Viaggio in Israele, Palestina e Giordania: itinerario di 18 giorni

Scritto da Eleonora

Prima di partire ero sicura che non avrei scritto niente sul mio viaggio in Israele, Giordania e Palestina. Perché non ne sapevo (e non ne so) abbastanza, perché ero partita così stanca che speravo che potesse essere, finalmente, più una vacanza che un viaggio.

Ma la verità è che in una terra che trasuda così tanta storia e così travagliata è impossibile non lasciarsi coinvolgere emotivamente e fisicamente dagli eventi. Mi avete chiesto in tantissimi di scrivere qualcosa, di farvi avere le mie impressioni. Non vi nascondo che ne sono lusingata, ma credo stiate sovrastimando il valore della mia opinione. In ogni caso alla fine qualcosa ho scritto: spero non vi deluda. Vi racconto il giro che ho fatto in due settimane e cosa ho visto: giusto un’infarinatura un po’ superficiale del mio viaggio da sola in Israele. La differenza in questo viaggio l’ha fatta una persona (anzi, due persone più due gatti d’eccezione) e qualche altro piccolo incontro: ho avuto la fortuna di avere una ospite-guida d’eccezione, Sigal, a cui ho potuto fare anche le domande più delicate, e da cui ho sempre ricevuto risposte molto acute.

Per ora questo è quanto. Un abbraccio e grazie per la fiducia e il sostegno.

Ele

Itinerario in Israele e Giordania in 2 settimane

Il mio itinerario in Israele e Giordania non è stato molto logico, ma c’è da dire che il Paese è più piccolo della Lombardia e si gira agevolmente e in poco tempo, le distanze sono brevissime se avrete Tel Aviv o Gerusalemme come base, per cui non è stato fondamentale organizzare tutto in maniera iper razionale: mi sono lasciata un po’ portare dalle circostanze ed è andata bene così. Per di più con un passaporto italiano si passano anche senza problemi e rapidamente tutti i checkpoint israeliani per l’ingresso in Cisgiordania.

1. Tel Aviv (arrivo all’aeroporto Ben Gurion)
2. Tel Aviv
3. Eilat (in aereo low cost da Tel Aviv)
4. Petra, Giordania
5. Petra, Giordania
6. Wadi Rum, Giordania
7. Gerusalemme (Masada e Ein Gedi)
8. Gerusalemme (+ Betlemme, Palestina)
9. Gerusalemme
10. Gerusalemme
11. Gerusalemme (+ Betlemme, Palestina)
12. Haifa
13. Haifa (+ Akko)
14. Gerico, Palestina
15. Gerusalemme (Hebron, Palestina)
16. Gerusalemme
17. Gerusalemme (Masada e Kalia, Mar Morto)
18. Gerusalemme > Tel Aviv, ritorno

Viaggio in Israele e Giordania: cosa vedere

Unire Israele e Giordania in un unico viaggio non è così agevole e sarebbe più sensato dedicare un viaggio intero alla Giordania, dove si passano tranquillamente dieci giorni o due settimane tra paesaggi mozzafiato e siti archeologici bellissimi. Israele e Palestina meritano quei giorni che sottrarreste per andare a Petra. Col senno di poi, lascerei stare la Giordania e il traffico immane di entrarci via Wadi Araba (c’è anche Allenby Bridge a Gerico, ma è decisamente più instabile e decisamente trafficato, perché è l’unica uscita per i palestinesi verso la Giordania) e mi dedicherei solo a Israele e Palestina.

Partite dal presupposto che in Israele, Palestina e Giordania c’è talmente tanta roba da vedere, e di una tale importanza storica e archeologica, che dopo un po’ andrete letteralmente in overdose da cultura. Quindi, se state progettando un viaggio in Israele fai da te, non esagerate a inserire troppe tappe, perché rischiereste di non apprezzare tutto quello che c’è da vedere.

Le ‘grandi mancanze’ al mio itinerario sono state il Mitzpe Ramon, il deserto più famoso di Israele, le Alture del Golan a Nord (che sicuramente vedrò in un prossimo viaggio, magari con un’auto noleggiata) e i siti archeologici del Nord come Beit She’arim, Beit She’an e Megido.

Semplicemente, dopo aver visto Petra e il Wadi Rum, volevo cambiare ambiente e non mi andava di vedere un altro deserto (per quanto il deserto israeliano sia molto diverso). Le alture del Golan sono difficili da girare con i mezzi pubblici, richiedevano più tempo e affittare un’auto da sola mi veniva a costare troppo. I siti archeologici del Nord invece sono facili da raggiungere ma, appunto, ero un po’ in overdose da cultura, specialmente dopo aver visto l’Israel Museum, Petra e Gerusalemme.

Tel Aviv (2 giorni)

Praticamente tutti i viaggiatori, volenti o nolenti, dovranno passare dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Consiglio di visitare Tel Aviv come prima tappa, perché per quanto mi sia piaciuta moltissimo, se la tenete alla fine del vostro tour rischierebbe di passare in secondo piano di fronte alla magnificenza di Gerusalemme e di altre bellezze storiche e naturalistiche. Tel Aviv mi è piaciuta perché è una città molto piacevole, giovanissima (ho faticato a vedere over35 per le strade), molto verde, con architetture bizzarre, belle spiagge e un museo d’arte di tutto rispetto. Si gira facilmente a piedi in un paio di giorni.

Da non perdere: Carmel Market (più bello di quello di Gerusalemme, secondo me), città vecchia di Giaffa, Rothschild Boulevard, l’architettura bauhaus (che adoro) da piazza Dizengoff in giù, i quartieri di Neve Tzedek e Florentin, pieni di belle villette fiorite e grattacieli immensi, la spiaggia, Tel Aviv Museum of Art (bellissimo).

Trascurabili: il mercato delle pulci di Giaffa, minuscolo e un po’ anonimo.

Eilat (1 giorno)

Di Eilat ho visto più russi ubriachi piangere al telefono “tesoro, ti prego, perdonami, io ti aaamo” che altro. La città non ha assolutamente alcuna attrattiva, e il Mar Rosso è più bello dal lato giordano o da quello egiziano. Insomma, è più un agglomerato di case brutte con un clima infernale che una vera tappa. Ho dormito a Eilat una notte solo per poter entrare in Giordania il giorno dopo: il vantaggio è che il confine Wadi Araba è a una manciata di km dal centro città. Da usare solo come base per entrare in Giordania o in Egitto, gli alloggi a Eilat sono più economici della media di Israele.

Ho scritto quest’altro post con i consigli per andare a Petra da Eilat.

Petra e Wadi Rum, Giordania (3 giorni)

Raccontarvi quant’è magnifica Petra in così poche righe sarebbe un delitto. È uno dei luoghi più turistici del mondo, è cara, è affollata, ma vale ogni sforzo e ogni centesimo speso per visitarla. Il Wadi Rum è anche un must se state esplorando il sud della Giordania (non avevo tempo di visitare anche il Nord), perché è praticamente di strada tra Aqaba e Petra. È un deserto roccioso veramente suggestivo, dai colori insoliti, che ricorda vagamente i deserti americani come la Monument Valley. L’esperienza con guide beduine è molto carina e non troppo ‘turistica’ nel senso spregiativo del termine. Dormire nel deserto è anche una bella esperienza da non mancare: già che siete lì! Potete partecipare alle escursioni a Petra da Ammam proposte da Civitatis, vi lascio il link qui.

Ho scritto un post separato con i miei consigli per visitare Petra.

Masada e il Mar Morto (1 giorno, x2)

Tornando in autostop dalla Giordania sono finita in auto con due ragazze francesi che volevano visitare Masada e il Mar Morto: un’ottima idea! Masada è un sito archeologico posto in cima ad un’altura che si affaccia sulla valle del Mar Morto, rivelandovi tutta l’energia primordiale che si sprigiona dalla fossa più bassa della terra emersa. Masada (a volte scritto anche Mazada e Mezada) riveste anche un’importanza quasi spirituale per il popolo ebraico, perché è il luogo simbolo della resistenza ebraica all’invasione romana, dove la comunità che resisteva all’assedio in cima alla fortezza ha preferito il suicidio collettivo alla resa. Molto toccante e organizzato benissimo (c’è pure l’acqua potabile in cima!), si può salire in funivia o a piedi lungo due diversi sentieri, ma non sottovalutate il sole e il caldo infernale. Se avete una macchina, dovreste salirci in cima all’alba. A questo proposito, vi consiglio di guardare su questo sito, DiscoverCars, per trovare un’auto a noleggio a prezzi convenienti.

Sul Mar Morto invece ci sarebbero millemila cose da dire: prima di tutto che è un luogo abbastanza pericoloso dove non c’è molto da scherzare. La maggior parte della costa non è accessibile per rischio pit holes, cioè delle voragini che d’improvviso si aprono sotto i vostri piedi a causa del sale, di cui è fatta la costa, sciolto da torrenti sotterranei. Un tratto di strada vicino a Ein Gedi è sprofondato proprio così. Poi, che l’acqua in sé è pericolosa proprio perché satura di sale: non volete assaggiarla (brucia da morire), né che vi finisca negli occhi, mentre se la bevete probabilmente l’idea migliore è andare in ospedale il prima possibile. Per bagnarsi galleggiando nelle famose acque sature di sale l’unica opzione percorribile, se non conoscete bene la zona, è andare negli stabilimenti balneari a pagamento (molto cari), dove però ci sono anche docce di acqua dolce per risciacquarvi (tenersi il sale addosso è una bella sofferenza!).

Di certo è un’esperienza da fare perché unica al mondo, ma in sé il Mar Morto è un po’ una latrina viscida piena di turisti. La famosa Spa di Ein Gedi mi è sembrata decadente, la spiaggia di Kalya invece era più viva e godibile. A Ein Bokek invece ci sono albergoni e turismo russo costruiti sulla spiaggia, ma almeno le docce sono gratuite ed è più facile immergersi. Se cercate un’esperienza insolita e non turistica, Sigal mi ha consigliato le pozze di acqua calda vicino a Qumran, dove però non ci sono docce. Se invece volete solo pucciarvi per provare l’esperienza ma senza spendere soldi, probabilmente Ein Bokek è l’opzione migliore. I fanghi del mar morto si trovano dovunque sott’acqua e non c’è bisogno di comprarli.

Cosa vedere in Palestina: Betlemme (1 giorno, x2)

Betlemme è l’opzione più facile e accessibile se volete vedere la realtà della Palestina ma avete poco tempo. Si trova a una decina di km da Gerusalemme e, benché non sia rappresentativa della totalità della situazione palestinese, sarà comunque un bel pugno nello stomaco che vi darà da riflettere. I luoghi sacri per il cristianesimo (chiesa della natività, grotta del latte etc.) sono belli ma invasi dal peggior turismo russo e italiano molesto, per cui vi consiglio di visitarli lontano dagli orari di punta; la città vecchia di Betlemme è suggestiva e vivace per via del mercato, ma è il muro alto 8m più 1m di filo spinato ciò che non dimenticherete mai per il resto della vostra vita. Coperto in molti punti di graffiti, fra cui alcuni molto famosi di Banksy, è particolarmente scioccante nel punto in cui circonda una casa di due piani, abitata da arabi cristiani, per tre lati su quattro (è dal lato opposto del muro rispetto al Walled Off Hotel). In generale, però, è l’idea che ci siano persone che vedono quella roba oscena ogni giorno, e il cui diritto ad abitare la città, a spostarsi liberamente nelle proprie terre e ad uscire da lì sia fortemente limitato da Israele, quando non direttamente impossibile.

Da visitare anche il Walled Off Hotel di Banksy, con annessi museo e galleria (gratuita).

Un posto dove andare per dissetarvi con una birra Sheperd perdendovi tra le verdi colline palestinesi è il Jala Jungle, ma serve un’auto per arrivarci.

Viaggio in Israele: Gerusalemme (8 notti)

Più tempo passavo a Gerusalemme più mi rendevo conto che non mi sarebbe bastata una vita per conoscerla per intero. Nonostante i molti giorni passati a gironzolare per la città, non sono riuscita a fare e vedere tutto quello che volevo, un po’ perché Gerusalemme è una città che richiede tempi e meditazioni fuori dal normale, un po’ perché gli orari dei siti da visitare sono spesso molto ridotti, per cui è difficile riuscire a “incastrare” tutto. Quello che ha fatto la differenza per me, a Gerusalemme, è stato avere un punto di riferimento a cui fare qualsiasi domanda e chiedere tutte le possibili informazioni, da che diavolo posso fare durante Shabbat a ma come fanno gli ebrei ortodossi ad avere dei ricciolini così perfettamente scolpiti (spoiler risposta: ci sono delle creme arriccianti apposta!). Ho avuto la fortuna di essere stata ospite di un’amica italiana e israeliana, che vive a Gerusalemme da alcuni anni con suo marito. La sua impeccabile conoscenza dell’ebraico, della storia di Israele, della cultura ebraica ashkenazita (dei suoi nonni) e il suo impegno sociale e politico per la pace tra Palestina e Israele mi hanno mi hanno aperto un mondo e fatto apprezzare letteralmente ogni pietra calpestata a Gerusalemme.

Di questa città così oltre qualsiasi canone standard, così ultraterrena anche per chi non crede, spero di riuscire a parlare in un post separato. L’assenza di barriere fisiche (ma quelle invisibili ci sono eccome) tra la Gerusalemme ebraica e Gerusalemme Est, araba, la rende un luogo delicato e unico. Col vostro look da turisti e il passaporto italiano sarete liberi di fluttuare da un mondo all’altro come osservatori neutrali, non sempre e non dovunque benvenuti, ma di certo intoccabili. Lo status di stupido turista in Israele e Palestina è quasi una fortuna, anche se ci condanna all’essere irrimediabilmente estranei e distaccati.

Il consiglio migliore che mi sento di darvi per visitare Gerusalemme è di cercare di starci il più possibile, di modo da avere tempo di tornare in certi luoghi per osservare come cambiano di giorno in giorno, di ora in ora. Gerusalemme secondo me merita almeno 3 giorni pieni, ma standoci anche due settimane non troverete tempo di annoiarvi. Al solito consiglio anche di cercare ospitalità tramite CouchSurfing: avere qualcuno che vive lì a cui fare domande, specialmente in questo contesto, darà un valore inestimabile al vostro viaggio. Gerusalemme tra l’altro si trova in una posizione così centrale e ben collegata che è perfetta come base per esplorare il resto del Paese.

Il secondo consiglio che vi voglio dare è di fare almeno un Free Walking Tour a Gerusalemme, per avere un minimo di coordinate storiche della città e partire con un po’ più di orientamento all’esplorazione da soli.

Haifa e Akko (2 giorni)

Su consiglio di Sigal mi sono spinta un po’ a Nord e devo dire che è stata un’ottima idea. Il Nord ha un clima molto diverso dal resto del Paese, sia meteorologicamente sia umananamente. Spensieratissimo, rilassato, pieno di gente cordiale e accogliente (qualità rare a Tel Aviv e Gerusalemme) e davvero verdissimo. Avrei voluto spingermi fin sulle alture del Golan ma senza un’auto e con poco tempo sarebbe stata un po’ una toccata e fuga. Ho fatto base a Haifa per due notti al German Colony Hostel, a due passi dal quartiere della Colonia Tedesca di Haifa. Se Tel Aviv ha un’atmosfera californiana irresistibile ma a tratti un po’ troppo hipster, Haifa ha un volto più umano e autentico, oltre che una posizione geografica letteralmente mozzafiato (il Monte Carmelo è una specie di parete verticale ricoperta di vegetazione pluviale da cui scivolano i meravigliosi giardini Baha’i). Da Haifa è un attimo arrivare in treno ad Akko, la famosa cittadella crociata che noi conosciamo come San Giovanni d’Acri. Nella città nuova, di squallidi condomini anni ’70, vivono gli ebrei; all’interno delle (bellissime) mura ottomane, invece, vivono gli arabi, tra splendide moschee, chiese crociate e vicoli strettissimi. Si gira in un pomeriggio, i treni tra Haifa e Akko sono frequenti ed efficienti. Per Haifa serve invece almeno un giorno intero, ma anche due giorni vanno bene se volete fare un po’ di spiaggia.

La stazione dei bus Egged (ce ne sono varie, ma Merkazit è la principale) è molto fuori mano, ma i bus circolari come il numero 1 vi collegano al centro in un attimo. I biglietti si comprano alle macchinette delle fermate e si convalidano sulla banchina prima di salire sull’autobus. I controllori sono super frequenti in Israele e visto il costo della vita non rischierei una multa.

Impressionante passare in autostrada lungo il confine con la Cisgiordania tra Haifa e Gerusalemme, vedendo le case ammassate una sopra l’altra e le immense bandiere palestinesi in risposta a quelle, altrettanto grosse, israeliane poste sul confine.

Viaggi in Palestina: Gerico (1 giorno)

Ho scelto di andare a Gerico perché volevo vedere i lati più diversi della Cisgiordania negli ultimi giorni prima della partenza. Da Haifa ho fatto mille trasbordi in autobus per poi ritrovarmi in mezzo al nulla a Mitzpe Yericho, che significa vista su Gerico, ed è una colonia israeliana in Cisgiordania a circa 12km da Gerico città. Da lì in poi ho dovuto autostoppare perché dopo un’ora sotto il sole nel deserto non passavano taxi collettivi palestinesi (quelli gialli). Ma di questa storia, e di come sono arrivata viva a Gerico, vi racconterò un’altra volta.

Gerico è la città più difficile tra le tre che ho visto in Palestina. Vanta però, oltre a un clima infernale (d’estate si sfiorano i 60 gradi centigradi), il record di città più bassa della Terra (a -250m slm) e alcuni siti archeologici di rilevanza mondiale: Tell es-Sultan, l’antica Gerico, di cui si hanno tracce risalenti al 18.000 a.C. e abitata stabilmente fin dal 10.500 a.C., e che divenne celebre per la sua distruzione violentissima a opera di Giosuè (1250 a.C. ca.); il magnifico palazzo del califfo omayyade Hisham, distrutto da un terremoto, ma con resti ben visibili e soprattutto mosaici mozzafiato; il monastero greco ortodosso addossato al Monte della Tentazione (30′ a piedi da Gerico Nord) e molti altri siti di scavi archeologici (come il Palazzo di Erode) o di importanza religiosa (come il Sicomoro dell’incontro tra Cristo e Zaccheo). Vale la visita per la posizione, per il valore storico e archeologico della città e per avere una visione diversa da Betlemme sulla vita in Cisgiordania.

Vi consiglio caldamente di prendere un tour per girare Gerico, perché partendo da Gerusalemme è veramente difficile raggiungere la città se non con un taxi privato. A questo punto cogliete due piccioni con una fava. I tour di Civitatis sono in italiano e prenotabili online.

Hebron (un pomeriggio)

Avevo deciso che non sarei andata a Hebron perché non me la sentivo di fare la turista con sofferenza degli altri, ma poi ho sentito quasi un dovere morale di vedere quella che senza dubbio è la situazione più estrema e assurda di tutta la Cisgiordania. Se c’è una cosa, forse una sola, che ho capito da questo viaggio in Israele, è che è che le situazioni sul territorio sono diversissime, ciascuna con le sue peculiarità. Betlemme non è Hebron né Gerico né Gaza né Gerusalemme Est.

Grazie a due fidatissimi lettori di Pain de Route ho avuto il contatto di Abdallah Maraka, una guida veramente in gamba (loro due non si conoscono, ma mi hanno consigliato la stessa persona! E colgo l’occasione per ringraziare Carlo e Teresa, che tra l’altro ha un blog adorabile) che mi ha accompagnato per le strade di Hebron, città della Cisgiordania molto grande e storicamente prospera, di forte importante religiosa sia per i musulmani sia per gli ebrei, poiché ospita le tombe dei Patriarchi e una serie di altri siti sacri. La tensione tra i due gruppi religiosi a Hebron è antica, ma si è inasprita a partire 1968, quando gruppi di coloni hanno occupato alcuni palazzi e creato insediamenti permanenti nel centro storico. A prescindere dai fatti storici che non tratterò in questo post, Hebron è una visione scioccante anche per il turista meno informato. Le strade del centro sono divise in settori segregati, aperti solo a una delle due parti rispettivamente. Molte case e strade sono protette da grate metalliche per proteggere le persone dalle sassate e dalla spazzatura gettata dai coloni che vivono ai piani più alti. Ci sono torri di avvistamento e telecamere in ogni strada.

Una cosa che continuavo a pensare era di quanto fossi grata di essere solo una stupida turista, che poteva passare, come un fantasma, da un settore all’altro, senza subire alcun controllo, interrogatorio o umiliazione. Cosa che invece Abdallah ha subito sotto i miei occhi. È stato orribile anche solo assistere per dieci minuti alle intimidazioni e all’umiliazione fisica e psicologica che Abdallah ha subito per assolutamente nessun motivo. Non oso immaginare cosa debbano vivere gli abitanti palestinesi di Hebron ogni giorno.

Una visita molto forte che di certo non è per tutti. Indispensabile andare con una guida e capire che si è in un luogo di fortissime tensioni, dove non c’è da scherzare. Ci si arriva da Gerusalemme con i bus Egged, che fermano nel settore israeliano, oppure con i taxi condivisi palestinesi, che fermano nel settore arabo.

Organizzare un viaggio in Israele, Palestina e Giordania: i trasporti

I mezzi di trasporto sono economici ed efficienti, in generale organizzare un itinerario in Israele e Giordania è facile perché i trasporti sono buoni. Per Israele e colonie in Cisgiordania usate i bus verdi di Egged, prenotando in stazione o direttamente sul bus, ma vi consiglio di fare la carta Egged (si chiama Rav Kav) che vi farà risparmiare molti soldi se lo userete per almeno 2 o 3 tragitti. La carta Egged è nominativa e con foto, è gratuita e si fa nelle stazioni principali Egged. È una sorta di prepagata su cui caricate i soldi che vi vengono scalati ad ogni viaggio con Egged o con qualsiasi compagnia di trasporti urbani: quindi vale anche sulla tramvia di Gerusalemme, in metro a Haifa, sugli autobus di Tel Aviv e così via. Ogni tot soldi caricati te ne regalano il 20%.

Per la Palestina invece non si capisce niente, ma dovete fidarvi ciecamente di quello che dice la gente in strada. Bene o male tutti parlano inglese e ci si capisce. I taxi gialli collettivi (circa 7 posti) non hanno dei veri e propri orari, non sempre sono diretti, ma fidatevi che arriverete a destinazione. L’unica cosa è che sperare di fermarli in mezzo alla strada non è un’ottima idea perché spesso sono pieni e non c’è posto per chi sale a metà del tragitto.

Il vero problema di trasporti è in Giordania, dove oltre alle auto con driver e ai taxi c’è davvero ben poco. Una compagnia privata gestisce autobus che collegano Petra, Aqaba e Wadi Rum ai siti e alle città più popolari, ma di solito c’è un bus al giorno che parte all’alba (tra le 5 e le 7.30, non più tardi). Se lo perdete siete a piedi. Prenotatelo assolutamente la sera prima tramite il vostro ostello/alloggio, almeno non avrete sorprese e vi passeranno a prendere dove alloggiate. Sono molto economici. Se invece trovate altri viaggiatori con cui condividere un taxi le cifre saranno ragionevoli. In alternativa, invece, potreste provare l’autostop (ma non in mezzo al deserto!).

Per oggi è tutto: se avete altri dubbi sono sempre felice di rispondere ai vostri commenti.

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Ele

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2 commenti

  • Tel Aviv e Gerusalemme sono il mio più grande “conto in sospeso” quando si tratta di viaggi (volo prenotato, alberghi confermati e… niente, non siamo partiti). Ma prima o poi ci sarà un’altra occasione! Comunque ti capisco quando dici che non eri sicura di volerne scrivere, perché quando avevo iniziato a leggere delle cose prima della (falsa) partenza mi ero lasciata prendere dallo sconforto, pensando che mai e poi mai sarei riuscita a farmi un’idea chiara.
    Il tuo programma poi è davvero intenso. Affidarsi a qualcuno del posto mi sembra un’ottima idea per capire meglio la situazione. Ti scriverò di sicuro quando riuscirò a riorganizzare.
    Buona giornata ❤️

    • A

      Cara Silvia, mi ero dimenticata di rispondere al tuo dolcissimo commento. Mi dispiace tanto che non siate più partiti. Immagino fosse un po’ perché la situazione laggiù è spesso tesa, un po’ perché magari eravate incasinati voi. Gerusalemme sta sempre lì, Tel Aviv pure. Non preoccuparti 🙂
      La situazione è sconfortante, sì. Più passi tempo là dentro più ti rendi conto della paranoia generale, della complessità, delle sfumature e delle differenze che ci sono da paese a paese, che rendono ancora più difficile l’avere un’idea chiara e lampante generale (per me, è impossibile). In un paio d’ore di viaggio puoi passare da spiagge californiane spensierate a spiagge californiane coi bunker antimissili costruiti sotto, fino a agglomerati urbani cinti da muri altissimi bordati di filo spinato o valli depresse sommerse di spazzatura. Non è la bellezza di questa terra, ma è di certo quello che la rende costantemente interessante: c’è ogni singola declinazione umana, ogni possibile situazione, tutto.
      In generale il paese si gira benissimo in autonomia, ma nelle zone più delicate una guida o un locale con cui girare fa decisamente la differenza (a Hebron soprattutto, ma anche a Betlemme andrebbe bene). Aspetto un tuo messaggio!
      A presto♥
      Ele

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