
Ciao a tutti i painderoutiani della Terra!
Siamo qui oggi riuniti per parlare delle meraviglie della musica russa. È veramente cosa buona e giusta ricordare che in quei 22 milioni e mezzo di kilometri quadrati di ex Unione Sovietica ci sono stati – e continuano ad esserci – artisti degni di menzione e, soprattutto, degni di essere ascoltati. Io sono Akatuy e vi fornirò una brevissima playlist per cominciare ad esplorare il territorio.
Le presentazioni prima di tutto
Dovete sapere che Akatuy, prima ancora di essere Akatuy, è un painderoutiano da diverso tempo ormai (come dimostra il fatto che possieda già una maglietta painderoutiana, ndr).
Tutto iniziò quando Dario PrinceOfPersia si ritrovò ineluttabilmente accerchiato da persone amanti della Russia: subiva le soviet-farneticazioni sia da parte mia che da parte di Eleonora in turni distinti, dal momento che io e lei non ci si conosceva. Quando poi si è deciso ad ottimizzare il processo presentandomi ad Ele, quindi permettendoci di unire le nostre slavic-energie, il fangirlamento della Russia si è intensificato e le tempistiche di sopportazione imposte a Dario sono dimezzate, circa, ma non sempre.
Vorrei specificare però che il fangirlamento è un atteggiamento che riservo anche a questo blog: sottolineo pertanto l’onorificenza che mi si riserva ospitandomi qui. Dunque orsù, tuffiamoci di testa nel fitto della questione.
Perchè la musica russa?

Ho sempre creduto che le canzoni di un paese – e la cultura pop in generale – permettano non solo di calarsi completamente nell’atmosfera di un luogo, ma anche di entrare immediatamente in sintonia con gli autoctoni. Se ci pensate, effettivamente, la prima cosa che viene detta ad un italiano in Russia è “Italia! Toto Cutugno! Albano! Celentano! Pupo!”.
Alla musica si aggrappano infiniti ricordi: ogni luogo, ogni momento della vita di ciascuno avrà sempre la sua personalissima colonna sonora. Ho pensato che anche a chi viaggia – nel caso di specie a chi si dirige verso est – potrà essere utile una lista di canzoni e/o artisti da spulciare prima di intraprendere le peregrinazioni o nel corso di esse. Le cinque opzioni che troverete più avanti sono organizzate in base a diversi generi musicali, in modo che possiate orientarvi a seconda dei vostri gusti.
Questo articolo, cionondimeno, non si rivolge solo ai painderoutiani vagabondi ma anche ai painderoutiani russisti! Nel mio passato di studente di lingua russa ho capito che un modo efficientissimo per implementare le capacità linguistiche è proprio ascoltare musica in lingua. Va bene i film, va bene le serie TV in russo ma per favore ammettiamolo: anche dopo 3 anni di russo è abbastanza utopico sedersi davanti ad uno schermo e pensare di riuscire capire qualcosa di sostanzioso. Figuriamoci goderselo. Ascoltare una canzone, invece, occupa non più di qualche minuto: in poco tempo si riesce a memorizzare il testo e le parole si assimilano che è un piacere. Proprio da questa mia epifania è nato un piccolo blog che ho chiamato Let It Blin: laggiù traduco canzoni russe e parlo dei loro autori – i cantanti e gruppi musicali di cui mi sono innamorato in un anno trascorso a lavorare in una città lungo le rive del Volga. Se avete bisogno di me, sapete dove trovarmi: alternativamente proiettate nel cielo il letitblin-segnale e sarò da voi in un battibaleno per risollevare le sorti dell’umana stirpe*.
*in seconda analisi non credo di poter risollevare le sorti dell’umana stirpe in alcun modo e fare della pubblicità ingannevole è ciò che meno desidero.
Всё, поехали! Vsjò, poèkhali! Bene, partiamo!
Rock
Mumij Troll – Vladivostok 2000
Nel 1996 i Mumij Troll, originari di Vladivostok (coincidenze? Io non credo), hanno scritto questa bomba di canzone. Ascoltate fino al ritornello e vi sfido a non farvi partire il pogo anche stando seduti alla scrivania.
Questa è una di quelle canzoni che qualunque russo conosce: la prima volta l’ho sentita infatti quando una mia alunna – allora undicenne (il che significava: anno di nascita 2006/07) – si è messa a cantarla a squarciagola prima di una lezione. Coincidenze? Io non credo. Ah, tra l’altro: avete mai fatto caso a cosa è raffigurato sulla banconota da 2000 rubli introdotta nel 2017? Ebbene sì, è il ponte Russkij di Vladivostok. Coincidenze? Ma manco per niente: l’immagine è stata proposta e votata tramite sondaggio pubblico dai russi che, effettivamente, non hanno avuto dubbi – Vladivostok 2000.
Dance
Khleb – Eba
Il momento di musica ignorante non lo risparmio mai, per nessuna ragione e in nessun contesto: abbandonate tutti la vostra cultura musicale e ascoltatevi questa simpatica puttanata – che, tra l’altro, pompa come un’assassina.
Questo gruppo si chiama “pane” e questo già fa intuire quanto siano burloni questi tre giovani. Effettivamente lo erano – e lo sono ancora! Perché se da una parte è vero che il gruppo era inizialmente un trio di comici, è altrettanto vero che da comici sono diventati gruppo musicale abbastanza per scherzo. Dal 2013 fanno musica dance, pur non disdegnando di andare pesanti con l’elettronica.
Quello che però li rende veramente insostituibili sono le idee imbecilli attorno a cui ruotano le loro canzoni, che tra l’altro si trovano senza problemi sottotitolate su YouTube. Date un occhio perchè meritano. SANJA DAVAAAAAAJ!
Rap
Griby – Kopy
Mi piacerebbe continuare sul tema gastronomico, pertanto dopo il gruppo “pane” vi propongo il gruppo “funghi”. Al contrario del gruppo pane, tuttavia, il gruppo funghi scherza solo all’inizio dei videoclip; dopodiché mette da parte i frizzi e lazzi da avanspettacolo per indossare nuovamente i panni dello stereotipo slavo minaccioso.
Dall’Ucraina con terrore: i Griby sono un gruppo nato di recente e diventato famoso in un battito di ciglia con Taet Ljod, tormentone che aveva letteralmente rotto l’internet, come direbbero i nostri amici anglofoni. Fanno un rap abbastanza condito: certo non si possono chiamare puristi del genere forse, ma vale la pena di dare un ascolto – se non altro perché anche loro sono un esempio di cultura pop incredibile.
Folk
The Hatters – Slovo pazanà
Ho preferito, in questa lista di canzoni, inserire soltanto videoclip ufficiali: farò qui tuttavia un’eccezione per mostrarvi quanto portentoso è questo gruppo.
Ho costretto moltissime persone ad ascoltare i The Hatters: sono un gruppo nuovo (anno di nascita: 2016) che sa fare musica contemporanea con strumenti tradizionali russi e vibrazioni folk potentissime. Emanano un’aura di energia ben oltre 9000 e sono totalmente fuori di testa.
Lo dico solo perché non ci siano dubbi: nessuno, tra tutti quelli che ho costretto ad ascoltare questo gruppo (ovvero una valanga di persone), ha mai rimpianto di averlo fatto. Non ne si può non rimanere affascinati – parola di pazàn.
Pop
Ruki VVerkh – Ay yay yay
Se alla voce “pop” della lista non mettessi i Ruki Vverkh credo che non verrei più riammesso entro i confini della Federazione Russa.
Il gruppo in questione, come avrete immaginato se avete già dato un’occhiata al video (ma basta anche solo la thumbnail), era famosissimo negli anni ’90 ed ancora adesso occupa una porzione importante del cuore dei russi. D’altra parte io posso anche capire questo sentimento: pure l’Italia avrà sempre un posticino nel cuore per gli 883. Vi invito, tra l’altro, a notare come l’insensatezza della presenza di Mauro Repetto negli 883 sia fedelmente riproposta nei Ruki Vverkh nella persona di Aleksej Potekhin – facilmente individuabile perché non contribuisce in nessun modo all’attività musicale.
Non commenterò il soggetto del videoclip: bisognava inderogabilmente menzionare i Ruki Vverkh in quanto gruppo che chiunque, in qualunque periodo storico troverà sulla sua strada attraversando quel grande paese che è la Russia.
*bonus* Hardbass
Hard Bass School – Nash Ghimn
La voce “hardbass”, che nella lista figura come voce bonus, dovrebbe, a essere onesti, occupare uno slot tutto suo e non essere relegata a ultima aggiunta: parlare di questa categoria musicale è imprescindibile quando si tratta di Russia.
Spero tutti voi siate a vostro agio con il concetto di hardbass – nel caso non lo foste lo ho spiegato qui mentre parlavo di un luminare del settore, DJ Blyatman. L’hardbass è uno stato mentale, uno stile di vita: la canzone qui proposta deve far parte del vostro bagaglio culturale – effettivamente, non a caso si chiama “il nostro inno”.
Questo pezzo è utilizzato nel 98% dei video/vines di meme sulla Russia – nel restante 2% viene utilizzato questo. E con ciò non sarà più necessario scervellarsi per rintracciare Russia-related canzoni.
Kvas, Adidas, Hardbass: la sacra trinità del gopnik (un manigoldo spesso alcolizzato e poco di buono delle lande russe, ndr).
E fine non avrà…
Painderoutiani, anche se la musica continua la nostra lista si conclude qui: da compagno painderoutiano, ciononostante, spero che possa avervi fatto venir voglia di dare più possibilità al panorama musicale russo, oppure, nel caso siate già intenditori, spero magari di avervi raccontato qualcosa che vi sia tornato utile o gradevole.
Potrete ben immaginare non solo la difficoltà ma anche il dolore comportato dall’operare scelte ardue, dal dover lasciare da parte gruppi e pezzi pazzeschi e addirittura dall’essere costretti ad escludere categorie intere di musica. Siccome ho già occupato abbastanza spazio ad Eleonora e non posso certo approfittarmene come un parassita, rimane valido il mio invito a passare su Let It Blin pe’ fa’ ‘n po’ de caciara e parlare a ruota libera di canzoni, gruppi, album e chi più ne ha più ne metta. Per ora mi accommiaterò, concludendo il verso della nota canzone popolare lombarda che ho utilizzato come titolo di quest’ultimo paragrafo.
…e la Rosina bella la va’ al mercà!
A presto ragazzi!
Akatuy
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2 commenti
Sara Cerioli
Ho iniziato a leggere questo articolo pensando spavalda di conoscere tutte e 5 le canzoni che stavi per proporre. Con mio stupore, invece, conosco solo i Mummij Troll! Mi aspettavo pure una menzione ai Kino, e non averli nella lista ha fatto male al cuore. Conosci anche le canzoni dalla cultura criminale? Io mi sono innamorata della canzone di Алексей Брянцев “Мне не хватает твоих глаз”, ascoltata mentre ero sulla macchina del padre del mio ragazzo (russo), che mi portava in giro per Nizhniy Novgorod una mattina. Ha un non so che di musica da sagra del nord Italia, con influenze trash non indifferenti.
Eleonora
Abbiamo tutti da imparare da Akatuy 🙂 i Kino in realtà erano assenti per un motivo specifico, cioè che si voleva dare spazio anche a band meno conosciute ma ugualmente importanti in Russia. Niente cultura criminale, invece, grazie della segnalazione! Ascolterò stra volentieri 🙂
A presto, Sara, e grazie del commento!
Ele