Appunti da un viaggio in Ucraina da sola. In treno tra Kiev, Lviv e Odessa

Pubblicato il 29 Giugno 2017
Viaggio in Ucraina Lviv Kiev Odessa in treno

Scritto da Eleonora

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Un anno dopo, ho deciso di ripescare i piccoli post che pubblicavo su Facebook dal mio viaggio in Ucraina, mentre dormivo sui treni a lunga percorrenza tra le tre città principali del paese, la vibrante capitale Kiev, Lviv, la perla dell’Ovest ai piedi dei Carpazi, e Odessa, il grande porto sul Mar Nero.

Se stai cercando motivazione per un viaggio in Ucraina da sola o un po’ di ispirazione esteuropea, questo è il post giusto. Se stai cercando info più pratiche sul come organizzare itinerari, cosa vedere e come prenotare i treni, ti consiglio di leggere quest’altro post.

Viaggio in Ucraina da Kiev a Lviv. Di incontri e di emigranti

viaggio in Ucraina in treno

Qui Pain de Route, passo.
Treno notturno a lunga percorrenza numero 143, da Kiev Pasadzirskij a Ivano-Frankivsk, Ucraina occidentale. Fermata: L’viv.

Non ho fatto in tempo a salutare Olga e Anton, i miei compagni di kupe (oggi ci si tratta bene e si viaggia in seconda classe: 10 ore di viaggio per mezza ucraina e un letto comodo per €6.90), che mi hanno già riempita di caramelle, crackers agliati come dio comanda e si sono messi a chiacchierare da bravi classici compagni di cuccetta.
Anton sa addirittura qualche parola di inglese perché è emigrato a New York per otto anni.

“But New York for young people! Pffff. I – old”**

Amo i treni ex sovietici. Hanno un arredamento elegante e curato, i bagni interamente di ferro meccanicissimi ti ricordano lo stakanovismo dei prigionieri in Siberia che sono morti per costruirtelo, il samovar e il calore del tè ti portano in un gelido inverno a guardare la povertà da dietro i vetri congelati di un nobile palazzo pietroburghese all’epoca degli zar.

Della splendida Kiev vi ho già parlato. La città, il Pecherska Lavra. Ora è tempo di riposare sul tremolio dei binari e il rombo delle gallerie, in attesa che l’alba mi aspetti alle porte dei Carpazi…

In foto, da sinistra: corridoio di seconda classe con vecchio che guarda fuori dal finestrino in mancanza di lavori in corso; piedi stremati, classico zaino painderoutiano e piano superiore della kupe (la seconda classe dei treni ex sovietici) con gilet sovietico moda Khrušcëv di Anton; cena a base di aglio (condito con patate) e verdura a caso infestata di un’erba maledetta che mettono in ogni maledetto piatto; caramelle di Olga e Anton, splendida cartolina regalatami da Anna (mia amica di Kiev) e lenzuola timbrate e col simbolo delle ferrovie ucraine.

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*permettetemi una nota linguistica sui nomi delle città ucraine che uso in questo blog. Queste città, in italiano, si esprimono nella forma russa (Kiev, Odessa. In ucraino sarebbero Kyiv e Odesa). In italiano, però, Lviv sarebbe Leopoli, che suona decisamente demodé e mi verrebbe più da ricollegarla a Paperopoli che a una città mitteleuropea 😉 Invece di usare la forma russa Lvov in alternativa, ho preferito quella ucraina Lviv.

**un’altra micro-nerdata linguistica. Anton faceva frasi in inglese totalmente senza verbo essere, proprio come avviene di solito in russo e in ucraino (al presente). “Io sono Eleonora” in russo si dice “Я Элеонора”, ya Eleanora, cioè io Eleonora. Da studiosa di linguistica dell’immigrazione, quasi mi commuove vedere che quest’uomo, dopo ben 9 anni di vita a New York, abbia imparato così poco inglese. Probabilmente ha vissuto in una situazione di quasi-ghetto solamente insieme ad ucraini o russi, per cui l’inglese gli risultava del tutto inutile e, una volta rientrato in Ucraina, sicuramente ha smesso di usare quel poco che aveva imparato. Olga, la moglie, capiva qualche parola di inglese ma non era assolutamente in grado di dire nulla.

Da Lviv a Odessa in treno. Sull’essere ucraini

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Qui Pain de Route, passo.
Treno numero 228 in partenza da L’viv. Destinazione: Odessa.

Il treno macina chilometri tagliando i campi di girasoli, le vecchiette si addormentano sui cruciverba e io è da questa mattina che non riesco a togliermi un pensiero dalla testa.

“Victoria*, c’è una cosa che non ho capito. Se nell’Est del paese c’è della gente che parla russo dalla nascita, è ortodossa, mangia borš
č, patate, šašlik, beve kvas ed è somaticamente indistinguibile dai russi, perché si definisce ucraina? Cosa significa essere ucraini?
“In realtà non lo so. Siamo ucraini perché siamo nati in Ucraina, tutto qui. Specialmente chi è nato dopo l’indipendenza.”

*Victoria era la mia fantastica ospite CouchSurfing a Lviv.

Esco a camminare. Non sono affatto convinta. Questa cosa delle differenze etniche è un vero casino che non mi torna proprio. Anzi, che non mi è quasi tornato mai.

Ma! Mi chiedo. Qual è la differenza più evidente tra un russo e un ucraino?

Mi viene da dire che gli innamorati si baciano con più libertà nelle metropolitane. Che gli uomini fanno scivolare le mani grandi sulle schiene delle loro donne senza pudore, accarezzandone la pelle sotto i vestiti estivi, coloratissimi come quelli russi – ma senza fiori.

Torno indietro, a casa.
“Victoria, in realtà la domanda di prima era sbagliata. Le categorie sono sbagliate. Sono scolastiche, ottocentesche, oltre che pericolose. Non ha senso etichettare i popoli per religione, tratti somatici, lingua, tradizioni. Altrimenti non esisterebbero i canadesi o gli australiani…”

Victoria mi sorride. “Siamo ucraini perché siamo cresciuti in Ucraina, abbiamo fatto le scuole qui e abbiamo partecipato alla vita del paese. È dove ti senti di appartenere
“Allora va bene. Credo di aver capito”

Sono uscita di nuovo, più leggera, senza il peso del rimuginare. Lviv è bellissima. Lo dico un po’ sottovoce, ma per me è la più bella città esteuropea. Piena d’aria fresca e vento, la gente spensierata esce al sole nelle piazze e nelle strade, nei mercati, nei parchi. Edifici neogotici, elegantissimi, classici o colorati. Imperdibile in un viaggio in Ucraina.

Ho dodici ore di treno terza classe, caldo e mal di piedi per riordinare i pensieri in testa prima che sia mare e aria calda e umida, carica di voci, rumori e sale.

I campi di girasole fuggono dalle cornici dei finestrini, il sole si abbassa sulla grande pianura gialla di grano, pannocchie, fieno, e io mi rannicchio nel mio minuscolo lettino ad aspettare che sia buio…

Alla prossima!
Ele

Vi consiglio un libro sull’Ucraina: L’ultimo amore di Baba Dunja di Alina Bronsky (2016), un libriccino minuscolo che che parla di un’ex infermiera, ormai bàbushka, che decide spontaneamente di tornare a vivere nella zona di esclusione intorno a Chernobyl. Uno dei libri più teneri che abbia mai letto, perfetto per capire il mondo degli anziani nell’ex URSS e le conseguenze dell’incidente nucleare più famoso del mondo da una prospettiva davvero insolita.
Su Amazon, Libraccio, Feltrinelli e Mondadori Store. Circa 13€

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3 commenti

  • Grazie del bellissimo post. Ho deciso di visitare le tre città a settembre. Atterrerei a Chisinau , trasferimento a Odessa poi Kiev, poi Lviv, con partenza da Cracovia visitata anni fa’.
    Sei bravissima complimenti per il tuo blog.
    Che la gioia ti perseguiti

    Evelina

    • A

      Ciao Evelina, grazie di cuore del tuo augurio bellissimo. Ricambio e ti abbraccio forte, buon viaggio in quest’Ucraina splendida e tutta da scoprire. Sono davvero “fiera” che tu vada a fare un viaggio laggiù.
      A presto!
      Ele

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