
Questo articolo è del 2018 e racconta fatti risalenti al gennaio 2017. Da allora le cose in Russia sono solo precipitate, e il paese non è più quello di allora – tutto quello che le persone come me hanno vissuto lì, e i barlumi di speranza che ogni tanto si intravedevano qui e lì, come questa passeggiata intorno alla Lubyanka, sono stati spazzati via da una guerra folle e criminale e da un’involuzione politica spaventosa. Memorial è stata una delle prime associazioni a essere bandite dalla Russia.
Grazie per essere ancora qui a leggere di questi pezzetti di storia che è importante non dimenticare.
Ho dovuto far passare due inverni per riuscire a scrivere questo post. A Mosca non trovavo le parole, ma in realtà questo post è molto importante. Vi chiedo di sforzarvi di capire, di proiettare, di approfondire. In Russia molte cose girano in maniera diversa, e tutto ciò che ha anche solo un vago odore politico viene trattato con molta più cautela rispetto all’Italia. Noi facciamo fatica a capire questa questione, che è molto più sottile di quello che sembra (e di cui non parlerò). Come da noi ci sono argomenti della storia recente ancora irrisolti o delicati, protetti da segreto di Stato o di cui la gente non vuole parlare, così è in Russia. Lo sono anche le violazioni dei diritti umani compiute sotto l’Unione Sovietica.
Oggi vi racconto il mio tour con Memorial per le strade intorno alla Lubyanka, già piazza Dzerzhinsky, intitolata fino al 1990 al fondatore e primo direttore della Cheka, la prima polizia sovietica.
La mia amica Zhenya mi aveva invitata a uno dei primi tour in inglese dell’associazione, promotrice di un progetto internazionale sulle relazioni uomo-stato sovietico e sulle privazioni di libertà. Un’idea ambiziosa, che ha vita non sempre facile, ma che merita un post dedicato. Giornata grigia, con un po’ di nevischio, del freddo inverno moscovita. Ritrovo proprio in mezzo alla piazza Lubyanka, dove c’è la roccia-monumento alle vittime delle Isole Solovki.
Una piccola introduzione
Prima di raccontarvi delle decine di storie interessanti e terribili che ho scoperto (e ci tengo a sottolineare che questo progetto è tutt’altro che uno squallido e a-storico Communist Tour), vorrei che capiste il contesto in cui si è svolta questa visita.
Alla roccia delle Solovki c’era un camioncino della polizia ad aspettarci, tutta la piazza Lubyanka era circondata da auto blu. La guida del tour, un ragazzo americano, ci si è avvicinata piano piano, chiedendoci sottovoce se fossimo lì per il tour sulla Topografia del Terrore. Ci ha spiegato che capita spesso che la polizia sospetti manifestazioni non autorizzate proteste o disordini. Eravamo solo dieci persone, avevamo iniziato a chiacchierare presentandoci in maniera gioviale, quando un poliziotto è arrivato verso di noi. Ci siamo zittiti per la paura, ci siamo sentiti quasi colpevoli di essere lì, pur avendo regolarmente comunicato la nostra presenza alle autorità – e già qui era folle solo il concetto di dover comunicare alle autorità di stare svolgendo un tour storico a piedi dedicato al periodo del terrore staliniano. Fatti risalenti perlopiù agli anni ’30 del Novecento. Più di ottant’anni prima.
Il poliziotto, in russo, ci ha chiesto se ci avessero tagliato la lingua. Zhenya ha risposto che no, non le risultava che a qualcuno di noi avessero tagliato la lingua, e che stavamo solo parlando delle nostre università. In un clima di forte tensione e paura abbiamo dovuto spostarci dall’altra parte della piazza e poi defilarci in qualche viuzza, lontano dalla polizia, camminando velocissimo. La guida ha poi sospirato: – Succede sempre, se tratti di diritti umani.
Mi scuso per la serietà di questo post. Di solito scrivo sempre con ironia, racconto avventure divertenti. Questa volta voglio che capiate che spesso in Occidente la conoscenza del passato comunista di molti Paesi, tra cui l’ex URSS, è fortemente semplificata e riduttiva. È come se non prendessimo seriamente le repressioni avvenute, considerandole fisiologiche per qualsiasi regime. Ci laviamo la coscienza citando “morti e tragedie” senza saper realmente quantificare la portata di queste morti e tragedie. Probabilmente ignorando che sono state molto, molto più massicce e capillari di quello che potremmo immaginare, e che ancora non si sa e non si possono sapere tutti i dati e i dettagli che vorremmo.
Specifico anche che questo è un blog di viaggi consapevoli e non un forum di politica. Il post ha finalità puramente divulgative e si basa su quanto raccontato dalle guide e sui materiali diffusi online e su carta da Memorial.
*La traslitterazione di tutte le parole russe segue quella inglese per questioni pratiche, ma alcune parole potrebbero seguire quella italiana per questioni di indicizzazione.
Itinerario intorno alla Lubyanka: la Topografia del Terrore
Quello che nella Mosca moderna era un quartiere commerciale – che mi immagino brulicante di attività, di viavai di mercanti e viandanti venuti da lontano, di mercati per le strade e artigiani nelle botteghe – è cambiato radicalmente dal 1919, anno in cui ai servizi segreti fu dato in gestione l’edificio rossogiallo della compagnia di assicurazioni “Rossiya”, che lo affittava suddiviso in appartamenti. Oggi le sue strade sono a tratti silenziose, a tratti molto vivaci e trafficate. Se alcune vie hanno riacquistato il carattere commerciale che avevano a inizio Novecento (come la Maroseyka o la Myasnitskaya, dove c’era la mia Università), altre rimangono più austere e percorse solo da donne e uomini in affari. Ma come si scopre studiando la Topografia del Terrore di Memorial, dietro decine e decine di edifici molto ravvicinati tra loro si nasconde un passato lugubre all’insegna della repressione e delle stragi.
Lubyanka 2, gli uffici e la prigione
Questo austero edificio neobarocco, ottenuto dall’unione di due edifici separati dalla via Malaya Lubyanka, dagli anni ’30 in poi ha subito importanti ampliamenti a causa di un “carico di lavoro” sempre più alto. In un ex hotel nel cortile del palazzo, dal 1920, è stata istituita la Prigione Interna della Lubyanka, che negli anni ’40 conteneva oltre 500 persone, e che oggi è la mensa degli impiegati FSB che lavorano nell’edificio. Il dettaglio, quando l’ho sentito, mi ha suscitato un senso di nausea.
Tra il 1934 il 1938 l’NKVD (i servizi segreti “figli” della CheKa) ha arrestato oltre 24mila persone, di cui molte uccise direttamente negli interni del complesso. Anche alcuni famosi dissidenti, come il poeta Osip Mandel’shtam e Aleksandr Solzhenitsyn, sono stati detenuti lì. I russi amano raccontare leggende (molto fantasiose) sull’esistenza di una metropolitana segreta e antiatomica proprio sotto la Lubyanka, in grado di evacuare i massimi capi in caso di emergenza. E visto il timore che incute l’edificio da fuori…
Da questo primo palazzo, che era il cuore pulsante dell’area commerciale, e da altri nelle immediate vicinanze, la presenza dei servizi segreti (dalla VCheKa dei primi mesi al più famoso KGB) ha iniziato a capillarizzarsi e ad espandersi con grande rapidità, impossessandosi di un numero esagerato di edifici storici in cui sono state uccise, e non solo negli anni del Grande Terrore (1937-1938), decine di migliaia di persone – di cui oltre 30.000 nel biennio più duro. Tra le vittime c’erano non solo dissidenti politici e figure religiose, ma anche molti civili residenti nel quartiere e la quasi totalità della popolazione polacca che viveva proprio lì dietro.
Lubyanka 11


Proseguendo lungo la Bol’shaya Lubyanka, al numero 11 e all’angolo col Varsonof’evsky pereulok, c’è un altro terribile edificio, da fuori un elegantissimo palazzo del centro di Mosca color verdino, con una targa commemorativa di Dzerzhinsky. È lì in realtà che la VCheKa ha collocato il suo primo apparato centrale, a partire dal 1918. Nel cortile di quel bel palazzo sono state fucilate tra le 10.000 e i 15.000 persone solo durante il Grande Terrore. I residenti dei palazzi circostanti lo chiamavano “il garage delle esecuzioni”, anche se i cechisti cercavano di coprire gli spari dei fucili lasciando acceso il motore dei camion parcheggiati. Sempre nello stesso edificio aveva sede il Laboratorio X, dove il dott. Mayranovsky sperimentava i suoi veleni sui condannati a morte.
La PKK e il Pompolit
Non lontano dal quartier generale della VCheKa si insediarono prima la Croce Rossa Politica (PKK) e poi il Pompolit, cioè l’ufficio di aiuto ai prigionieri politici, dove i familiari aspettavano in interminabili code di avere notizie dai loro cari arrestati, o cercavano di portar loro dei soldi, che potevano essere trasferiti nella prigione in Lubyanka 2. Il Pompolit, finché non venne chiuso nel 1937, svolse un’azione fondamentale di raccolta dati sugli arrestati, di supporto fisico e morale ai prigionieri e di recapito delle lettere dei loro familiari, che venivano smistate qui anche se loro erano già stati esiliati o mandati alle isole Solovetsky, dove nel 1923 fu aperto il primo Gulag.
Il quartiere intorno alla Lubyanka

Nelle vie circostanti lo spiazzo della Lubyanka sorgevano altri edifici importanti in cui avevano sede uffici, commissariati, il Komsomol (la gioventù del partito), l’hotel per i cechisti e i membri del Comintern in viaggio a Mosca – il luogo perfetto per arrestarli, se necessario. E ancora dormitori per i dipendenti della polizia segreta, tribunali, l’Unione degli Atei e supermercati speciali, come il Gastronom n°40 (sulla Myasnitskaya), dove i membri potevano ricevere razioni speciali di cibo.
Molte chiese vennero depredate, distrutte e il loro clero fucilato, altre furono trasformate in campi di detenzione, come il Monastero Rozhdestvenka, per prigionieri polacchi – le suore che non vollero lasciare il monastero vennero mandate alle Isole Solovki. Altre chiese furono svuotate e riconvertite ad altri usi, come la chiesa polacca sul Milyutinski pereulok, e lo stesso accadde alla Sinagoga della Lubyanka, il cui rabbino fu arrestato durante le purghe staliniane.
Un’altra importante organizzazione nei paraggi era la Croce Rossa Polacca, una delle poche legalmente autorizzate ad aiutare ostaggi e prigionieri polacchi, che riuscì a salvare rimpatriando in Polonia ben un milione e centomila polacchi. Altre istituzioni della comunità polacca, come la Biblioteca o le organizzazioni per il lavoro, vennero smantellate sotto il Grande Terrore.
Durante l’Unione Sovietica la presenza dei servizi segreti nel quartiere della Lubyanka era molto più pervasiva di quello che ci sembra oggi, e, soprattutto, raggiunse la sua capillarità a spese dei residenti. Il biennio del Grande Terrore cancellò definitivamente le ultime tracce di cultura polacca nel quartiere ed eliminò anche gran parte della presenza religiosa ortodossa, cattolica ed ebraica.
La piazza Lubyanka ha ospitato e ospita dei fortissimi simboli legati sia alla repressione politica sia alla commemorazione delle vittime. Proprio al centro della piazza e di fronte al palazzo centrale, nel 1958 venne eretta la statua di Felix Dzerzhinsky, il fondatore della CheKa. Ma il 22 agosto 1991, pochi mesi prima della caduta ufficiale dell’URSS, la statua venne rimossa con una gru sotto gli applausi di una folla festante – e poi più tardi spostata al Muzeon Park, oltre la Moscova, di fianco alla Nuova Galleria Tret’yakovskaya.
Sempre lì, non lontano dalla vecchia statua di Dzerzhinsky, dal 1990 c’è una pietra delle Isole Solovki, portata dal Mar Bianco, 65° parallelo Nord, per chiedere che fosse istituita una giornata in commemorazione delle vittime della repressione politica, e collocata proprio sotto gli occhi del simbolo della repressione politica sovietica. Dove oggi abita l’FSB.
Info e link utili
Memorial conduce tour storici totalmente gratuiti e le guide non accettano mance o donazioni. I loro tour sono prevalentemente in russo, ma l’unico tour in inglese (quello di cui ho parlato) viene svolto abbastanza di frequente. Controllate la sezione “Ekskursii” sul loro sito. L’accuratezza storica e la precisione fanno di questo tour un qualcosa di unico, nemmeno lontanamente comparabile a un communist tour turistico.
Il loro profilo Instagram topos.memo.ru pubblica bellissime foto e storie interessanti sul passato degli edifici storici di Mosca. Le didascalie sono in russo, ma il traduttore di Instagram funziona discretamente.
Il sito izi.Travel pubblica audioguide, racconti e mappe con itinerari a tema interattivi per tutta la città di Mosca, tra cui alcuni simili a quello di cui vi ho parlato oggi. Il sito è disponibile anche in inglese, ma gli itinerari sono quasi tutti in russo (in inglese ci sono solo i più famosi sul Cremlino e su alcuni musei). Rimane comunque una risorsa incredibile!
Se invece cercate itinerari turistici per il centro di Mosca in italiano, provate a dare un occhio alle mie mappe personali pubblicate in questo post.
Altrimenti, per leggere qualcosa sulla Russia di oggi, in questo post trovate i consigli miei e della community di Pain de Route.
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2 commenti
Libera
Ottima descrizione di una realtà tragica.
Eleonora
grazie, Libera ♥ mi piange il cuore a rileggere questo articolo, che sembra provenire da un’altra era geologica, ma dove in un certo senso tante cose erano già chiare e limpide allora. Ora Memorial Russia non esiste più. Risorgerà!