E oggi arriva una lista di libri sull’Asia Centrale da leggere prima di partire. Dopo le liste di libri da leggere sul Caucaso e sulla Georgia, che ho completato durante il lockdown, eccoci qui.
Ormai mi sono abituata all’idea che l’Asia Centrale la rivedrò tra molti e lunghi mesi, ma nel frattempo dedico i vuoti di questi giorni di limbo all’approfondimento di culture estremamente complesse e stratificate, nonché diverse tra loro, e tutt’altro che appiattibili dietro l’aggettivo a doppio taglio di nomadi. Che è un po’ romanticizzato senza motivo, un po’ stigmatizzante, un po’ abusato e deviato verso categorie che poco hanno a che vedere con i nomadi veri, dei jailoo kirghisi e non solo. Ne parla benissimo Cristina Cassese nel suo podcast Nomadismo professionale.
In questa lista di libri sull’Asia Centrale esploriamo un po’ della letteratura pubblicata in italiano di e su Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan, ma anche con sconfinamenti interessanti (Xinjiang e Afghanistan soprattutto). Che inizia a infoltirsi e ha visto emergere qualche titolo davvero bello e interessante negli ultimi anni. Finalmente iniziano a essere tradotti anche autori centroasiatici, ma per ora la stragrande maggioranza dei titoli sono di scrittori stranieri: alcuni bravissimi, come Thubron, Westerman, Kapuściński, ma anche il nostro Tino Mantarro.
In questa lista, cerco di dare più spazio possibile agli autori locali tradotti in italiano, che purtroppo sono ancora troppo pochi.
Andiamo?
Libri sull’Asia Centrale da leggere prima di partire
Sovietistan, di Erika Fatland

La scrittrice norvegese Erika Fatland racconta i suoi viaggi su e giù per l’Asia Centrale in maniera distaccata, a tratti quasi asettica. Libro che più rileggo meno mi convince, ma che ha pochi concorrenti sul mercato italiano.
Il libro è monumentale ed è una panoramica a volo d’uccello sui fatti principali successi in Asia Centrale negli ormai quasi trent’anni d’indipendenza dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica: nuove dittature, rivoluzioni, prosciugamenti di laghi, spose rapite, costruzione ex novo di città futuristiche e non solo.
Se devo parlare onestamente, l’ho trovato di narrazione fredda e superficiale, nonché banale e orientalistica. Già dalle prime pagine avevo la stessa sensazione di noia ingestibile di quando leggo Wikipedia, aggravato dagli atteggiamenti imbarazzati di Fatland verso la popolazione locale che tutto si confanno fuorché a un’antropologa. Sicuramente perché non sono il target a cui è destinato il libro, che è una sorta di mega introduzione al “che succede in Asia Centrale oggi”, ma che – per quanto cambiano rapidamente le cose da quelle parti – sfugge per forza di cose all’attualità. Non è né un vero e proprio libro di viaggio, perché c’è tanta ricerca fatta da casa, e il viaggio rimane più nell’aneddoto, né un testo scientifico. In sintesi, è un’opera molto divulgativa (e decisamente prolissa) ai paesi dell’Asia Centrale, per chi non sa da dove altro partire e ha bisogno delle coordinate minime.
Ne La Frontiera, della stessa autrice, che ritorna in Kazakistan, ho ritrovato le stesse impressioni, forse nel complesso il libro è un po’ più coinvolgente di Sovietistan. Traduzione in italiano terribile, piena di errori di traslitterazione.
Consigliato solo se partite da uno zero assoluto, altrimenti passate oltre.
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Ombre sulla via della seta, di Colin Thubron

La narrazione magistrale di una grande impresa: il percorrere, per intero, la via della Seta da X’ian ad Antiochia via terra, senza prendere aerei. Semi fallita per l’insorgere di una nuova guerra in Afghanistan, che costringerà Thubron a interrompere il viaggio e riprenderlo tempo dopo, ma servendosi di voli interni per ovvie questioni di sicurezza.
I punti di forza sono la sconfinata conoscenza della Cina di Thubron, che parla il cinese mandarino, grazie a cui indaga a fondo alcune questioni interessantissime e osservare la Cina dei primi anni Duemila con occhi da esperto. Indimenticabili i primi capitoli e l’incredibile storia – forse più fantastica che reale – dei cinesi coi capelli rossi e genoma caucasico, che si crede discendano da una legione romana di Crasso arrivata fino nel Gansu, in Cina, così come le storie e le leggende che avvolgono il mortifero deserto del Taklamakan.
Ombre sulla via della Seta dà un’immagine davvero ricca, completa e organica di cosa significasse, per quegli enormi territori, trovarsi su vie commerciali così importanti e stratificate per secoli. Dallo Xinjiang Thubron entra nell’Asia Centrale ex sovietica dal Kazakistan e valica il fiume Amu-Darya a Termez, in Uzbekistan, per arrivare nella leggendaria città di Mazar-i-Sharif, in Afghanistan, su cui scrive pagine di reportage straordinarie, chiuso in una stanza d’albergo mentre fuori esplodono colpi e granate.
A tratti un po’ lento e ingolfato, è comunque un libro grandioso e completo, per me la migliore introduzione alla complessità dell’Asia Centrale tutta, dallo Xinjiang all’Iran.
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Marco Polo, di Viktor Šklovskij

Chi ha veramente mai letto il Milione? Questa riscrittura alla russa dei viaggi e dei resoconti incredibili dell’esploratore veneziano è un libro affascinante, scorrevole e ricchissimo di spunti attualizzati da Šklovskij, padre del formalismo russo, che sfoga la sua scrittura sognando lidi esotici nel decennio politicamente più buio e soffocante dell’intero esperimento sovietico. Dei territori attraversati da Marco Polo, ampie porzioni si trovavano all’epoca in Unione Sovietica, e gli eredi dei popoli tra cui Marco si mescolò vivevano ancora, e vivono tutt’oggi, nelle stesse valli protette da altissime montagne. Come la leggendaria setta degli assassini del Pamir tagico, una frangia di una frangia dell’islam sciita seguace dell’Aga Khan, ma non solo (di questo argomento specifico abbiamo parlato in Cemento Podcast 03.04).
Da città cinesi che sembrano uscite da Le città invisibili di Italo Calvino alle meraviglie di Bukhara e Samarcanda, fino al naufragio sull’isola di Sumatra, le insidie dei porti dell’India e i venti di Socotra, questa è la storia di un ritorno lungo vent’anni – molto, molto più affascinante di quello che potete immaginare.
Consigliato per chi cerca storie su Uzbekistan e Tagikistan, o semplicemente atmosfere da via della seta più vere del vero. Bellissimo.
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Nostalgistan, di Tino Mantarro

Il giornalista Tino Mantarro racconta in maniera innocente ma spigliata le sue imprese a bordo di un’auto scassata per le enormi distese centroasiatiche. Non si limita alle repubbliche ex sovietiche, ma si spinge anche nell’ormai difficilmente accessibile Xinjiang, la sconfinata regione abitata dagli uiguri dentro la Repubblica popolare cinese oggi nota per le repressioni durissime, e quasi fino in Pakistan, prendendo l’imbocco della Karakorum Highway, la più alta strada carrabile del mondo. Dalle ore passate nelle distese desolate dell’ovest kazako, ai cammelli venduti al mercato della leggendaria Kashgar.
Tino scrive in maniera eccezionale e ha il dono di riuscire sempre a divertire il lettore con umiltà. Il libro è di una piacevolezza incredibile, ricco di avventure rocambolesche, descrizioni vivide e accurate. Gioca a fare il turista per caso, ma è in realtà un viaggiatore attento, studiatissimo, tutt’altro che improvvisato. È un libro piccolo, ma ricchissimo di storie e atmosfere indimenticabili. Consigliatissimo.
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I libri di Čyngyz Ajtmatov




Ajtmatov, autore ancora poco conosciuto in Italia e recentemente ripubblicato da Marcos y Marcos con nuove, luminose edizioni e traduzioni, è in realtà uno degli scrittori sovietici più famosi in Russia e nel resto del mondo. Se non ci credete, basta dare un occhio alle decine di lingue in cui gli utenti scrivono recensioni dei suoi libri su Goodreads: turco, singalese, persiano, russo, lettone, azero, vietnamita e non solo. Dai suoi libri sono stati tratti molti film, serie televisive anche recentissime, adattamenti per spettacoli teatrali.
Ajtmatov sa ricreare, in pochissime pagine, le atmosfere rurali e senza tempo dei piccoli paesini delle steppe o delle grandi montagne dell’Asia Centrale. I protagonisti sono spesso bambini o ragazzini che scoprono la disillusione del mondo degli adulti, dell’amore, della guerra o del progresso che sconvolge equilibri millenari. Ambientati in villaggi tra Kazakistan e Kirghizistan, sono storie emblematiche, potentissime, costruite con elementi semplici e forti richiami alla spiritualità quasi animista che abita ancora quelle valli selvagge. Gli animali hanno un ruolo chiave nelle vite di quei piccoli villaggi – sia che siano luccicanti, reali solo in sogno, sia che siano docili cavalli che trasportano cubi di paglia.
Di libri sull’Asia Centrale di Ajtmatov, al momento, sono facilmente reperibili Il battello bianco, Melodia della terra e Il primo maestro. Se Melodia della terra è un’ode alla bellezza della natura e alla magia che la permea, Il battello bianco è più denso di riflessioni cupe a sfondo sociale e ambientale, ma raccontate con gli occhi di un bambino. Il primo maestro tocca un altro aspetto cruciale della storia recente dell’Asia Centrale: la lenta penetrazione nella cultura locale dell’ideologia comunista, attraverso l’inscalfibile motivazione di un maestro che dovrà istruire i bambini del villaggio. Molto bello anche La ragazza dal fazzoletto rosso, storia d’amore, di tracotanza e di un errore imperdonabile, ambientato sulle strade tortuose del Tian Shan tra Naryn e la Cina. Tra la solitudine di remote case cantoniere, kolchoz sovietici, sfide al progresso e al bigottismo della società rurale emerge un ritratto più contemporaneo del Kirghizistan, ma non meno poetico e sognante, popolato da pioppi che orlano le strade e il magico lucore del lago Issyk-kul’.
Ajtmatov è conosciuto in Russia per le sue decine di romanzi, ma anche per essere stato un politico sovietico molto attivo per la difesa dei diritti delle minoranze, ambientalista, e successivamente ambasciatore sovietico e poi kirghiso in Benelux e altri Paesi europei.
Il battello bianco: su Amazon, Libraccio e Feltrinelli
Melodia della terra: su Amazon, Libraccio e Feltrinelli
Il primo maestro: su Amazon, Libraccio e Feltrinelli
La ragazza dal fazzoletto rosso: su Amazon, Libraccio e Feltrinelli
La fiaba nucleare dell’uomo bambino, di Hamid Ismailov

L’incontro con un bambino violinista prodigio e dall’ironia amara, che dice di essere in realtà un adulto di 27 anni, srotola una storia intensa e appassionante che evade dalle carrozze di un treno a lunga percorrenza delle steppe kazake. Sul tremore delle esplosioni nucleari che sconquassano il terreno, uccidono il bestiame e scatenano uragani nella steppa, si intrecciano le relazioni grottesche e senza filtri e i segreti di una grande famiglia centroasiatica e dei suoi vicini. Erzhan, l’uomo bambino, racconta la sua dolorosa storia che ha i tratti fiabeschi e apocalittici insieme della penna di Čyngyz Ajtmatov, ma che è anche una denuncia alle centinaia di esplosioni nucleari che dal Dopoguerra al 1989 sono state fatte brillare nel poligono di Semipalatinsk, chiamato da Erzhan la Zona, recintata e minacciosa.
In questa lista di libri sull’Asia Centrale, La Fiaba Nucleare è solo in apparenza breve e semplice, ma ha il profumo dell’universale. Amori celati, la noia del lavoro in una piccola stazione ferroviaria di transito, l’infanzia che si sgretola in adolescenza, grandi segreti e magie forse prodotte dall’immaginario del tengrismo, forse da un’immersione in un lago radioattivo, cambieranno per sempre la vita di Erzhan.
Una lettura evocativa e appassionante. Hamid Ismailov è uno scrittore uzbeco nato nel 1954 nell’odierno Kirghizistan, emigrato nel Regno Unito. Le sue opere, di forte critica al regime di Islom Karimov e alle sue violazioni di diritti umani, sono tutt’ora bandite nell’Uzbekistan contemporaneo e tradotte in molte lingue. Questo è il suo primo libro tradotto dal russo in italiano, per Utopia.
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Ingegneri di Anime, di Frank Westerman

Ingegneri di anime è un libro grandioso, che indaga la nascita del realismo socialista in letteratura e il rapporto strettissimo tra potere, scrittori e grandi opere idrauliche. Un terzetto bizzarro altrove, ma non in Unione Sovietica: buona parte del libro è incentrato sull’appassionante storia dello scrittore Paustovsky, poco noto all’estero ma celebre in patria, e del suo romanzo mai pubblicato dedicato al golfo di Kara-Bogaz in Turkmenistan.
Una storia affascinantissima, ripercorsa tappa per tappa (in senso letterale, perché Westerman c’è andato davvero) dal giornalista e scrittore olandese, che finalmente racconta zone assolutamente misconosciute anche di un paese politicamente respingente come il Turkmenistan. Che tanti autori hanno visitato (Fatland, per esempio, ma anche Terzani), ma quasi mai uscendo dai soliti binari ben tracciati. Le descrizioni del grande golfo di Kara-Bogaz e delle devastazioni ambientali che ha subito sono incredibili e un pezzo davvero raro.
Il fil rouge delle opere idrauliche permette a Westerman di spaziare dalla Mosca cupa del rimpatrio di Maksim Gorky al disastro eclatante del lago d’Aral, per come lo celebravano gli scrittori dell’epoca, che volevano costruire il comunismo attraverso le canalizzazioni idrauliche.
Tra questi libri sull’Asia Centrale senz’altro è difficile, indubbiamente non per tutti, ma davvero inedito e illuminante. Westerman è uno scrittore straordinario, capace di ricerche poderose e divulgazioni precise ed efficaci. Di questo tema e di alcune storie raccontate in “Ingegneri di anime” abbiamo parlato nelle puntate 1 (“Fallimenti”) e 2 (“Il lago che era”) della seconda stagione di Cemento, il nostro podcast dedicato all’Est nuovo e vecchio.
L’ho riconosciuto per strada a caso a Ferrara, durante il festival di Internazionale, diventando ufficialmente la prima persona a riconoscerlo per strada fuori dall’Olanda. Sono soddisfazioni 🙂
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Un falso derviscio a Samarcanda, di Árminius Vámbéry

Un breve resoconto di viaggio ottocentesco che si inserisce in pieno nel filone dell’orientalismo, ma con delle singolarità: per insinuarsi nell’impenetrabile Turkestan russo a scopo di ricerca linguistica, l’ungherese Vámbéry lascia Teheran insieme a una compagnia di dervisci in pellegrinaggio, vestito come loro, parlando turco fluente, mimetizzandosi per evitare di essere rapito e ucciso. Un’impresa che ha dell’incredibile e che racconta in poche pagine la vita quotidiana di una regione ancora roccaforte di tradizioni leggendarie, chiusa ermeticamente al mondo esterno. Non è esattamente un libro sul Turkmenistan, ma è ambientato soprattutto nei territori degli odierni Turkmenistan e Uzbekistan, ex khanati e emirati di Khiva e Bukhara.
Fuori catalogo, pubblicata dal Touring Club nel 1997. Si trova usato o in biblioteca, a Milano c’è.
Usato su Feltrinelli
Reportage sull’Asia Centrale
Imperium, di Ryszard Kapuściński

Una raccolta di reportage di viaggio dall’infallibile penna di Ryszard Kapuściński, celebre reporter polacco che ha viaggiato estensivamente in tutto l’ex spazio sovietico (e non solo) per lavoro, raccontandone anche gli angoli più remoti a partire dagli anni ’60. In Imperium, non si concentra solo sull’Asia Centrale, ma varie appendici lontanissime di un Impero allo sfascio. Dalla sua città natale polacca Pinsk, oggi in Bielorussia, alle miniere di carbone di Vorkuta, a Nord degli Urali, fino a Yakutsk, città dei diamanti e della nebbia congelata; dai binari che puntano verso il nulla della Transiberiana al deserto nascente dell’Aral-kum, sul letto di quello che era l’enorme lago d’Aral, oggi semi-prosciugato.
Un bel libro a prescindere, che si concentra sulla grande immagine d’insieme di quello che rimaneva dell’Unione Sovietica della fine degli anni ’80 e primi anni ’90, dal Nagorno Karabakh alla Yakutia. L’Asia Centrale è trattata in maniera marginale nel libro, ma è comunque un testo fondamentale per capire le dinamiche, i centri e le province di uno stato sconfinato.
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Buonanotte Signor Lenin, di Tiziano Terzani

Un libro che ho faticato a finire e che ho trovato estremamente prevenuto, a tratti impreciso e destinato a rimanere nel tempo in cui è stato scritto. Lo cito in questa lista perché è considerato una pietra miliare nella letteratura di viaggio sull’Est, ma francamente di fianco a Kapuściński Terzani in questo libro sfigura, e molti dei dati e delle informazioni che presenta (siamo nel ’91-’92) ormai sono obsoleti e non buoni né a dare un’istantanea del momento (per quella, leggete Imperium), né per dare un’idea realistica della situazione attuale, che dopo trent’anni è cambiata in certi casi radicalmente, soprattutto in Asia Centrale. In sostanza, è un libro che nel 2020 non ha più senso leggere. Forse l’ha avuto negli anni ’90, quando di reportage del genere ce n’erano pochissimi e Terzani aveva compiuto un viaggio letteralmente straordinario. Trent’anni dopo, è un libro che ha ormai poco da dirci.
Sono convinta Terzani abbia scritto di molto meglio. Se proprio volete leggerlo, i capitoli sull’Asia Centrale sono quelli complessivamente fatti meglio e che occupano la parte principale del libro.
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Libri sull’Asia Centrale che sono in lista da leggere
Il Grande Gioco, di Peter Hopkirk
Tra questi libri sull’Asia Centrale, una pietra miliare sulla storia e le relazioni intricatissime di due imperi in collisione: la Russia degli zar e l’impero britannico nelle Indie. Sembra un libro impegnativo, ma pare che non lo sia. Prima o poi mi farò coraggio.
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Vagabonda nel Turkestan. Viaggio in solitaria attraverso l’Asia centrale, di Ella Maillart
La viaggiatrice svizzera Maillart si imbarca per un’avventura in solitaria dai più giudicata folle: attraversare l’Asia Centrale sovietica del 1932, in via di stalinizzazione. Questo libro è un documento raro: uno sguardo femminile sull’URSS degli anni ’30 nelle sue periferie più dimenticate e restie alla sovietizzazione. Me ne hanno parlato molto bene.
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L’illuminismo perduto, di S. Frederick Starr
È uscito qualche anno fa un mattone di 676 pagine che pare sia l’opera divulgativa più completa ed esaustiva sull’età dell’oro centroasiatica: secoli di storia dimenticati dal resto del mondo in cui le arti e le scienze raggiunsero una fioritura strabiliante. Di recente è uscita una bella recensione sul blog della Treccani. Sembra un libro interessantissimo, ricco di spunti inediti per rimettere in discussione il concetto di Medio Oriente che abbiamo e per restituire i giusti meriti a un’area del mondo ancora trascurata, ma dal florido passato.
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Il cammello battriano, di Stefano Malatesta
Questo libro pare essere la storia appassionante di un tratto della Via della Seta, raccontato e ricercato ampiamente da Stefano Malatesta. Le recensioni sembrano ottime e lo spessore del libro pare incredibile. È indubbiamente in lista. Pubblicato da Neri Pozza nel 2002.
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8 commenti
Isa
Eleonora, come sempre, grazie mille dei tuo tanti consigli, condivisioni di avventure, esperienze e letture! Ne approfitto per segnalarti che il link di Feltrinelli sotto il libro di Kapuściński porta al libro di Terzani e viceversa.
Grazie, Eleonora! <3
Eleonora
Grazie a te di cuore Isabella!
Correggo subito, a presto!
Eleonora
Rachele
Ciao Claudia, ho programmato un viaggio in Kirghizistan e mi piacerebbe leggere qualcosa per avvicinarmi all’atmosfera e alla cultura kirghisa, cosa mi consiglieresti?
Diana
Ciao Eleonora,
non conosco ancora nulla dell’Asia Centrale. La lumo da un po’, ma il Covid-19 ha mandato all’aria tutti i piani! Quale modo migliore di avvicinarla in questo momento d’immobilità se non attraverso i libri? Da quale mi consigli di iniziare?
Eleonora
Ciao Diana!
Se sei completamente digiuna allora inizia da Sovietistan, che è una maxi introduzione alla zona e tocca tutte e cinque le repubbliche e i nodi salienti della loro storia recente, ma con un approccio sia di viaggio sia antropologico. Altrimenti, per una panoramica più approfondita su tutta la Via della Seta in prospettiva più che altro cinese, ti direi Ombre sulla via della seta di Thubron. È un libro grandioso, ma si parla meno degli “Stan” ex sovietici. Ti consiglio anche, tanto sono davvero piccolissimi e si leggono in un pomeriggio, uno dei racconti di Ajtmatov, magari “Melodia della Terra”, perché è sempre un’altra cosa leggere un autore del posto rispetto a un viaggiatore o giornalista che li visita con sguardo occidentale. Sono tutti e tre bellissimi, ma parlano di tematiche diverse: “Il battello bianco” parla dello scontro tra cultura nomade e progresso tecnico/scientifico e le sue ricadute ambientali; “La melodia della terra” descrive le dinamiche sociali dei villaggi ed è un’ode alla cultura delle montagne di quella zona; “Il primo maestro” racconta lo scontro e l’ingresso tra progresso sovietico e vita tradizionale nei villaggi, tramite la vicenda di un soldato semianalfabeta che torna nel paesino e tira su una scuola per insegnare a leggere e scrivere ai bambini. Bellissimo anche questo, è tra l’altro uscito da poco.
In sostanza: Sovietistan (bel malloppo, ma scorrevole) + libro a scelta di Ajtmatov!
Buona lettura!
Ele
Diana
Perfetto! Grazie mille
Claudia
ciao, post molto utile per me che sono completamente digiuna della zona. ho da tempo in lista Sovietistan e penso che prima o poi lo leggerò, perché credo di essere il target giusto per quel genere di libro (mi serve almeno un’infarinatura). se ho ben capito comincia con una citazione da Il grande gioco (anzi, credo proprio la sua frase conclusiva), come se ne fosse lo spontaneo proseguimento. Ho letto Il grande gioco questa estate, parzialmente anche in spiaggia e ti posso dire che non presenta nessuna difficoltà. cioè, magari io facevo un po’ fatica a piazzare i luoghi menzionati sulle cartine, ma per il resto si legge praticamente come un romanzo d’avventura. non mi è piaciuto tanto l’atteggiamento dell’autore, che mi è parso prendere da Kipling (più volte citato nel testo per via di Kim) l’atteggiamento da white man burden volto a colonizzare le popolazioni “selvagge”, che francamente ho trovato superato. tuttavia resta un libro affascinante che sono contenta di aver letto 🙂
Eleonora
Ciao Claudia! Grazie del tuo feedback, mi rincuora molto!
Con Angelo pensavamo di leggere insieme Il grande gioco per poi dedicarci una puntata di Cemento podcast, se me lo dici tu mi sembra molto più accessibile 🙂 e sì, in generale quell’atteggiamento che descrivi è il motivo per cui mi piacerebbe leggere molta più letteratura di autori locali che non di occidentali. Quasi unica eccezione è Ajtmatov, che è un autore di uno spessore incredibile. Spero che dopo di lui ne arrivino altri!
Per Sovietistan sì, ci sta come introduzione generale all’area. Il mio fastidio era semplicemente dovuto al fatto che mi aspettavo “molto di più”, ma sono anni che leggo di Asia Centrale e quindi ero proprio il target sbagliato.
Buone letture!
Ele