in Croazia. Pochissima gente e molto sportiva e rispettosa della montagna.
Il parco del Sjeverni Velebit (Velebit settentrionale) è il più recente della Croazia ed è organizzato molto bene, anche se ci vuole un po’ di impegno per capire la segnaletica, che manca di tempi di percorrenza, e i nomi dei sentieri (a volte chiamati con sigle non super intuitive), in parte per via di un sito non super chiaro. Ma in generale è tutto facile e le informazioni si trovano.
Il sentiero che abbiamo fatto noi, il sentiero di Premužić (che si sovrappone al VPP), ha poco dislivello e non è troppo lungo (2.30h tra il parcheggio e il bivacco Rossi), eppure non è esattamente adatto a tutti perché è quasi tutto sul pietrisco, spesso a strapiombo sulle vallate, e senza protezioni. Ma, se avete una buona forma fisica e un minimo di esperienza in montagna, avventuratevi con serenità.
Abbiamo pagato l’ingresso del parco a Babic Sica e da lì abbiamo proseguito fino all’ultimo parcheggio disponibile, ai piedi del rifugio Zavižan. Dal parcheggio il VPP non passa per il rifugio, ma la deviazione richiede solo 5 minuti e vi ricompensa con un panorama già grandioso sulle isole, perché il rifugio si trova già a 1645m.
Il sentiero è per metà immerso nel bosco e per metà in una foresta di rocce bianche levigate, quasi irreali, mentre a est si aprono vallate boscose e insidiose (piene di doline) e a ovest a tratti si intravede il mare. Il sentiero rimane perlopiù sul versante orientale e quindi protetto dal vento, ma non è panoramico. Si percorre questo sentiero meravigliandosi del prodigio tecnico con cui, negli anni ’30, il professor Ante Premužić è riuscito a farlo costruire, rendendo di fatto accessibile un massiccio impervio e accidentato, assolutamente non percorribile senza l’aiuto dell’uomo. I sentieri spesso sono dei muretti a secco addossati a pareti di nuda roccia, in contesti difficili e affascinanti. Ci sono un po’ di cartelli esplicativi ma sono solo in serbocroato. La storia di Ante Premužić è molto bella e vi consiglio di leggerla qui.
Il VPP in realtà è un percorso che consente di percorrere tutto il massiccio del Velebit in alta quota, da Nord a Sud o viceversa. Il trekking richiede 9 giorni ed è diviso in tappe che corrispondono a rifugi o bivacchi dove poter dormire. Con il covid, non era possibile pernottare in rifugio se non affittandolo per intero per una notte, il che andava fuori dal nostro budget, ma altrimenti le cifre sono assolutamente accessibili. La prima tappa è Zavižan – Alan, ma dovendo noi tornare indietro, ci siamo fermati al Bivacco Rossi, ma facendo una deviazione di 20 minuti in salita per raggiungere la vetta del monte Gromovača (1676m).
La vista dal Gromovača è impagabile, ma la salita, segnata come un sentiero normale, non è assolutamente adatta a escursionisti non esperti, perché di fatto richiede di scalare una piccola parete di roccia, ovviamente senza corde e attrezzatura, sia in salita sia in discesa. Nei due punti più difficili ci sono due ferri inseriti nella roccia per aiutarsi, ma di fatto rimane una parete ripida non attrezzata. Fattibile, ma se si soffre di vertigini o non si è molto sicuri delle proprie capacità è assolutamente da lasciar perdere. Ci sono altre vette (tra cui lo stesso Veliki Zavižan appena sopra il rifugio) da cui sono sicura la vista sia simile, ma spero con un sentiero meno difficile.
Consigli: comprate (o, meglio, riempite dal rubinetto) l’acqua prima di salire in quota, perché non troverete assolutamente fontanelle né fiumi, e l’acqua in bottiglia venduta al rifugio Zavižan è carissima e oligominerale, cioè vi disseterà ben poco.
Scarponi da montagna necessari, perché le rocce sono parecchio sconnesse. Meglio avere calzettoni e pantaloni lunghi anche per scongiurare morsi di serpenti, che adorano le pietraie assolate. Cappello e occhiali da sole necessari, i trattim esposti con la pietra bianca hanno molto riverbero.
L’isola di Murter
Abbiamo inserito Murter nel nostro itinerario insolito in Croazia su consiglio di Elena, perché Murter è un’isola autentica e spopolata, ancora non devastata dal turismo. E, in effetti, nonostante i prezzi cari di ristoranti e supermercati (sì, siamo riusciti a pagare una cassa d’acqua l’equivalente di 7€) nella cittadina di Stretto (Tisno), era effettivamente molto selvaggia e meno gettonata anche solo rispetto a Krk.
C’era turismo tedesco sportivo, in particolare in bicicletta, e turismo croato o dell’Europa slava (polacchi, cechi etc.). Noi abbiamo frequentato più che altro la parte Sud dell’isola, completamente disabitata, con calette boscose stupende, alcune delle quali molto difficilmente accessibili (cioè, accessibili ma senza sentiero). Ma, in fondo, sta lì il divertimento. L’isola è così piccola che si potrebbe tranquillamente girare a piedi. Per passare dal versante est a quello ovest, in certi punti l’isola è larga meno di 2km.
Cosa vedere a Murter
Siamo rimasti a Murter tre giorni e ci siamo dedicati alla vita di campeggio, a contatto con la natura, e abbiamo essenzialmente visitato diverse calette dell’isola, cercando le più defilate. Non mancano i bei paesini e qualche attrazione, se, anche in caso di maltempo, volete fare qualcosa di diverso. Vi lascio qualche spunto su cosa fare a Murter:
- Visitare i paesini di Tisno (Stretto), Jezera e Murter, suggestivi e pieni di belle case antiche, in pietra bianca.
- Fare una passeggiata fino al Vrh Gradine, un colle affacciato sul golfo con uno splendido panorama su Murter città e sulle Incoronate in lontananza, oppure limitarsi alla vista che si ha dalla bella chiesetta di Gospa od Gradine, lungo il mare.
- La spiaggia più famosa dell’isola è la plaža Riva Podvrške e spiagge adiacenti, da cui si ha una vista grandiosa. C’è un bell’isolotto collegato alla spiaggia da un ponte: le spiagge dell’isolotto sono riservate esclusivamente al nudismo (indicato con la sigla tedesca FKK in tutta l’isola). L’area è abbastanza attrezzata e le coste sono occupate da bei campeggi lungo il mare, immersi negli uliveti.
- Nei pressi di Jezera, ci sono alcune chiesette carine (anche se un po’ simili tra loro): Crkva Sv. Konstancija è quella più famosa tra i locali per le celebrazioni, situata in mezzo a uliveti, su un colle panoramico, e raggiungibile con una scalinata (sotto il sole). In città c’è anche la chiesa Gospe od Zdravlja, con un bel campanile in stile veneziano, e quella situata in cima al colle che domina il paesino, Gospe od Karavaja, molto bella.
- Sul versante sud-ovest, c’è una curiosa costruzione di muretti a secco chiamata Pudarica, una sorta di mini-nuraghe accessibile solo esternamente in versione croata. La vista da lì è molto bella, ma come si ha da altri rilievi.
- Collegato a terra da una lingua di terra sottile, c’è l’isolotto di Murtarić, traducibile come “Murterino”, selvaggio e più fotogenico rispetto all’equivalente della plaža Riva Podvrške.
- Percorrere i sentierini ciclabili lungo il mare, come quello tra la spiaggia Kosirina e la Koromašna uvala.
Dove mangiare a Murter: sull’isola i prezzi dei ristoranti erano semplicemente inabbordabili e un signore del posto ci ha consigliato di mangiare sull’ultima rotonda prima di arrivare a Tisno, in uno dei due ristoranti che arrostiscono carne a bordo strada, il Kapela oppure il Marin. Siamo andati al Marin, prezzi effettivamente più bassi ma non economico, carne molto buona, il resto ok ma dimenticabile.
Sibenico
A Sibenico siamo stati troppo poco, ma avendo avuto un giorno in più ci saremmo fermati volentieri una notte. Città bellissima, bianca, interamente in pietra e ben conservata, è una delle città croate medio-grandi più autentiche e meno turistiche che abbia mai visitato. Il centro storico è ancora abitato e privo di quegli orridi baracchini che vendono escursioni turistiche come già se ne trovano a Spalato e ovviamente a Dubrovnik.
La baia è molto bella e piena di fortezze, alcune accessibili e visitabili, altre semiabbandonate o riconvertite (sv. Mihovila, sv. Ivana, Barone) e a saperlo saremmo almeno andati a vedere quella a guarda dello stretto che protegge la baia di Sibenico, la fortezza di sv. Nikole, costruita nel XVII secolo. La Katedrala sv. Jakova è un capolavoro architettonico che non dovreste perdere. La facciata è ricchissima di decorazioni impressionanti, ma non perdetevi le decine di volti in rilievo che adornano il retro, davvero molto particolari.
Il Samostan sv. Lovre ha un minuscolo e curatissimo giardino visitabile gratuitamente, con una bella vista sulla città e alberi carichi di fichi, così come il cortile pieno di fiori e dagli scorci magnifici di sv. Frane. Ma, in generale, dovunque vi giriate troverete edifici carichi di fascino, per ora scampati ai restauri aggressivi, con anche qualche bella sorpresa di architettura contemporanea e jugoslava, se siete amanti del genere.
Anche se nei paraggi, non abbiamo visitato le cascate del Krka perché troppo turistiche e simili ad altre attrazioni già viste nei Balcani in altri viaggi (cascate di Kravice in Bosnia, laghi di Plitvice in Croazia, parco di Una in Bosnia).
Spalato
L’ultima tappa del nostro itinerario insolito in Croazia è stata obbligatoriamente Spalato, città che conosciamo già bene, per imbarcarci per Ancona. L’abbiamo trovata turisticissima e affollata fino all’inverosimile, un vero peccato: sarebbe da visitare con cura fuori stagione, perché è una città grande, ricca e bella, con molto più da vedere che non il Palazzo di Diocleziano (già grandioso).
Itinerario insolito in Croazia: se avessimo avuto più tempo…
In questo itinerario insolito in Croazia avremmo sicuramente voluto visitare più spomenici, i monumenti (singolare: spomenik) costruiti in epoca jugoslava per commemorare le stragi nazifasciste avvenute sul territorio jugoslavo. Ne abbiamo visitato uno solo, bellissimo, in Slovenia, poco prima del confine croato, a Ilirska Bistrica. Nei dintorni di Fiume (città in cui mi sarei fermata volentieri per una visita approfondita) c’è lo spomenik Podhumskim žrtvama, molto famoso, che abbiamo dovuto sacrificare per via di code infinite in frontiera. Con deviazioni più importanti, avremmo visitato anche quello di Lukovdol e il famosissimo di Petrova Gora.
Avremmo visitato volentieri anche il bunker di Tito a Paklenica e ovviamente il Paklenica National Park, che interessa il lato meridionale del Velebit.
Prima di Spalato avrei voluto avere tempo di fare una visita approfondita dell’entroterra, a Knin, roccaforte serba durante la guerra dei Balcani, che ha ospitato anche un campo di detenzione dove sono avvenute torture indicibili a danno di detenuti croati tra il 1991 e il 1992. È un posto importante, ma ancora pieno di cicatrici, da visitare dopo aver sufficientemente studiato la questione.
Avrei voluto rivedere il gioiellino veneziano che è Trogir, ma forse mi sarei rovinata il ricordo puro e splendido che mi ero fatta di lei nel 2013. Intorno a Spalato e a Spalato stessa, poi, ci sono decine di altri spomenici interessanti, tra cui il faro di Spalato a sud della città. La mappa con tutti gli spomenici jugoslavi e la loro sempre interessantissima storia è a questo link.
Per tutto il resto, fate riferimento alle mie guide online su cosa vedere nei Balcani e come organizzare un viaggio nei Balcani.
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Ele
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